Terremoto Friuli, la visita a Venzone: «Mandi Friûl, mandi furlans»

Mattarella ha ricordato la forza dei cittadini «protagonisti della ricostruzione»
Venzone- Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolge il suo indirizzo di saluto, a fianco il Sindaco di Venzone Aldo Di Bernardo, oggi 6 maggio 2016. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Venzone- Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolge il suo indirizzo di saluto, a fianco il Sindaco di Venzone Aldo Di Bernardo, oggi 6 maggio 2016. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

VENZONE. «Mandi Friûl, mandi furlans». Bastano quattro parole per scaldare i cuori di centinaia di persone accorse in piazza a Venzone. Quattro parole che vengono subite interrotte da uno scroscio di applausi.

Nemmeno il tempo di scendere dall’auto di servizio, percorrere il viale d’accesso al municipio scortato dalle guardie del corpo e dalle forze dell’ordine e piazzarsi davanti al microfono allestito nel centro del paese, e il Presidente della Repubblica Mattarella entra già nel cuore dei friulani. Lui, lo schivo siciliano, si rivolge ala gente in friulano.

Terremoto Friuli, il discorso di Mattarella: Mandi Friuli, mandi furlans

Dà del tu al popolo che lo ha atteso già due ore prima dell’arrivo con le bandierine, assiepato dietro alle transenne e controllato a vista dalla protezione civile, dai vigili del fuoco e dagli alpini.

Dà del tu alla gente anche quando, nel discorso tutto a braccio, esprime «apprezzamento, ammirazione e riconoscenza di tutto il Paese per quello che è stato fatto qui» perchè «voi friulani come cittadini, assieme ai Comuni e alla Regione, siete stati i protagonisti della grande opera di ricostruzione in Friuli».

Mattarella a Gemona

In cinque minuti di discorso il Capo dello Stato esprime tutti i concetti fondamentali di una giornata da lui stesso definita «particolare», ovvero «solidarietà», «ringraziamento e «ricordo», racchiusi in quello slogan post terremoto «Il Friûl al ringrazie e nol dismentee».

Terremoto Friuli, la visita nel duomo ricostruito a Gemona
Gemona 6 maggio 2016. Visita Presidente Mattarella. © Foto Petrussi / Petrussi Diego

«Questo è il giorno in cui si ricordano le numerose vittime che questa terra perse il 6 maggio di 40 anni fa – ha detto –. Un dramma che non si può cancellare, come non si può dimenticare la ricostruzione di un popolo che ha avuto la forza di riprendersi dalla distruzione». Mattarella ha sottolineato che «non si può cancellare il ricordo della devastazione, della distruzione». «Vanno per questo ringraziati – ha aggiunto – i soccorritori e tutti i friulani impegnati nella ricostruzione».

Il Presidente ha, quindi, evidenziato la «determinazione dei friulani» nell’affrontare il dopo sisma, «frutto della cultura, della mentalità e determinazione di questo popolo». Infine ha anche segnalato «la presenza dello Stato, testimoniato da Zamberletti», all’epoca commissario straordinario per la ricostruzione, «perchè attorno ai friulani in quei giorni e nei mesi successivi si sono stretti tutti gli italiani».

«Tanti furono i contributi dalle varie regioni d’Italia – ha sottolineato il Capo dello Stato – ma i veri protagonisti furono i cittadini friulani».

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«È stata una grande ricostruzione – ha concluso Mattarella che ha permesso a queste terre colpite dal sisma a tornare come erano prima». E quindi il saluto ancora in friulano «Ariviodisi», una promessa che è stata salutata dalla gente con l’ennesimo applauso ma anche dal grido di una persona «Bravo Presidente», che ha anticipato il saluto della piazza al Presidente accompagnato dalla banda del paese e dalle majorette.

Davanti al Capo dello Stato in prima fila anche numerosi sindaci della provincia e, tra gli altri, il capogruppo della Camera del Pd, Ettore Rosato, la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che ha sottolineato come «oggi il Friuli abbia mostrato al Presidente della Repubblica una delle fotografie più belle d'Italia», e l’allora commissario straordinario per la ricostruzione, Giuseppe Zamberletti.

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Gemona 6 maggio 2016. Visita Presidente Mattarella. © Foto Petrussi / Petrussi Diego

A portare i saluti di Venzone, è stato il sindaco Fabio Di Bernardo: «È ancora vivo in tutti noi – ha detto il primo cittadino nel suo discorso applaudito dallo stesso Mattarella – il ricordo di un popolo friulano fiero, capace di collaborare in quelle giornate convulse dell’emergenza sperimentando quei moduli operativi che ancor oggi costituiscono i principi fondamentali della Protezione civile. Il sistema di affidare alle autorità più vicine alla gente il compito di allestire le strutture di primo intervento con il supporto dei tecnici preposti si è rivelato vincente.

È su questo presupposto del ruolo fondamentale dei sindaci che si è poi basata anche la ricostruzione giungendo al bellissimo risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Davanti alle numerose rovine, davanti al dolore e alle lacrime dei friulani l’impegno per “evitare che tutto questo potesse succedere di nuovo” ha fatto sì che la prevenzione sia diventata l’asse portante della Protezione Civile. Con il sostegno delle istituzioni che hanno accompagnato questo lungo cammino del popolo friulano si è giunti al traguardo della rinascita».

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Gemona - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dinanzi al Duomo S. Maria Assunta, oggi 6 maggio 2016 (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica) Petrussi

«Ora Venzone guarda al futuro – ha concluso Di Bernardo –. Si lascia ammirare da tutti i turisti che qui si fermano per conoscerne la storia e per vedere con i propri occhi la rinascita del borgo medioevale, che, dallo scorso anno, è diventato uno dei “Borghi più belli d’Italia».

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