Uccide la compagna, l'infermiere confessa: "Aurelia mi ha aggredito, io l'ho colpita una sola volta. Poi blackout"

PORDENONE. «Sono stato aggredito fisicamente dalla mia compagna mentre ci trovavamo in camera da letto. È anche comparso un coltello, con cui ha cercato di colpirmi. Ne è nata una colluttazione, durante la quale ho afferrato l'arma e l'ho colpita una sola volta, al collo. Lei è caduta a terra e io sono uscito dalla stanza in stato di choc».

È la ricostruzione di quanto sarebbe accaduto la notte scorsa nell'abitazione di Roveredo in Piano fatta da Giuseppe Forciniti, che ha ucciso la compagna Aurelia Laurenti, 32 anni.

L'uomo ha fornito la sua personale versione dei fatti nel corso dell'interrogatorio di fronte al sostituto procuratore di Pordenone Federico Facchin. Il litigio, come dichiarato dall'infermiere, è iniziato intorno alle 23 in camera da letto. Ci sarebbe stato prima un tira e molla con il coltello e poi un solo colpo fatale per la donna.

Gli inquirenti hanno trovato sul corpo di Aurelia otto colpi tra il collo e il volto. Il faccia a faccia con gli investigatori è stato caratterizzato da numerose pause in cui l'uomo ha detto di essere sconvolto e ha pianto a più riprese. Forciniti ha indicato in quale cassonetto, poco distante dall'abitazione, trovare l'arma del delitto. E un coltello, con tracce ematiche, sarebbe stato ritrovato proprio nel punto indicato dall'uomo. Dopo aver colpito la compagna, l'infermiere ha portato i figli da una parente ed è andato in Questura.

Secondo quanto avrebbe detto a inquirenti e investigatori, i rapporti con la compagna erano diventati burrascosi e c'erano liti. I genitori dell'omicida, che si sono messi in viaggio dalla Calabria per raggiungere il Friuli, hanno nominato come avvocato difensore di fiducia Ernesto De Toni, del foro di Padova.

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