In Italia le vittime della strage di Dacca, all'aeroporto di Ciampino commozione e lacrime

Ad attendere i feretri anche i familiari di Cristian Rossi e Marco Tondat, i due friulani trucidati dai terroristi insieme con altri sette italiani. Dolore e angoscia quando i parenti si sono avvicinati alle bare. L'omaggio del presidente della Repubblica. Le indagini portano a due arresti. La polizia: ostaggio ucciso per errore

ROMA. Il Boeing 767 dell’Aeronautica Militare tocca terra alle 19, come previsto. Sulla pista dell’aeroporto di Ciampino l’asfalto quasi si scioglie per il caldo.

Pochi metri più in là il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una saletta del 31mo Stormo dell’Aeronautica, sta incontrando i parenti delle vittime della strage di Dacca, 9 uomini e donne sgozzati in un ristorante, vittime della intolleranza religiosa.

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Fra questi anche i friulani Cristian Rossi, 47enne di Feletto Umberto, e Marco Tondat, 39 anni, che abitava a Cordovado. All’aeroporto, ad attendere i feretri, c’erano anche le sorelle di Cristian, Daniela, Gabriella e Cristina Rossi, insieme con la moglie dell’imprenditore, Stefania Collavin.

Con loro il fratello di Marco, Fabio Tondat, un cugino e il sindaco di Cordovado, Francesco Toneguzzo, che ha voluto rimanere vicino alla famiglia del 39enne ucciso nell’attentato di venerdì scorso.

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Dolore e commozione. Mattarella non vuole nessuno se non loro, i familiari, circa 50 persone che per tutta la sera saranno silenziosi e composti.

Il capo dello Stato fa sapere di non volere nessuno attorno in quel momento: anche i collaboratori più stretti sono fuori, ai bordi della pista. Le istituzioni sono rappresentate anche dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni e dal vice ministro Mario Giro.

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L’aereo compie mezzo giro di pista, si posiziona e i familiari possono mettersi lungo la scaletta del terminale. Li raggiunge anche Gianni Boschetti, l’unico sopravvissuto della strage. Si bacia con gli altri, qualcuno cerca di trattenere la prima lacrima.

Attorno all’aereo si dispongono quindi 9 carri funebri, grigio-argento. Si avvicinano a passo d’uomo, mentre un elicottero sorvola la scena. Davanti ai parenti tre sacerdoti: due cappellani militari e il fratello di una delle vittime.

Le operazioni sono delicate, quindi molto lente. Solamente per aprire i portelloni e avvicinare i macchinari ci vogliono circa 20 minuti. Nel frattempo anche Mattarella si è unito a quanti attendono. Sulle teste di tutti tre bandiere: il Tricolore, la bandiera europea e il vessillo del capo dello Stato.

Mattarella ha il volto quasi terreo. Si mette di fianco e non di fronte ai familiari delle vittime mentre, nel silenzio rotto solo dal rumore del motore di un jet in atterraggio, si cominciano a mettere a terra le bare. Il caldo ora è rotto da una leggera brezza.

I feretri sono disposti, due a due, su un enorme montacarichi e quindi deposti, a spalla, nei carri funebri. Sono avvolti nel Tricolore. Quando i carri sfilano davanti alle famiglie, e si dispongono uno a fianco all’altro, i religiosi recitano una preghiera.

Si aprono gli sportelli, le salme vengono benedette una ad una. Poi si avvicina Mattarella: resta ad una certa distanza come ad abbracciare tutti con lo sguardo e china il capo. Pochi secondi, come dire che non è lui al centro di quanto sta accadendo, ma è solo l’uomo che saluta il ritorno in patria delle vittime.

Ora che Mattarella si allontana, si possono avvicinare i parenti, ed è il momento più triste. Ognuno sa già quale sia la bara che contiene il corpo del proprio congiunto: si avvicinano senza esitazione, si piegano sulle bare, le baciano e le abbracciano. Da lontano si sentono i loro singulti.

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I corpi dei nove italiani sono stati poi portati all’istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli per essere riconosciuti dai parenti e per essere sottoposti a una tac da parte del professor Tommaso Tartaglione.

Mercoledì 6 luglio, poi, verranno effettuate le autopsie che il pm Francesco Scavo ha affidato a Vincenzo Pascali e Antonio Oliva.

Un minuto di silenzio alla Camera e al Senato. L’Aula del Senato, in apertura dei lavori, ha ricordato con un minuto di raccoglimento le vittime dell’attentato di Dacca.

Dopo l’intervento del presidente Pietro Grasso, i rappresentanti di ciascun gruppo hanno preso la parola sulla vicenda.

Alla Camera la presidente Boldrini ha espresso la «ferma condanna» per un «atto di barbarie» che non può in alcun modo essere giustificato da «ragioni religiose».

Boldrini ha quindi auspicato una maggiore collaborazione della comunità internazionale per sconfiggere il terrorismo fondamentalista.

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Marco Tondat, una delle vittime dell'attacco a Dacca, in Bangladesh, in una foto tratta da Facebook. +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++ HO - NO SALES - EDITORIAL USE ONLY++

Le indagini portano a due arresti. La polizia del Bangladesh ha arrestato due familiari di Shafiqul Islam Uzzal, uno dei terroristi che hanno compiuto la strage nel ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca.

Si tratta, ha riferito The Daily Star citando fonti di polizia, del padre e del fratello: l’agricoltore 55enne Badiuzzaman Uzzal e l’operaio tessile 32enne Asadul Islam Uzzal.

Sono stati prelevati dalla loro abitazione nel villaggio di Bogra e sono poi stati trasferiti nella capitale.

The Daily Star aggiunge che il loro arresto segue quello, avvenuto domenica, dei genitori di Md Khairul Islam alias Badhan, un altro terrorista ucciso nell’attacco.

Terroristi bengalesi. Cinque dei sei terroristi che sono morti nell’attacco al ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca erano bengalesi appartenenti a gruppi jihadisti locali.

«I loro genitori hanno identificato cinque di loro. Sono tutti cittadini del Bangladesh e membri di noti gruppi terroristi», ha detto in conferenza stampa a Dacca il ministro dell’Interno, Asaduzzaman Khan, citato dal Dhaka Tribune.

Non ha fornito le identità di nessuno dei sei attentatori. Un settimo è sopravvissuto ed è stato arrestato. Nonostante l’azione sia stata rivendicata sia dallo Stato islamico sia da al-Qaeda nel subcontinente indiano, la polizia del Bangladesh ha sostenuto sin dall’inizio che essa sia stata opera di jihadisti locali, cinque dei quali erano ricercati.

Ostaggio ucciso per errore. Intanto la stessa polizia bengalese ha ammesso di aver ucciso anche un ostaggio nel corso del blitz delle forze speciale all’Holey Artisan Bakery.

Saiful Islam, alto ufficiale di polizia di Dacca, ha riferito che Saiful Islam Chowkidar, 40enne pizzaiolo del ristorante, risulta tra le sei persone, cinque delle quali terroristi, uccise durante il blitz che ha posto fine al sequestro degli ostaggi.

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