Cinque cubi di neve conservati da febbraio: ecco la pista da sci in Carnia più forte di Covid e meteo
Il centro biathlon di Forni Avoltri aperto: con gli impianti chiusi per pandemia è un’àncora di salvezza per i talenti azzurri

Ecco la pista da sci in Carnia pi�� forte di Covid e meteo
FORNI AVOLTRI. I carnici più forti del Covid, delle bizze del meteo che non ha ancora mandato la neve. Volete una dimostrazione? Guardate le foto, perché causa zona arancione alla Carnia Arena di Piani di Luzza non si può andare, a meno che non si abbia talento sugli sci e con la carabina e si faccia parte del gruppo di atleti nazionali.
Quelli, grazie a un paio di sognatori e alla concretezza tipica della gente di quassù, li abbiamo visti ieri allenarsi di buona lena nello storico impianto riferimento regionale per gli sport della neve da 25 anni.

Sì, l’ex sindaco e ora assessore allo sport Emanuele Ferrari, il “padre” di quello che è uno dei tre centri federali per il biathlon in Italia, ha deciso alla fine dello scorso inverno prima del lockdown, di tentare l’impossibile. Più o meno come provare a centrare il bersaglio a 150 metri dopo aver imbracciato solo una volta la carabina del biathlon. Conservare, come fanno in Scandinavia o qui in Italia a Livigno, la neve da un inverno all’altro, per poi utilizzarla come base per la pista da sci in attesa che il meteo faccia il suo dovere.
«Missione impossibile o quasi ai mille metri di quota di Piani di Luzza - spiega l’ex fondista nel giro della nazionale a inizio anni ’80 –. In paese in tanti mi aspettavano al varco. Invece...». Ferrari, i volontari della Monte Coglians, la società sportiva del paese e un paio di ditte locali hanno raccolto in due cumuli oltre 5.500 metri cubi di neve, poi li hanno coperti con venti centimetri di cippato e ancora con i grandi teloni utilizzati per salvaguardare le parti più a rischio dei ghiacciai. Risultato? Nessuno ha deriso in paese Ferrari e volontari perché da alcuni giorni le promesse dello sci di fondo e del biathlon della regione, ma anche di Veneto e Lombardia passando per l’Alto Adige, culla dello sci per eccellenza, si allenano nei due chilometri di tracciato preparati al centro federale grazie a quella neve.
«Di quei 5.500 metri cubi – spiega fiero il presidente della Monte Coglians, Primo Del Fabbro – oltre i due terzi hanno resistito all’estate e così ora possiamo aprire, in sicurezza, a decine di atleti. Altri arriveranno da Asiago, altri sono venuti qui a sciare dalla val Venosta».
In Italia al momento sono tre gli impianti che possono restare aperti perché hanno neve e, in quanto Centri federali, pure la deroga del Governo ad accogliere in sicurezza e col necessario distanziamento gli allenamenti degli atleti di interesse nazionale.

Insomma, senza “i visionari” carnici la stagione agonistica di centinaia di ragazzi sarebbe a rischio.
Ieri pomeriggio le tute azzurre della Nazionale si sprecavano su e giù in quei due chilometri di pista e al poligono. C’erano anche Ilaria e Sara Scattolo, 16 e 17 anni, azzurre del biathlon, originarie del Comelico ma trasferitesi in Carnia con la famiglia per amore di sci stretti e carabina. Il loro tecnico, il sappadino Daniele Piller Roner, spara sicuro: «Alle Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026 ci saranno». Daniele Cappellari, azzurro del biathlon di Forni di Sopra ci sfreccia accanto, poi si ferma per una foto: «Senza questa sarei dovuto andare ad allenarmi a Livigno o in Austria, ma col virus ...».
Il visionario Ferrari ha vinto e annuncia: «In febbraio raddoppieremo il cumulo: 10 mila metri cubi». Sperando che la neve arrivi e che il virus se ne vada.
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