Il Parco dei principi al Moretti fra videogiochi e grandi ospiti: «Di Natale un grandissimo giocatore»

Molti fan del Psg sono arrivati in giornata, magari partendo dalla vicina Venezia per poi noleggiare un’automobile

Simone Narduzzi

Il riflesso di quella coppa, là, in piazza San Giacomo, restituisce immagini di vittoria, come uno specchio delle brame che mostra il più profondo dei desideri sportivi. Per i tifosi del Paris Saint-Germain, quello di alzare il trofeo messo in palio allo stadio Friuli. Speranza urlata in città, in centro. Al parco Moretti, dove è andata in scena la festa tutta dedicata proprio ai supporter di fede parigina. Il Fan meeting point un parco divertimenti, una fiera per tutti, con musica, birra, ma anche cabinati, Playstation 5 e “truccatifo” (spazio adibito alla preparazione scenica di ciascun tifoso verso il grande appuntamento della sera): insomma, roba che porta la mente a Disneyland.

Ici c’est Paris, d’altronde. E a Parigi le cose si fanno in grande. Non con la spocchia sovente associata a chi bazzica all’ombra della torre Eiffel, ma con quell’entusiasmo proprio a quanti sono abituati a esportare sport, inteso anche, e soprattutto, come intrattenimento.


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Il pubblico, va detto, non è quello delle grandi occasioni. Sin dalla mattinata, il viavai è sereno, ma non intenso: una cospicua fetta di tifo, coincidente con quella più calda, è attesa soltanto poco prima del fischio d’inizio. Noi, intanto, aspettiamo. Agguantiamo un joystick, lanciamo subito la sfida: Udinese-Psg, match videoludico che però, visto il risultato, potrebbe rispecchiar la realtà – senza nulla togliere ai bianconeri di mister Runjaic –. Dopo la sconfitta, Dimitri Lavrinok ci stringe la mano: «Sono appena arrivato – ci spiega –, ero a Venezia. Tifo Paris da quando mi sono trasferito nella Capitale, nel 2013. Ero anche a Monaco, per la finale di Champions, che emozione incredibile. Faccio parte di un gruppo ultrà, il K-Soce: altri ragazzi non sono potuti venire dopo qualche disordine successo a New York, per la Coppa del mondo». Niente a che vedere con quanto si para di fronte ai nostri occhi, tra sorrisi e sorsate, le bibite rigorosamente al sotto dei cinque gradi. Molti di più i gradi percepiti sul prato del Moretti.

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Non che ciò freni l’entusiasmo dei supporter presenti: Jonas e Cristoph, parigini entrambi, sono arrivati la sera prima: stravedono per Dembélé, «ma dell’Udinese conosciamo Di Natale, oltre all’ex Thauvin». Uno dei due ha il logo del Psg tatuato sul petto. A incider la sua fede su pelle è stato pure Fabian, per lui nome del club del cuore sull’avambraccio con tanto d’anno di fondazione, il 1970. «Me lo sono fatto dopo la finale di Champions, ma non avrei cambiato idea se quella sera avessimo perso». Anche lui è arrivato da Parigi, via Venezia. Il suo amico Romain ci porge qualcosa: sono sticker a tema Psg, di quelli presenti in ogni città e/o autogrill d’Europa. Insomma, un cimelio, non fosse perché si tratta di opere di sua produzione.

Nel frattempo, ecco propagarsi un suono, due. Quattro strumenti avanzano, sorretti, e suonati, da altrettanti musicisti forniti di basco – francese, bien sûr – e occhiali da sole. Quella mezza sporca dozzina, versione d’Oltralpe: l’umore sale, la temperatura pure mentre si sentono i primi, timidi cori. «Suoniamo prima delle partite al Parco dei principi», racconta Julien, uno dei componenti del gruppo. A esibirsi nei pre-match in quel di Parigi sono pure i freestyler Nicolas e Riles, funamboli col pallone fra i piedi. Anche loro danno spettacolo prima dell’arrivo, in loco, dell’ospite d’onore: l’ex Psg Jérémy Ménez.

Gli anni sulla sua carta d’identità sono 38, ma il piedino, ci scommettiamo, farebbe comodo a un’Udinese attualmente priva del suo numero 10. «Mi ricordo Di Natale», rivela pure Baptiste Maton, da Tolosa. Indossa una divisa Psg palesemente retrò: «Stagione 1994/95, quella in cui ho iniziato a tifare per questa squadra». I ricordi affiorano anche dalle parole di Gianfranco Mossenta, di Pasian di Prato: «Nel 1991 visitai lo stadio di Parigi. Allora la squadra non era forte come quella attuale». Oggi, in effetti, il Psg è una superpotenza. Seguita da sempre più appassionati, non tutti presenti al Moretti: «Ci aspettavamo seimila persone – lamenta Davide Del Torre, responsabile del “villaggio” – ce ne saranno duecento».

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Tanti o pochi che siano, i tifosi, intorno alle 17, si mettono in marcia. Dal Moretti a piazza San Giacomo, a quella coppa esposta da giorni. Quindi in corteo fino allo stadio, verso un nuovo appuntamento con la storia.

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