Renzi in Friuli: «Friulani tosti e operosi, adesso aiutate il Paese»

UDINE. La riduzione progressiva delle tasse, la ripresa dei consumi, il rilancio dell’ottimismo, l’orgoglio nazionale, la necessità di remare insieme per l’interesse del Paese ancorché ognuno con le sue idee: una serie di ricette per fare l’Italia più forte.
Le elenca Matteo l’ottimista , che si prende per mano il Giovanni da Udine e lo inchioda a ripensare al recente passato, quando «non ero nemmeno candidato e adesso sono primo ministro», al presente («i risultati sono il segno più forte e più bello che possiamo ripartire») e al futuro che si limita a far cessare al 2018.
«Vorrei che tra due anni e mezzo quando si andrà a votare - argomenta in chiusura del comizio - comunque la si pensi, ognuno di noi possa dire: anch’io ho fatto qualcosa per il mio Paese. Noi siamo un laboratorio e non un museo. Solo così potremo essere il Paese più forte del mondo».
Ottimista. Motivatore. Dispensatore di certezze. Ma anche convinto che l’Italia ha svoltato. E dal Friuli rilancia orgoglioso il taglio delle tasse come snodo di questa virata che sta facendo uscire il Paese dalle secche mortifere della crisi.
In barba ai gufi, ai quali «diciamo che i risultati ci sono. Dopo anni con il segno meno, quest’anno il Pil sarà allo 0,9 per cento: è ancora poco rispetto a quello che deve fare l’Italia, perciò non dico che le cose stanno andando bene ma stanno andando meglio».
E, a proposito di gufi, invita la platea a seguire un breve video che nel quale il leader pentastellato, Beppe Grillo (che Renzi liquida come «insigne intellettuale»), veniva ripreso nel suo soliloquio contro l’Expo che, aveva assicurato l’ex comico, non sarebbe mai decollato.
«L’altro giorno - ironizza Renzi - è stato staccato il ventimilionesimo biglietto per Expo...». Il compito della politica - affonda - non è dividersi, ma trovare il bene comune. L’esempio è l’Expo, che vorrei fosse un modello da seguire. Se qualcuno ce l’ha col governo, se la prenda col governo, non con l’Italia».
Già, guai ad accontentarsi. Ma guai anche ad ostinarsi nel pessimismo oppure nello spaccare il capello in quattro. «Oggi - osserva - sui giornali la discussione è “Renzi abbassa le tasse. È di destra o di sinistra”»? Per il premier è un approccio «surreale», perché «qui non stiamo parlando di quanto fa un partito, ma di quanto fa il governo. Abbassare le tasse è giusto» e quindi «non è di destra o di sinistra».
Il premier si ferma un attimo, poi insiste. Spiega che il mondo sta arrancando nel mentrre l’Italia è riparita. Ma non basta ancora: «In due anni dobbiamo restituire fiducia alle persone» e questo sarà possibile «intervenendo non soltanto sulla spesa pubblica ma mantenendo fede a una promessa. Se cioè diciamo che le tasse vanno abbassate, l’impegno va mantenuto».
Ma il taglio delle tasse non si fa soltanto con l’abolizione dell’Imu, dell’Irap e dalla Tarsi. «Per la prima volta - precisa - si fa una lotta all’evasione fiscale con strumenti innovativi come lo split Payment, che porta un aumento del gettito del 4,6 per cento. I veri strumenti sono l’incrocio delle banche dati, l’utilizzzo dei big data. Soltanto con un fisco 2.0 potremo combattere davvero l’evasione fiscale».
E in ogni caso ci tiene a precisare che la misura più importante della legge di stabilità non è il calo delle tasse o il super-ammortamento che «pure sono importanti, ma le risorse per 500 nuovi posti di lavoro per i professionisti della cultura».
Non si ferma, Renzi. E passa con disinvoltura da un argomento all’altro a volte senza una specifica connessione giacché il fil rouge è sempre il suo desiderio di trasmettere fiducia e ottimismo, di andare oltre la cultura manichea, di superare gli steccati della politica, di lasciare da parte - per un attimo almeno - le proprie idee. Sì, Renzi chiede a tutti una tregua politica.
«Il dibattito di questi anni - argomenta - troppo spesso è stato uno scontro tra fazioni, tra componenti di partito, dove ognuna voleva distruggere l’altra. Lo affermo da segretario. Ma c’è un momento in cui prima di tutto viene l’Italia e il compito prima di dividersi è quello di trovare il bene comune».
E non a caso ricorda che «la musichetta di alcuni talk show era sempre la stessa e cioè che va tutto male. Mi chiedo se non sia il caso di mettere fine alle polemiche».
Insomma, siamo un grande Paese e l’Italia deve essere una superpotenza non militare, ma culturale» e allora bisogna smetterla «di pensare che il mondo ci guardi con gli occhi tristi, come invece facciamo noi».
L’appello a dare uno stop alle polemiche per i prossimi due anni è rivolto ovviamente anche alla «operosa e tosta gente del Friuli Venezia Giulia», due anni in cui c’è bisogno di «restituire fiducia ai cittadini e in cui la politica faccia la sua parte. C’è ancora tempo per gridare l’orgoglio nazionale di fronte all’Ue.
«Leggo che Renzi alza la voce con l’Europa. No, dico una cosa molto semplice: dobbiamo smettere di considerare l’Europa la maestrina con la penna rossa e blu. Non è la matrigna degli incubi - manda a dire -, ma la figlia dei sogni degli italiani. Oggi l’Europa rischia di diventare soltanto un inganno burocratico ma l’abbiamo creata noi, è nostra e non la lasciamo ad altri».
Soltanto a margine dell’incontro al teatrone dà l’annuncio ufficiale: 11, 12 e 13 dicembre sono le date della prossima Leopolda, la tradizionale kermesse di Firenze. Lo annuncia in un breve video postato da un simpatizzante su Twitter.
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