Morti avvelenati dal tallio: negative le analisi sull'acqua, dubbi su alcuni alimenti

Sequestrati a Varmo e a Nova Milanese i cibi aperti: diverse le piste seguite dagli inquirenti

Varmo. Avvalenati dal tallio, cosa sappiamo fino ad ora

UDINE. Il Friuli continua a interrogarsi sul misterioso avvelenamento da tallio che ha colpito un’intera famiglia originaria di Varmo e ha già causato la morte di due persone, padre e figlia, mentre una terza, la mamma, è ancora ricoverata in condizioni gravissime.

Nella mattinata di sabato, 7 ottobre, è arrivata la conferma che non ci sarebbero tracce di tallio nell'acqua: le analisi dei campioni prelevati nei giorni scorsi dai carabinieri della stazione di Rivignano, della compagnia di Latisana, e dai tecnici e veterinari dell'Azienda sanitaria 3 nell'abitazione su delega della Procura di Monza

Diverse le piste investigative seguite finora dai carabinieri: dalle esalazioni tossiche sprigionate dagli escrementi di piccione, fino alla possibile ingestione di cibi contaminati. Nel mirino diversi alimenti, tra cui anche un purè che sarebbe stato consumato a Nova Milanese (Monza) dove la famiglia abita.

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In tutto le persone che sono risultate contaminate sono sei e hanno in comune il fatto di aver trascorso in agosto un periodo di vacanza in una cascina di campagna nella frazione di Santa Marizza, nella Bassa Friulana. Mentre gli esami tossicologici cui sono stati sottoposti gli altri tre parenti rimasti in Lombardia non hanno evidenziato la presenza del veleno. È per questo motivo che i carabinieri hanno subito ipotizzato che l’esposizione alla pericolosa sostanza sia avvenuta nella nostra provincia.

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Lunedì scorso, dopo giorni di sofferenza, è morta all’ospedale di Desio Patrizia Del Zotto, 62 anni e, poche ore più tardi, si è spento anche il suo anziano padre, Giovanni Battista, che aveva 94 anni e che in gioventù, durante la Seconda guerra mondiale, era sopravvissuto alla prigionia in Russia. Sta molto male anche Gioia Maria Pittana, 77 anni, madre di Patrizia e moglie di Giovanni Battista. I medici parlano di «condizioni critiche». Lo stato di salute degli altri familiari avvelenati, invece, è in costante miglioramento. Si tratta della sorella di Patrizia, Laura, 58 anni e della badante Serafina Pogliano, 49. Anche il marito di Patrizia, Enrico Ronchi, l’unico a non aver manifestato particolari sintomi, è stato monitorato e i suoi valori di tallio sono in diminuzione.

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L’avvelenamento può avvenire tramite ingestione o inalazione. I primi sintomi sono nausea, tachicardia, febbre, dolori addominali. Con il passare del tempo subentrano problemi muscolari e perdita dei capelli e, nei casi più, gravi il coma. Per un adulto la dose letale (che comunque varia da persona a persona) è in media di un solo grammo e da ciò si può comprendere la sua estrema pericolosità. In passato il tallio è stato spesso usato per commettere omicidi. Poi è stato trovato l’antidoto: il blu di Prussia, un pigmento usato nella produzione di vernici.

Le possibili cause dell’avvelenamento, secondo gli accertamenti effettuati finora dai carabinieri di Desio e di Latisana in collaborazione con il personale dell’Azienda sanitaria, sono tre. Per prima cosa si è pensato che la famiglia potesse aver inalato il tallio contenuto negli escrementi di piccione presenti in un fienile adiacente alla casa di Varmo. In secondo luogo sono stati inviati in laboratorio numerosi campioni dei cibi che la famiglia conservava sia a Nova Milanese, sia a Varmo. Infine c’è la pista investigativa che fa riferimento all’acqua e così militari e tecnici hanno ispezionato anche un pozzo artesiano vicino alla casa di campagna di via Thanner, a Santa Marizza.

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