I campi sono senza diserbanti: corvi e piccioni devastano le semine

Udine, dopo il caso della moria delle api mais e girasole rischiano di andare distrutti già adesso. Il Comitato spontaneo intenzionato a chiedere i danni

UDINE. Oltre al danno la beffa. Gli agricoltori friulani, dopo essere finiti al centro dell’inchiesta per la morìa delle api a causa dell’utilizzo “incontrollato” del Mesurol 500 Fs, hanno iniziato a seminare il mais e il girasole non conciati, con la conseguenza che interi campi sono stati predati da piccioni e corvi.

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Un’emergenza nell’emergenza, che ha spinto il Comitato spontaneo degli agricoltori, terzisti, conduttori e proprietari della terra a riunirsi per trovare una linea comune di azione.

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«Dopo la decisione del tribunale del riesame – ha spiegato Renato Zampa, che insieme a Ferruccio Saro sta portando avanti questa battaglia – ci saremmo aspettati che si venisse a creare una moratoria dell’indagine, senza procedere con ulteriori sequestri di terreni.

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Invece si va avanti con azioni intimidatorie nei confronti degli agricoltori, che non si fidano più a utilizzare le semine conciate, nonostante i prodotti in commercio siano autorizzati, per paura di essere incriminati. Il risultato è la distruzione di interi raccolti».

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Proprio per evitare gli attacchi di corvi e piccioni alle sementi si utilizza il Mesurol, che trattandosi di un repellente, tiene lontane queste specie senza danneggiarne lo stato di salute.

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Pavia di Udine 27 Marzo 2018. Arnie, api ed apicoltore. © Foto Petrussi

«Gli agricoltori si stanno preparando a chiedere i danni alla Regione – anticipa Ennio Benedetti, presidente della Cia Fvg, anche lui al fianco del Comitato spontaneo – e si prevedono migliaia di richieste per la mancata semina, il mancato raccolto e la risemina. L’esborso per l’ente pubblico potrebbe essere milionario».

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Da qui nasce l’appello alla Procura della Repubblica di Udine: «Serve una moratoria per far cessare questa “caccia alle streghe” – aggiungono Zampa e Saro – anche per non trovarsi di fronte a possibili reazioni sociali, come già anticipato al prefetto dalle organizzazioni sindacali nel corso di un recente incontro.

L’altro appello che facciamo è rivolto alle istituzioni regionali, affinché mettano mano all’ente che doveva assistere sotto il profilo tecnico e formativo gli agricoltori, e cioè l’Ersa. Una realtà che si è dimostrata carente, non avendo più alcun rapporto né con gli agricoltori né con il territorio, come dimostrano le ultime direttive emanate, totalmente fuorvianti rispetto alla situazione reale».

Il Comitato non vuole puntare il dito contro l’Ersa, ma contro la politica che negli ultimi anni l’ha svuotata di competenze, relegando in un angolo il comparto primario del Friuli Venezia Giulia.

«Chiediamo alla Regione di riappropriarsi del proprio ruolo politico e istituzionale in tema di agricoltura, facendosi promotrice di un incontro urgente con i capigruppo in Consiglio – afferma Benedetti –. Lo chiediamo al presidente Piero Mauro Zanin, che ha dimostrato il proprio interesse partecipando alla manifestazione di via Sabbadini.

Vanno individuate al più presto azioni amministrative e legislative da mettere in atto per far uscire gli operatori agricoli dall’impasse in cui si trovano». Chiude così Zampa: «La Regione deve guidarci verso un nuovo sviluppo del settore». —


 

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