Strage di Dacca, l’orrore dalle autopsie: mutilazioni e torture sui corpi degli italiani

Gli esami eseguiti al Policlinico Gemelli hanno stabilito che i terroristi, armati di machete, armi da sparo ed esplosivo, hanno infierito sugli ostaggi. E lo Stato islamico avverte: gli attacchi si ripeteranno. La Procura di Roma chiederà copia dei risultati delle indagini svolte in Asia. Il ministro degli Esteri Gentiloni riferirà sul caso in Senato

ROMA. Una vera mattanza. L’orrore sulle vittime di Dacca è stato marchiato con torture, tagli provocati da armi affilate, probabilmente machete e, non su tutti, anche mutilazioni.

È questo che emerge dalle autopsie eseguite, nell’istituto di medicina legale del policlinico Gemelli di Roma, sulle salme dei nove connazionali uccisi in Bangladesh.

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L’equipe di medici legali, guidati da Vincenzo Pascali e Antonio Oliva, non ha trovato segni di colpi di grazia, anche se alcuni proiettili sono stati recuperati e ora saranno analizzati per risalire al tipo di arma da cui sono stati sparati.

Non mancano sui cadaveri anche tracce di esplosivo. Insomma una morte lenta e atroce quella degli italiani uccisi in Bangladesh. I terroristi hanno infierito sulle loro vittime in modo tale da non farle morire subito.

Il pm romano Francesco Scavo, titolare degli accertamenti, ha firmato il nulla osta per la restituzione delle salme alle famiglie. Nei prossimi giorni saranno celebrati i funerali.

E sulla tragedia di Dacca il ministro per gli Affari Esteri Paolo Gentiloni riferirà giovedì 7 luglio, alle 9.30, nell’Aula del Senato.

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Sul fronte delle indagini appare inevitabile che la procura di Roma chieda, tramite rogatoria internazionale, alle autorità del Bangladesh di avere copia degli atti dell’inchiesta sull’attacco terroristico.

Il pm Scavo, al vaglio del quale c’é anche la possibilità di inviare degli investigatori a Dacca per seguire da vicino le indagini, potrebbe chiedere anche di interrogare il terrorista arrestato e altri soggetti che potrebbero fornire elementi utili per la prosecuzione degli accertamenti.

Intanto Gian Galeazzo Boschetti, scampato alla morte al contrario della moglie Claudia D’Antona, ha ricostruito con i carabinieri del Ros, la dinamica del tragico attacco.

Sentito come testimone, Boschetti, da 22 anni in Bangladesh, ha ribadito di essere sopravvissuto grazie a una telefonata che lo aveva fatto uscire dal locale e di non aver mai avuto sentore che potesse accadere una cosa del genere.

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Ma un nuovo video diffuso dell’Isis su Internet minaccia altri attacchi in Bangladesh. Il filmato mostra tre giovani che parlano bengalese ed elogiano il commando responsabile dell’attacco al caffè a Dacca.

Il video è stato diffuso dal Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste sul web e sarebbe stato girato a Raqqa, la roccaforte dei jihadisti in Siria.

«È stato un assaggio... si ripeterà», dicono i tre nel video. Dei tre, solo uno ha il viso scoperto. Il video inizia con messaggi di propaganda dello Stato islamico e fa un resoconto dei morti provocati finora dai numerosi attacchi terroristici rivendicati dall’Isis.

Compreso quello di Dacca dove hanno perso la vita nove nostri connazionali a causa dell’attacco del commando di jihadisti che venerdì scorso al grido di “Allah Akbar”, Allah è grande, si era barricato all’Holey Artisan Bakery di Dacca con almeno 33 ostaggi.

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Le forze di sicurezza bengalesi hanno assaltato il locale all’alba di sabato e dopo quattro ore di scontro a fuoco nella notte hanno tratto in salvo 13 persone, ma gli altri erano stati evidentemente già trucidati.

«Uccidevano chi non sapeva recitare il corano», ha raccontato un testimone. Una volta dentro il bar ristorante nel quartiere diplomatico della capitale del Bangladesh, le teste di cuoio – un centinaio di uomini del “battaglione di intervento rapido” con blindati – hanno trovato i corpi senza vita di 20 persone.

Sette giapponesi, una studentessa indiana appena 19enne, tre bengalesi – dei quali uno era cittadino americano – e, come noto, 9 italiani.

La Farnesina ha successivamente confermato i nomi delle nove vittime. Oltre ai due friulani Marco Tondat, di Cordovado in provincia di Pordenone, e Cristian Rossi, originario di Reana del Roiale, ma residente a Feletto Umberto, hanno perso la vita Adele Puglisi, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli, Claudio Cappelli e Simona Monti.

Dei sette terroristi del commando, sei sono stati uccisi e uno catturato. Tutti i componenti del commando erano cittadini del Bangladesh provenienti non dagli strati più poveri della società bengalese. Durante le ore di scontro a fuoco sono morti anche due poliziotti locali.

Ed e stato un autentico bagno di sangue considerate le diverse decine di feriti che sono stati successivamente ricoverati negli ospedali della capitale bengalese.

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