Accoltella la compagna di 32 anni, poi si consegna in Questura. L'arma del delitto in un cassonetto: ha colpito otto volte

ROVEREDO IN PIANO. Si è presentato in Questura, con le mani insanguinate e con dei tagli, dicendo di aver avuto una colluttazione con un ladro. Invece Giuseppe Forciniti, infermiere di 33 anni, aveva ucciso la compagna dopo un litigio. L'arma, un coltello da cucina, secondo quanto si apprende da fonti investigative, è stata gettata in un cassonetto dei rifiuti.

Il medico legale: otto coltellate sul corpo della vittima
Gli inquirenti che indagano sul femminicidio di Pordenone non nascondono profondi dubbi sulla ricostruzione data da Giuseppe Forciniti, anche perché l'ammissione di aver colpito una sola volta al collo la moglie non collide con le prime risultanze del medico legale, che ha accertato almeno 8 fendenti, quasi tutti profondi, alla testa e al volto della vittima. Nelle prossime ore sarà disposta una perizia anche sull'omicida, che quando si è presentato in Questura a Pordenone - denunciando un primo momento di essere rimasto vittima di una rapina in casa - aveva ancora le mani insanguinate e presentava delle ferite da taglio alle mani.
L'omicida: «Sto vivendo mesi molto duri»
Gli inquirenti hanno poi acquisito le dichiarazioni dell'uomo, infermiere professionale, laureato in Scienze infermieristiche all'Università di Reggio Calabria, che ha lavorato dapprima in una casa di riposo di Pordenone e quindi nell'ospedale cittadino . «Sto vivendo mesi molto duri, lavorando sotto stress nei reparti ospedalieri dedicati ai pazienti Covid -ha detto Giuseppe Forciniti agli investigatori -. La situazione nelle ultime settimane è degenerata, ero esasperato. Ieri sera in camera c'è stata l'ennesima lite e tutto è trasceso» (Qui la sua confessione durante l'interrogatorio)
L'omicidio e la prima versione dei fatti
La vittima è Aurelia Laurenti, ex candidata alle elezioni comunali di San Quirino, di 32 anni, mamma di due figli. Ad accoltellarla, più volte al collo, è stato il compagno, Giuseppe Forciniti che subito dopo aver commesso l'omicidio, è andato in Questura ma fornendo una prima versione dei fatti diversa da quello che era successo.
Gli agenti, infatti, insospettiti dalle mani insanguinate e dal racconto dell'uomo, hanno chiesto chiarimenti: solo a quel punto l'infermiere ha ammesso di aver avuto un litigio con la donna.
L'intervento in casa
Immediato l'intervento degli agenti nella villetta che la coppia condivideva, in via Martin Luther King, a Roveredo. Purtroppo però, all'interno dell'abitazione, la polizia hanno trovato il corpo senza vita di Aurelia ancora a letto.
Sul posto anche il pubblico ministero, Federico Facchin. Forciniti è stato arrestato per omicidio volontario pluriaggravato. Si tratta del secondo femminicidio, dopo quello di Padova, avvenuto a poche ore dalla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro la donna.
L'assassino, che si è costituito in Questura a Pordenone, si chiama Giuseppe Forciniti, ha 33 anni, ed è originario di Cosenza. Si era trasferito in Friuli molti anni fa. Insieme con la compagna era andato a vivere a Roveredo nel 2013, nella villetta dove attorno a mezzanotte è avvenuta la tragedia.
Le testimonianze dei vicini di casa
«Mai un litigio, mai una situazione fuori posto». È quanto sostengono i vicini di casa della donna uccisa la notte scorsa a Roveredo in Piano. «La coppia era affiatata e Aurelia viveva per i suoi due bambini. Era sempre disponibile con tutti, la classica persona perbene. Spesso sentiamo dire che i femminicidi sono tragedie annunciate, magari precedute da liti e denunce, ma in questo caso non c'era alcun segnale in tal senso».
Un'altra conoscente ha invece fatto sapere che negli ultimi tempi la situazione stava mutando: «Nulla di eccezionale, ma il clima sembrava meno idilliaco e qualche discussione era anche nata» (Qui le parole dei vicini di casa)
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