Natale 2020: shopping fino alle 21, non più di sei a tavola per il "cenone", vacanze sulla neve rimandate. Ecco tutte le mosse anti Covid

UDINE. Natale e Capodanno: due tra le ricorrenze più sentite in assoluto dalla gente. Ma quest’anno c’è il Covid 19, il virus che ha incrinato tutte le certezze della nostra società. Tra l’altro l’Italia e il Friuli stanno appena adesso riuscendo a frenare l’incremento di contagi e di vittime e quindi, quando mancano appena 26 giorni al Natale, non è possibile tornare subito alla vita “di prima”, come ribadiscono medici ed esperti. Ecco dunque che il Governo sta predisponendo una serie di misure che dovranno essere rispettate durante le festività.
- Coprifuoco e shopping
Nel prossimo Dpcm (sarà firmato la prossima settimana) dovrebbe rimanere per tutte le Regioni il coprifuoco dalle 22 alle 6 del mattino. Sembra non essere passata, al momento, la linea di un coprifuoco più permissivo per le vigilie delle feste maggiori, Natale e Capodanno. Rispetto ai tradizionali cenoni, non essendo possibile imporre obblighi nei luoghi privati, non si esclude che ci si limiti a raccomandazioni: non più di sei a tavola è l’indicazione di massima degli ultimi giorni.
Naturalmente i commensali “consigliati” sono i parenti stretti e i conviventi, nessun altro, nè amici, nè i lontani cugini o le prozie che si vedono, appunto, nelle grandi occasioni. Per favorire lo shopping natalizio si pensa ad allungare gli orari dei negozi in zona gialla fino alle 21, purché però questo permetta di rispettare il coprifuoco che scatta alle 22. Per le altre zone, invece, dovrebbero rimanere in vigore le regole dei “colori”, con i negozi chiusi nelle rosse.
Per quanto riguarda invece i ristoranti nelle zone gialle dovrebbe rimanere la chiusura alle 18, con blocco totale però a Natale e Santo Stefano. Passando alle regioni arancioni (attualmente il Fvg è in questa area) e rosse, bar e ristoranti dovrebbero rimanere chiusi tutto il giorno.
- Gli spostamenti tra regioni
Quello dei viaggi e degli spostamenti è un altro dei capitoli fondamentali in vista del Natale e delle festività di fine anno. Vacanze sulla neve rimandate a data da destinarsi, così come gite fuori porta o visite alle città d’arte o ancora viaggi nelle capitali europee o con mete esotiche.
Nel prossimo Dpcm, a quanto pare, dovrebbe valere il blocco della mobilità tra le Regioni anche tra “gialle”, con l’esclusione però della possibilità per i residenti di ritornare a casa. Sono comunque al vaglio del governo delle possibili deroghe: potrebbero valere, per esempio, per chi ha il domicilio in una regione diversa da quella di residenza, o per alcuni casi di ricongiungimento familiare. In ogni caso, però, la data di partenza dello stop agli spostamenti tra le Regioni dovrebbe partire da una data ancora da definire ma successiva al 4 dicembre, quando entrerà in vigore il nuovo decreto del presidente del Consiglio.
Per le Regioni arancioni e rosse dovrebbero rimanere le attuali prescrizioni: nelle rosse è vietato spostarsi anche da un Comune all’altro, mentre per le arancioni il confine degli spostamenti è quello regionale. Per chi nel periodo natalizio rientrerà dall’estero, infine, si pensa a una quarantena di 15 giorni. Resta il nodo se si potrà raggiungere o meno le seconde case.
- Per lo sci si deve attendere
Per sciare, invece, tutto rimandato a dopo le feste, dunque alla metà di gennaio. Al momento infatti è confermata la chiusura di piste e impianti sciistici, anche se ciò non dovesse valere negli altri Stati europei. In questo senso c’è un accordo tra Italia, Francia e Germania per la chiusura, mentre l’Austria e la Svizzera (che non fa parte dell’Ue), sembrano orientate ad aprire. Ma le cose sono in evoluzione e non sono esclusi allineamenti alle ragioni di chi chiude.
- A scuola dopo l'Epifania
Capitolo di fondamentale importanza quello riguardante le lezioni scolastiche. Il confronto è aperto tra chi - come la ministra dell’Istruzione Azzolina - vorrebbe una riapertura già il 7 dicembre e chi - in particolare le Regioni - preferirebbe rimandare tutto all’anno nuovo, il 7 gennaio, subito dopo l’Epifania. E le scuole potrebbero riaprire proprio il 7 gennaio.
È questo l’orientamento del governo dopo la riunione di ieri sera. La richiesta, a quanto si apprende, è stata avanzata dalla gran parte dei governatori delle regioni e ancora la decisione non è stata assunta. L’orientamento sarebbe quello di riaprire a gennaio e non chiudere per il resto dell’anno. Sembra prevalente, nel governo, l’idea di rimandare al 7 gennaio la riapertura delle scuole superiori, nonostante il tentativo della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina di un’apertura a dicembre.
Restano le norme che dispongono nelle zone rosse didattica a distanza dalla seconda media in poi e medie in presenza in zona arancione, anche se il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha spiegato che nella sua Regione per seconde e terze medie rimarrà in vigore la Dad. Per effetto del declassamento cromatico di alcune regioni, rimangono da domani con la didattica a distanza 3.320.958 alunni.
Il calcolo lo fa Tuttoscuola. Restano infatti a casa collegati con i loro professori in dad 2.734.012 studenti degli istituti della secondaria di secondo grado, oltre a circa 507 mila alunni del primo ciclo nelle zone rosse rimaste (Campania, Toscana e Abruzzo), per un totale complessivo di 3 milioni e 241 mila ragazzi. In Calabria e in Lombardia, passate dal rosso all’arancione, da domani ritorneranno a seguire le lezioni in presenza circa 719 mila alunni, per la maggior parte delle classi seconde e terze di scuola secondaria.
- Le messe
Che sarà un Natale diverso (nella foto l’arcivescovo di Udine, monsignor Mazzocato in occasione del Natale 2019) dal solito lo ha confermato ieri anche il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. E questo potrebbe valere anche per i fedeli: potrebbero essere anticipate le tradizionali messe di mezzanotte. Su questo è in corso un dialogo e un confronto con la Cei, che appare ben disposta.
L’ipotesi è concreta, se si pensa che già gli ultimi due Papi, Benedetto e Francesco, avevano anticipato alle 22 e alle 21.30 le loro solenni celebrazioni del Natale. Non è escluso inoltre che possa essere aumentato il numero delle celebrazioni nel corso della giornata, per evitare assembramenti. Nella giornata di ieri è poi arrivata una nota della Cei che tende la mano alle disposizioni governative che si stanno approntando.
«La Conferenza episcopale Italiana avrà modo nei suoi organismi istituzionali di monitorare la situazione epidemiologica e confrontarsi sulle modalità di celebrare i riti natalizi in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme, come finora avvenuto. Un segno prezioso di prossimità verso tutto il Popolo di Dio ricordato anche nel recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia”, approvato dal Consiglio episcopale permanente».
Così il portavoce della Cei Vincenzo Corrado. «È desiderio della Conferenza episcopale italiana continuare la valida collaborazione, in ascolto reciproco, con la presidenza del Consiglio, il ministero degli Interni e il Comitato tecnico scientifico». Le parrocchie potranno dunque decidere l’orario delle messe delle festività, tenendo conto però dell’orario del coprifuoco e quindi del rientro dei fedeli nelle loro abitazioni.
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