La grande rivincita della bici in Fvg, boom della due ruote: sulle piste ciclabili c'è ancora da lavorare

«Complessivamente è una buona notizia per noi, per tutti coloro che si muovono in bici e per le nostre città – riconosce Rosso – anche se manca un’analisi qualitativa delle ciclabili. Quello che spesso manca, infatti, è un disegno organico, quindi mancano i raccordi e mancano anche gli interventi per rendere più sicure per i ciclisti le rotatorie, presenti in numero sempre maggiore e pericolosissime per le due ruote, in mancanza di accorgimenti specifici». Quanto a Udine, a peggiorare il bilancio, per l’associazione, c’è la questione Mercatovecchio.
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Modalità sostenibile
Ciclabili urbane ed extraurbane, rotonde e zone pedonali saranno al centro delle iniziative che le affiliate Fiab del Friuli Venezia Giulia (Abicitudine, Amici del pedale Codroipo, Fiab Lignano, A ruota libera Pordenone, Bisiachinbici Monfalcone, Ulisse Trieste), proporranno in settembre ai propri 2 mila associati e ai cittadini in occasione della Settimana europea della mobilità sostenibile. «Con una forte attenzione – spiega Rosso – anche al tema del cicloturismo».
Impegno sociale
Fondamentale per fidelizzare i vecchi soci e per attrarne di nuovi, però, resta l’organizzazione di uscite settimanali, escursioni e gite. «Qui a Udine ci troviamo ogni mercoledì, d’estate nel tardo pomeriggio, per uscite di 25-30 chilometri, che spesso concludiamo con un aperitivo in compagnia». Tra i partecipanti più assidui anche un tesserato non vedente, che viaggia in tandem con Paolo Attanasio, l’attuale presidente dell’associazione.
Sui pedali con la spinta: le e-bike sempre più amate
Non è una bici per vecchi. Quella dell’e-bike, bicicletta a pedalata assistita per chi ama l’italiano (e la precisione), è una febbre che contagia sempre più anche i giovani, come confermano i ritmi di crescita delle vendite, quasi triplicate in due soli anni, 56 mila del 2015 ai 148 mila dello scorso anno. Il tutto a danno della bicicletta “muscolare”: se è vero che ogni cento biciclette vendute in Italia ben 91 sono senza motore, la loro quota di mercato è lentamente erosa della bici elettrica, che oggi sfiora il 9 per cento delle vendite e già a fine 2018 dovrebbe arrivare in doppia cifra.
Venticinque all'ora
Chiamarla bici per vecchi è ormai fuori luogo, sarebbe ancora più sbagliato considerarla un motorino. Il motore che assiste la pedalata, e che rappresenta almeno il 70 per cento del costo della bici per le e-bike di fascia bassa o medio bassa, dai 1.500 ai 2 mila euro, è infatti comandato da una centralina che, come impone la normativa italiana, blocca l’assistenza quando la velocità del mezzo raggiunge i 25 km all’ora.
Chi vuole provare il brivido di una velocità maggiore deve contare soltanto sulle proprie gambe o aspettare la discesa. Vivamente sconsigliata l’opzione di alterare la centralina con un intervento fai da te o con l’aiuto di un meccanico compiacente: un motore in funzione al di sopra dei 25 all’ora equiparerebbe infatti la bicicletta a un ciclomotore non autorizzato, una violazione che, se contestata, comporta il ritiro del mezzo e sanzioni salatissime.
Regolare la spinta
Facilmente ricaricabile a qualsiasi presa elettrica, la batteria ha una durata che varia – naturalmente – a seconda dei chilometri percorsi e dell’intensità dell’aiuto richiesto, regolabile in quattro modalità (economica, tour, sport e turbo). Chi ha più gamba e sceglie i rapporti più adatti, quindi, sviluppa una maggiore velocità a parità di spinta del motore, e ha il vantaggio di una maggiore durata della batteria.
Nonostante la pedalata assistita, si tratta comunque di una bici e le prestazioni contano eccome: anche per questo la e-bike sta diventando sempre più un fenomeno sportivo, capace di catturare tanti ciclisti che la snobbavano all'insegna del purismo, giovani mountain bikers che la usano per faticare meno e anticipare l’ebbrezza della discesa. A dimostrarlo, oltre all'aumento dei noleggi, il fatto che la tipologia più venduta, anche tra le bici elettriche, è la mountain bike e non la bici da città.
Margini di crescita
Se il mercato italiano promette margini di crescita ancora molto ampi, specie guardando a realtà come Francia (255 mila e-bike all’anno) e soprattutto Germania (720 mila), la nota dolente riguarda la bilancia commerciale. Se sulla bici “muscolare” l’export italiano resta forte, sul settore e-bike l’industria nazionale cede il passo al dominio dei grandi player internazionali come Shimano, Yamaha, Bosch o Bafang. Ma il pedale made in Italy sta provando a dire la sua anche sui motori
Multe salate per chi va in bici sul marciapiede
«Però non c’è più Agnese, seduta sul manubrio a cantar canzoni», cantava Ivan Graziani. Evidentemente già ai suoi tempi il codice della strada non lasciava più spazio alla poesia. Oggi come oggi, articolo 182 alla mano, la dolce Agnese o il suo accompagnatore dovrebbero pagare una multa di almeno 25 euro, anche se Agnese fosse seduta sulla canna o sul portapacchi.
Il codice, a parte l’ostinazione decisamente demodé di chiamare velocipedi le biciclette, parla chiaro: gli unici passeggeri ammessi sono i bambini fino a 8 anni, purché seduti su un seggiolino regolamentare (vedi il pezzo a fianco). Sul manubrio come sulla canna, insomma, vietato anche per loro. Così come è vietato condurre cani al guinzaglio, trainare o farsi trainare da qualsiasi mezzo.
Strade, pista, marciapiede
Ma prima di approfondire divieti e obblighi dell’articolo 182, è il caso di dare un’occhiata più sopra, all’articolo 143. Il cui primo comma dice che i veicoli (a motore o senza) devono procedere sulla carreggiata e tenere la destra. Con il secondo che impone a quelli senza motore di stare «il più vicino possibile al margine destro della carreggiata».
Questo esclude in partenza la circolazione su marciapiede, e la sanzione minima per chi viola l’obbligo è di 41 euro. Molto più salata quella per chi procede contromano: l’articolo 143 prevede in questo caso sanzioni da 163 a 652 euro. Non solo può, ma deve lasciare la carreggiata, invece, il ciclista che può contare su un pista ciclabile: a imporlo l’articolo 182, con la solita forbice tra 25 e 99 euro di sanzione.
Bici a mano
Un caso che ha fatto discutere in passato è quello delle multe ai turisti pizzicati in zona pedonale a Grado, dove vige – per regolamento municipale – il divieto di transito delle bici, se non a mano. In questo caso la violazione dipende dalle norme specifiche di ogni comune, ma si applica la sanzione prevista dall’articolo 143 (in sostanza è come se si circolasse su un marciapiede). E l’obbligo di scendere dalla bici, in base all’articolo 182, può valere anche su carreggiata o in zone consentite al traffico ciclistico, quando lo richiedono le condizioni della circolazione (si pensi a una via del centro di Udine, anche esterna alla Ztl, durante una manifestazione come Friuli doc).
Telefoni e borse della spesa
Attenzione anche al telefonino. L’articolo 182 prescrive che chi conduce una bici deve avere entrambe le mani libere, e almeno una sul manubrio. Non è il caso di chi pedala col telefonino in mano, pur senza parlare, e neppure di chi porta borse della spesa o altri oggetti ingombranti, che invece (articolo 170) devono essere assicurati alla bici e non possono sporgere oltre i 50 centimetri o limitare la visibilità.
In tutti questi casi è prevista la sanzione da 25 a 99 euro, più salata (da 81 a 326 euro) in caso di trasporto oggetti non conforme all’articolo 170. Per chi parla al telefono, invece, il codice non fa distinzione tra veicoli: la multa (articolo 73) va da 161 a 657 euro, con tanto di taglio punti in patente (per chi ce l’ha).
In città o fuori
Molti dei divieti e degli obblighi imposti dal codice sono legati alla collocazione della strada dentro o fuori da un centro abitato. Le principali distinzioni riguardano la possibilità di viaggiare affiancati, esclusa fuori città, a mano che non si tratti di affiancare (a sinistra) un bambino fino a 10 anni, mentre in città è ammessa fino a due mezzi, sempre che le condizioni di circolazione lo consentano.
Altro obbligo, fuori città, quello del giubbotto riflettente (o della cintura) dopo il tramonto, prima dell’alba e in condizioni di scarsa illuminazione, come in galleria.
Luci e suoni
A proposito di illuminazione, ogni bici deve essere dotata di faro (bianco o giallo), luce o catarifrangente rosso posteriore, oltre che di campanello e freni per entrambe le ruote. I fari devono essere accesi mezz’ora dopo il tramonto o prima dell’alba. Da 25 a 99 euro la multa per chi non rispetta l’obbligo.
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