Il giallo di Varmo, parlano i familiari delle vittime: "Forse li hanno avvelenati"

VARMO. Non aveva e non ha nemici la famiglia Del Zotto. Né in passato, né ora. Nessun dispetto, nessun avvertimento, nessun segnale che potesse metterla in allarme. Nè a Nova Milanese, dove riede parte del nucleo familiare, nè a Santa Marizza, il paese d’origine della famiglia.
«Qui loro erano felici ed erano ben voluti da tutti» dicono dal Friuli i parenti, ancora scossi dalla morte di Patrizia Del Zotto, 62 anni, e del padre Giovanni Battista, 94, morti lunedì all’ospedale di Desio per intossicazione da tallio.
Una fine ancora inspiegabile per padre e figlia e probabilmente legata alla vacanza trascorsa in agosto nella casa di famiglia di Santa Marizza di Varmo. E in Friuli sono ancora tutti col fiato sospeso per la sorte degli altri parenti ricoverati in ospedale in Lombardia.
Ma un “eppure” c’è. Perché i parenti non hanno mai creduto all’ipotesi dell’acqua contaminata del pozzo artesiano né al collegamento con le esalazioni dal guano dei piccioni. «No, la casa di Santa Marizza non c’entra niente» affermano sicuri. E un dubbio ora inizia a insinuarsi.
«E se qualcuno avesse messo qualcosa nel loro cibo o nelle bottiglie d’acqua? È già successo in passato anche in queste zone. E se loro fossero stati delle vittime inconsapevoli? Non parliamo di una cosa mirata, no assolutamente. Non ci sarebbe motivo».
Insomma: «E se fossero stati avvelenati?». È un’ipotesi che non scarta Liduina Pittana, zia di Patrizia Del Zotto e cognata di Giovanni Battista. Entrambi presentavano nel sangue tracce dello stesso metallo pesante: il tallio.
Anche a lei e al marito Maurizio – entrambi residenti a Rivignano – non sono sfuggite le coincidenze con la vicenda dell’architetto americano Richard Nolan Gonsalves che il 18 luglio 1999 morì dopo aver bevuto una birra avvelenata da solfato di tallio in casa della suocera, a Camino al Tagliamento a soli sei chilometri di distanza da Santa Marizza.
Il pensiero corre subito dopo agli altri parenti tuttora ricoverati. «Mia sorella Gioia sta rispondendo bene alle terapie – dice – e ci hanno riferito che c’è stato un miglioramento delle sue condizioni. Anche mia nipote Laura, che si trova in camera con la badante, sta meglio. Purtroppo non sappiamo altro. Stiamo attendendo come tutti gli esiti dell’autopsia».
Escludono qualsiasi collegamento con la casa di Santa Marizza, la casa delle vacanze di Patrizia e di tutta la famiglia.
Quella casa di proprietà che loro amavano e dove tornavano anche tre o quattro volte l’anno. «Non abbiamo mai creduto alla storia dei piccioni – continua Liduina – , né a quella dell’acqua contaminata nel pozzo.
Primo perché lo utilizzano anche i vicini, secondo perché ricordo bene che tutti bevevano l’acqua dalle bottiglie e solo il marito di Patrizia, Enrico, beveva quella del pozzo. Lui adesso sta bene quindi la causa non è di certo lì.
Secondo noi non si è trattato neppure di inalazione. Probabilmente hanno mangiato o bevuto qualcosa che conteneva quella sostanza».
Il figlio di Patrizia, Andrea, è rientrato da Tokyo dove si trovava per motivi di lavoro. «Non sappiamo nulla, finché le autorità non si pronunciano restiamo in attesa» aggiungono.
È un intero paese che si interroga. Anche se a Varmo tutti sono convinti che né i piccioni né l’acqua c’entrino in questa storia.
Al Vero Rocco caffè e bar conoscevano bene Patrizia. Se la ricordano fin da giovane, felice di trascorrere qui le vacanze.
«Siamo tutti sconvolti, non riusciamo a darci una spiegazione – dicono – . Quel che è certo è che loro tenevano bene quella casa, l’anno scorso avevano fatto demolire alcune parti pericolanti del fienile e avevano fatto altri lavoretti».
Mercoledì 4 ottobre non ci sono stati altri sopralluoghi nell’immobile di proprietà di Del Zotto a Santa Marizza, ora posto sotto sequestro, in via Thanner. Adesso si attende l’esito dell’autopsia. Sperando che tutti i dubbi vengano chiariti.
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