Un Far East Film Festival da record: 65 mila spettatori

Baracetti e Bertacche: «Un successo veramente insperato». Si pensa già all’edizione 2026. Tornerà Tony Leung Ka Fai

Gian Paolo Polesini
La consegna dei premi a Sylvia Chang e Tony Leung e Tsui Hark
La consegna dei premi a Sylvia Chang e Tony Leung e Tsui Hark

Certe notti, e anche certe mattine, di traffico al Far East Film Festival ce n’era quasi come sulla Quinta Strada newyorkese. Vien da dire, sul serio: mai un magnifico affollamento come quest’anno.

Spunta un dato preciso sul traguardo dell’edizione 27: ben 65 mila spettatori in sala. «Più di così sarebbe impossibile», chiarisce Thomas Bertacche. E Sabrina Baracetti s’illumina parlando di «coinvolgimento della città. Ci stiamo lavorando da anni su questo, pare che nel 2025 sia accaduto l’insperato.

Il centro di Udine ha finalmente accolto gli spettatori che veleggiavano soltanto in zona Giovanni da Udine. Al di là dei numeri, che contano comunque, la gioia di aver creato una sana mescolanza internazionale è immensa».

Bertacche e Baracetti
Bertacche e Baracetti

Lo si poteva cogliere a occhio nudo senza calcolatrice in mano, dell’aumento del pubblico, intendiamo. Chissà, forse favorito dai ponti e, soprattutto, dalla voglia di viaggiare in Oriente stando comodamente seduti. «Riguardo i film — precisa Baracetti — siamo felici di aver selezionato pellicole che perfettamente hanno inquadrato l’umore del Paese così com’è ora. Abbiamo bisogno noi occidentali di capire a fondo l’estremo Est. Ci siamo interessati del problema dell’aborto nelle Filippine, della decrescita della natalità in molti Paesi asiatici, della crisi della cinematografia sudcoreana e ci siamo pure entusiasmati per il nuovo corso di vita delle donne cinesi».

Uscendo per un nano secondo dal comparto artistico, rimane una doverosa disamina di quello commerciale, non meno decisivo per un festival. «Oltre tremila camere occupate in dieci giorni. È una follia per una cittadina di novantamila anime, se ci pensiamo. Tutto ciò che era possibile prenotare è stato prenotato con anticipo di mesi. C’è chi, prima di andarsene, fissa abitualmente la sua dimora udinese per l’anno successivo», svela Thomas.

A proposito è bene confermare subito la data del Feff 2026, la stessa di quest’anno: ovvero dal 24 aprile al 2 maggio.

Centinaia di accreditati da tutto il mondo piombano sul Friuli con la meticolosità degli uccelli migratori. «Quando arriva Far East Film è come Natale», è il mantra di Giulia Pompili, la giornalista de “Il Fatto” esperta del continente asiatico che non manca una rassegna da alcuni anni. Come, del resto, il grande Federico Buffa, la voce dello sport di Sky.

«Non solo cinesi, coreani, hongkonghesi, filippini e via dicendo, gli uffici preparano il pass per numerose delegazioni canadesi, americane (da New York e da Los Angeles), sudamericane e con la new entry 2025: l’Australia», rivela Sabrina.

Stiamo ancora trenta secondi dentro i numeri, che alla fine di una storia piace sempre conservare. «Sono oltre cento i collaboratori abituali del Feff — e vorrei ricordare con affetto i 27 anni del nostro ufficio stampa — con l’esplosione, quest’anno, dei volontari: 250», racconta Thomas.

Davvero una macchina infernale, che nulla ha a che vedere con il film del 2023 di Andrew Hunt, sia chiaro. Rubiamo un titolo a puro scopo dimostrativo per dare l’idea di che succede di caotico in uno dei festival più asiatici dell’intero Vecchio Continente.

Non tralasciando per nulla al mondo l’importanza del “Focus Asia”, ecco, un dietro le quinte meno appariscente del palcoscenico del Nuovo, forse, ma non per questo trascurabile. Tutt’altro. Anche qui vale il discorso della necessità di confrontare le idee di tutti confidando in un sano amalgama cinematografico. Non so, del tipo: soggetto giapponese, troupe americana, regista inglese. Vi abbiamo reso l’idea?

«Il momento è impegnativo — spiega Thomas - e i segnali dall’universo del cinema inquietano parecchio: pensate che Hollywood sta fatturando il 30 per cento in meno. Un segnale chiaro dal luogo ideale del cinema. Gli incontri servono anche a racimolare intuizioni, chissà, magari da un’ipotesi qualunque potrebbe scaturire un medicamento utile a ripartire con slancio».

Anticipazioni 2026? Sabrina: «Dobbiamo lavorare su alcune modifiche del festival, ma è presto per parlarne. Fra l’altro Tony Leung Ka Fai, uno degli attori mitologici del Novecento, vorrebbe tornare, anche senza film o colleghi da premiare».

Quindi? L’Occidente è l’Oriente come stanno dialogando? «Diciamo che sono gli orientali ad avvicinarsi a noi e non il contrario. Hanno molta curiosità di scoprirci e, almeno qui a Udine, l’abbraccio e l’affetto del pubblico è una garanzia per loro».

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