Chi li ha visti? Quegli ottantasei friulani svaniti nel nulla

UDINE. Svaniti nel nulla, senza lasciare traccia. Il piccolo esercito degli scomparsi si ingrossa ogni anno di più, anche in Friuli, dove i numeri spiegano bene l’entità del fenomeno.
Dal 1974 a oggi le denunce di scomparsa nella nostra provincia – secondo i dati in possesso del ministero dell’Interno – sono state ben 4.785.
Le ricerche hanno consentito di ritrovare 3.945 persone. Sono dunque ancora 842 i casi senza risposta.
Bisogna però chiarire che 756 di questi riguardano gli stranieri, che nella quasi totalità in realtà si trasferiscono senza darne comunicazione ufficiale o – come nel caso dei minorenni – sfuggono al controllo degli istituti ai quali sono affidati per dirigersi altrove, per ricongiungersi alle famiglie o, fatto più preoccupante, per seguire qualcuno che potrebbe però inserirli nei circuiti della criminalità e dello sfruttamento.
Tirate le somme, i casi senza risposta che riguardano gli italiani sono dunque 86. Una lunga scia ancora avvolta nel mistero. Le spiegazioni possono essere le più varie: allontanamenti volontari (la categoria più numerosa), disgrazie, azioni criminali.
Da anni, visto l’allarme sociale originato da questi casi angoscianti, il Governo ha creato una struttura specializzata che fa riferimento alla figura del Commissario straordinario per le persone scomparse.
Questo ufficio ha dato nuovi impulsi e una organizzazione precisa alle ricerche, a partire dall’obbligatorietà dell’avvio immediato delle ricerche.
I risultati sono incoraggianti, visto che ora la percentuale delle persone ritrovate è piuttosto elevata, aggirandosi – a livello nazionale – attorno all’80 per cento.
Le attività di coordinamento sono affidate alle Prefetture e alle Procure.
Le relazioni ufficiali del Commissario straordinario mettono in evidenza due fenomeni che ultimamente si stanno diffondendo.
Ossia quelli della scomparsa volontaria di persone finite in gravissime difficoltà economiche e di soggetti anziani colpiti da malattie che provocano disorientamento, come l’Alzheimer.
Meno frequenti in termini numerici, ma decisamente preoccupanti sono pure le scomparse di donne che subiscono violenza.
Due terzi di queste vengono ritrovate, ma di altre si perdono le tracce. Si tratta nella maggioranza di minorenni straniere o di donne vittime di femminicidi.
Sono realtà che anche in Friuli – seppure in misura minore rispetto ad altre zone d’Italia – si stanno verificando sempre più spesso.
La crisi economica, in particolare, sta facendo saltare come mai in un recente passato alcuni equilibri.
Lo stesso Commissario sottolinea nella sua ultima relazione al Governo.
«La crisi della coesione sociale, la difficoltà dei governi di garantire la copertura economica e la protezione sociale delle famiglie stanno pesantemente influenzando i comportamenti delle persone.
Molte scomparse si sono successivamente rivelate vere e proprie fughe dai creditori, dal disagio economico che sfociano nella depressione e nella patologia psichica.
Sono difatti in aumento i casi di giovani inoccupati che non trovano di meglio che abbandonarsi alla strada, se non addirittura all’autodistruzione».
Si sta cercando anche di dare una risposta ai casi frequenti delle scomparse di persone malate di Alzheimer. Una soluzione ora in fase di sperimentazione è quella della “localizzazione satellitare” di questi soggetti deboli.
Si tratta di un sistema che si fonda sulla fornitura di apparati Gps che vengono forniti agli stessi malati (un apparecchio può essere facilmente sistemato con una catenina al collo) e sul coordinamento con un centro di controllo.
Le prime sperimentazioni hanno dato risultati molto positivi con anziani ritrovati in breve tempo. Forse tutto questo avrebbe evitato anche nella nostra provincia tanti casi di persone sparite e ritrovate senza vita ad alcuni chilometri dal punto in cui si erano perse.
Un ulteriore capitolo – che anche in Friuli diventa di attuaslità visto il fenomeno dell’immigrazione – è quello dei cadaveri non identificati, legato soprattutto alla morte di stranieri senza documenti che hanno perso la vita nel corso dei viaggi della disperazione.
In Friuli Venezia Giulia questi corpi non identificati – secondo gli ultimi dati a disposizione – sono dieci.
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