«Fu destino»: Buttrio, 50 anni fa la promozione decisa da una monetina

Nella stagione 1974/75 lo spareggio con la Pro Romans finì ai supplementari: il lancio dell’arbitro regalò all’Us Buttrio il salto in Prima categoria

Timothy Dissegna
I giocatori titolari del Buttrio in una foto storica
I giocatori titolari del Buttrio in una foto storica

Una stagione intera decisa dal destino. Dal lancio di una monetina, per la precisione. Un semplice gesto capace di far trattenere il fiato per secondi che diventano interminabili, dopo i quali chi sarà baciato dalla fortuna potrà esplodere in un urlo di gioia. Proprio come quello a cui si lasciarono andare i giocatori dell’Us Buttrio calcio 50 anni fa, quando capirono che erano proprio loro i campioni della Seconda categoria 1974/75. Quell’anno, infatti, l’ultimo atto del campionato si giocò sul terreno neutro di Palmanova, tra i buttriesti allenati da Mario Degrassi e la Pro Romans, dopo aver completato i gironi di andata e ritorno a pari punti.

Lo spareggio

Una situazione che oggi sarebbe risolta osservando vari criteri (differenze reti, scontri diretti e altro ancora) ma che allora dovette richiedere un’ulteriore partita per incoronare il vincitore. In palio, il salto in Prima categoria, che per i viola fu la prima, storica promozione. Non bastarono 90 minuti né i supplementari, però, per sancire definitivamente chi fosse la formazione più forte di quell’annata.

Dopo i supplementari

«Giocammo quella gara nel campo sportivo appena realizzato – ricorda Roberto Pitassi, noto a tutti come “Pio”, portiere di quella rosa – e ci eravamo bloccati sull’1 a 1. In quel periodo non c’erano i rigori, passammo quindi al lancio della monetina da parte dell’arbitro». L’episodio ricalca uno ben più noto successo sette anni prima, nella semifinale degli Europei del 1968 quando l’Italia superò l’Unione sovietica.

Un campionato conteso

Ritornando alla partita nella città stellata, «in quell’occasione il capitano era Alberto Gatto (al posto di Alessandro Lavaroni, ndr) – prosegue Pitassi – e al primo lancio, riuscì a prenderla al volo chiedendo all’arbitro di fare un secondo tentativo». Una mossa che si rivelerà determinante, tentando nuovamente di far uscire croce dal sorteggio. E così fu. «Quello fu un campionato tosto – ricorda ancora l’ex numero uno – con squadre che erano veramente forti. Fu conteso fino all’ultima giornata. Io giocai 24 gare tra i pali, ma a volte venivo schierato anche attaccante e tiravo pure i rigori».

Mister Degrassi

A guidare quei ragazzi c’era il già citato Degrassi, una vecchia conoscenza della Serie A avendoci militato come giocatore con la Triestina a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Originario di Monfalcone, aveva poi calcato i campi delle categorie nazionali minori, in particolare a Potenza dove rimase anche come allenatore.

Una nuova ripartenza

Chiusa quell’esperienza in panchina in serie C, Degrassi decise di ritornare in Friuli. A Buttrio trovò lavoro alla Danieli, potendo coltivare la passione per il pallone con il club locale, e nel ‘74/’75 trovò Piatassi, Modesti e Sicuro in porta; in difesa Lavaroni, De Bernardo e Zuccolo; a centrocampo Gatto, Segatto, Bibalo, Duri, Daminato, Buttazzi, Lavaroni; infine, in attacco Morganti, Riolo, Apandro, Minugutti e Braida.

50 anni dopo

«L’ultima rimpatriata l’abbiamo fatta qualche anno fa», ricorda Pitassi. In ogni caso, quel pomeriggio di maggio è sempre rimasto nella memoria collettiva di chi era presente in campo o sugli spalti, non potendo non trattenere ancora adesso il respiro per un istante mentre la mente ritorna a quella monetina che vibra in cielo, prima di scivolare nel vuoto.

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