L’appello del procuratore: "Casi da segnalare subito"

Udine, il pm De Nicolo sottolinea l’importanza di far scattare la macchina delle ricerche. I casi a rischio: imprenditori in crisi, donne maltrattate, minorenni in difficoltà
Udine 14 Settembre 2015 indagine nas sauvignon © Petrussi Foto Press TURCO MASSIMO
Udine 14 Settembre 2015 indagine nas sauvignon © Petrussi Foto Press TURCO MASSIMO

UDINE. Non c’è tempo da perdere. Non ci sono situazioni da sottovalutare. Appena sorge il dubbio che una persona non sia più rintracciabile ci si deve rivolgere alle forze dell’ordine che per legge fanno scattare subito le ricerche.

In caso di scomparsa le prime ore sono quelle fondamentali e se la macchina dei soccorsi si muove tempestivamente ci sono forti probabilità di ritrovare la persona di cui si sono perse le tracce.

A differenza del passato, ora possono entrare subito in azione non solo le forze di polizia specializzate, ma anche altri organismi ben radicati a livello locale come la protezione civile o altre associazioni di volontariato.

A confermare l’importanza dei tempi di intervento è il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo.

Procuratore, dalla sua esperienza ritiene che i cittadini siano ormai abituati a segnalare subito la scomparsa di familiari e persone care oppure c’è ancora ritardo nella denuncia?

«Non sempre ci sono segnalazioni immediate e dunque rinnovo l’invito a tutti i cittadini a rivolgersi con fiducia alle forze del’ordine. Ci sono persone e strutture specializzate in grado di intervenire quando qualcuno non dà più notizie di sé».

Anche perché quando una persona è disperata può essere pericolosa anche per gli altri.

«Certo. Uno scomparso può essere vittima di reati, ma anche diventare autore di reati. Chi attraversa un momento difficile è pronto a tutto. Le forze di polizia sanno come agire per evitare il peggio. Inoltre c’è un aspetto particolare che non tutti colgono nei casi delle persone che hanno problemi psicologici».

Quale?

«Se si perdono le tracce di una persona, per esempio, malata di Alzheimer c’è anche il rischio di dover accusare chi ne aveva la custodia: bisogna infatti valutare il reato di abbandono di incapace. Stesso discorso per chi ha la responsabilità di un minore di 14 anni».

Questo profilo forse non è noto a tutti.

«È un aspetto che si sottovaluta. Dunque ribadisco: è importante avvisare subito le forze dell’ordine, che sanno anche valutare la possibilità che lo scomparso tenti addirittura il suicidio».

Ultimamente queste situazioni particolarmente drammatiche si verificano nei casi di imprenditori in gravi difficoltà.

«Si, purtroppo in questi ultimi anni sta capitando più frequentemente. In Friuli non ci sono ancora molti allarmi di questo tipo, ma nella mia esperienza di magistrato in Veneto ho dovuto riscontrare molti casi di imprenditori che si vergognavano per le difficoltà in cui era finita la loro azienda. Non sopportavano il peso di non riuscire più a pagare gli stipendi. Avevano un forte senso di colpa e finivano per scegliere la strada del suicidio».

Anche nei loro confronti bisognava intervenire in tempo.

«Per evitare la tragedia serve un allertamento immediato delle forze di polizia da parte dei familiari o dei colleghi dell’azienda. Queste persone sono purtroppo pronte a tutto, si sentono un peso per il mondo. Nell’ipotesi migliore scelgono di sparire, di cambiare città, vagano per le stazioni, non si fanno più sentire nemmeno dai familiari.

A questo proposito risulta determinante la ricerca che sono in grado di attuare le forze dell’ordine. Si possono utilizzare le telecamere, le foto possono essere rapidamente trasmesse in tutta Italia via Internet. Ci sono, insomma, gli strumenti per intervenire e per evitare il peggio».

In Friuli, vista la posizione geografica, è invece molto frequente che gli stranieri minorenni si allontanino dagli istituti a cui vengono affidati. Che cosa si fa per sottrarli a possibili circuiti criminali come quelli dello sfruttamento sessuale o dell’accattonaggio?

«Sì, la zona di confine può spingere i ragazzi a tentare di cercare fortuna all’estero o di raggiungere altrove i nuclei familiari di appartenenza. Ma ci sono rischi per un minorenne che si muove da solo.

Ne siamo consci. Devo dire però che la collaborazione che abbiamo instaurato con le polizie della Carinzia e della Slovenia è molto buona. Siamo costantemente in contatto e devo dire che i colleghi di oltreconfine sono in grado di rintracciare i minorenni che fanno perdere le loro tracce».

Questi ragazzini potrebbero però finire nelle mani sbagliate e non necessariamente all’estero.

«I minorenni che arrivano qui senza il riferimento di una famiglia possono purtroppo essere preda della criminalità organizzata, finendo in una sorta di girone infernale. Anche per evitare il peggio è il caso di intervenire subito, appena si perdono le tracce dei ragazzi. Appena scappano dagli istituti».

E per quanto riguarda i minorenni italiani?

«Il discorso è diverso. Le scomparse dei ragazzi italiani sono spesso riconducibili a un gesto dimostrativo. Questi giovani vogliono mettere in difficoltà le famiglie dopo qualche controversia. In altri casi le “fughe” sono riconducibili a delusioni scolastiche o sentimentali. Anche in queste circostanze è fondamentale rivolgersi immediatamente alle autorità, visto che i “colpi di testa” potrebbero provocare conseguenze gravi».

Le forze di polizia possono contare su strumenti efficaci per intercettare i giovanissimi?

«Effettivamente la possibilità di esaminare le tracce lasciate dai cellulari o sui social network facilita il compito degli investigatori che possono eseguire ricerche molto precise e approfondite che non sono alla portata dei genitori. Tutto ciò senza escludere l’attività investigativa tradizionale che viene comunque svolta».

Un’altra categoria che sembra essere diventata ancora più a rischio rispetto al passato è quella delle donne. La loro scomparsa ora fa temere il peggio, visti i numerosi casi di femminicidio.

«È vero, anche se devo sottolineare che malauguratamente sono spesso le stesse vittime a sottovalutare la situazione. Molte donne in un primo momento trovano la forza di rivolgersi a polizia o carabinieri per segnalare le violenze subite dal partner, ma poi ritirano la denuncia.

Dicono di voler dare un’altra possibilità al loro compagno. Questo è purtroppo un errore. Dalla mia esperienza devo dire che difficilmente queste situazioni si ricompongono. Quando si decide di uscire di casa per proteggersi da un marito violento è bene non tornare più indietro.

Vorrei incoraggiare le donne vittime di violenza a riporre fiducia nella magistratura, nelle forze dell’ordine e nelle strutture sociali che possono garantire protezione ed evitare il peggio».

Il ministero dell’Interno, nella sua ultima relazione sulle persone scomparse, ha riservato un capitolo all’importanza del rapporto con i media per condurre le ricerche. Ritiene che in Friuli questo rapporto sia già maturo?

«In effetti i media possono costituire un importante supporto per le indagini e le ricerche. In particolare giornali, televisioni e social network possono allertare i cosiddetti testimoni inconsapevoli».

Cioé?

«Si tratta di cittadini che guardando una foto sul giornale o una trasmissione televisiva possono accorgersi della presenza in zona di qualcuno che altrimenti non avrebbe attirato la loro attenzione. Si moltiplicano così le possibilità di ricevere segnalazioni tempestive che riguardano gli scomparsi, anche a molti chilometri di distanza».

Dunque l’appello ai cittadini è quello di avere fiducia negli inquirenti e di non perdere tempo nella segnalazione di persone scomparse.

«Meglio raccogliere qualche denuncia che si rivela infondata piuttosto che perdere minuti, ore o addirittura giorni preziosi per le ricerche».

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