La grande rivincita della bici in Fvg, boom della due ruote: sulle piste ciclabili c'è ancora da lavorare

L’analisi della Fiab: «Manca un disegno organico, così come non esistono raccordi e rotatorie dedicati ai ciclisti». Triplicate in due anni le vendite dei modelli elettrici a pedalata assistita. Una moda che ha contagiato anche i più giovani. Occhio però ai divieti e alle regole da rispettare per non essere multati
Udine 27 luglio PISTA CICLABILE Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
Udine 27 luglio PISTA CICLABILE Agenzia Petrussi foto Turco Massimo



Nell'era dei motori ibridi, delle auto del futuro, dei treni superveloci, dei viaggi aerei che sono diventati la normalità, ecco che si assiste da anni a un fenomeno particolare, inaspettato e al tempo stesso meraviglioso: la seconda giovinezza della bicicletta. Messa in un angolo con il boom delle immatricolazioni, la due ruote torna ad appassionare gli italiani.


Ecco una guida per scoprire il cicloturismo nella nostra regione, le piste ciclabili, i vantaggi e le regole da rispettare.




Escursionisti a due ruote? C’è una parte di verità, ma la definizione è riduttiva. La
, non si considera soltanto una delle tantissime associazioni impegnate nel settore del tempo libero. «Vero che ogni settimana organizziamo gite ed escursioni – dichiara
Elisabetta Rosso
, presidente di Abicitudine, uno dei sei sodalizi regionali affiliati alla Fiab – ma siamo fortemente impegnati anche nella promozione della mobilità urbana, dell’uso della bicicletta per andare a lavorare e a scuola, oltre che per il tempo libero».


Numeri incoraggianti

Se l’obiettivo è di contribuire all’uso della bici e all’accessibilità dei centri urbani alle due ruote, per la Fiab è sicuramente una buona notizia quella che emerge dai dati Istat, secondo i quali l’incremento delle piste ciclabili urbane, in Friuli Venezia Giulia, è aumentato di un terzo (+33 per cento) dal 2011 al 2016, passando a 119 chilometri come estensione complessiva nei quattro capoluoghi. Un aumento trainato soprattutto da Pordenone, che ha portato a 43 chilometri la lunghezza complessiva delle sue ciclabili, segnando un aumento del 55 per cento e superando al primo posto Udine, che ha portato la sua rete a 42 chilometri, con un incremento molto più contenuto (+17 per cento).

Il presidente Fiab: "Poche infrastrutture e sempre più ciclisti: il sistema così collassa"
Udine 22 Settembre 2016. Pista ciclabile Viale Ledara Piazzale Cavedalis. Petrussi Foto Press / Diego Petrussi


«Complessivamente è una buona notizia per noi, per tutti coloro che si muovono in bici e per le nostre città – riconosce Rosso – anche se manca un’analisi qualitativa delle ciclabili. Quello che spesso manca, infatti, è un disegno organico, quindi mancano i raccordi e mancano anche gli interventi per rendere più sicure per i ciclisti le rotatorie, presenti in numero sempre maggiore e pericolosissime per le due ruote, in mancanza di accorgimenti specifici». Quanto a Udine, a peggiorare il bilancio, per l’associazione, c’è la questione Mercatovecchio.

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Modalità sostenibile
Ciclabili urbane ed extraurbane, rotonde e zone pedonali saranno al centro delle iniziative che le affiliate Fiab del Friuli Venezia Giulia (Abicitudine, Amici del pedale Codroipo, Fiab Lignano, A ruota libera Pordenone, Bisiachinbici Monfalcone, Ulisse Trieste), proporranno in settembre ai propri 2 mila associati e ai cittadini in occasione della Settimana europea della mobilità sostenibile. «Con una forte attenzione – spiega Rosso – anche al tema del cicloturismo».


Impegno sociale
Fondamentale per fidelizzare i vecchi soci e per attrarne di nuovi, però, resta l’organizzazione di uscite settimanali, escursioni e gite. «Qui a Udine ci troviamo ogni mercoledì, d’estate nel tardo pomeriggio, per uscite di 25-30 chilometri, che spesso concludiamo con un aperitivo in compagnia». Tra i partecipanti più assidui anche un tesserato non vedente, che viaggia in tandem con Paolo Attanasio, l’attuale presidente dell’associazione.


Sui pedali con la spinta: le e-bike sempre più amate


Non è una bici per vecchi. Quella dell’e-bike, bicicletta a pedalata assistita per chi ama l’italiano (e la precisione), è una febbre che contagia sempre più anche i giovani, come confermano i ritmi di crescita delle vendite, quasi triplicate in due soli anni, 56 mila del 2015 ai 148 mila dello scorso anno. Il tutto a danno della bicicletta “muscolare”: se è vero che ogni cento biciclette vendute in Italia ben 91 sono senza motore, la loro quota di mercato è lentamente erosa della bici elettrica, che oggi sfiora il 9 per cento delle vendite e già a fine 2018 dovrebbe arrivare in doppia cifra.

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Venticinque all'ora
Chiamarla bici per vecchi è ormai fuori luogo, sarebbe ancora più sbagliato considerarla un motorino. Il motore che assiste la pedalata, e che rappresenta almeno il 70 per cento del costo della bici per le e-bike di fascia bassa o medio bassa, dai 1.500 ai 2 mila euro, è infatti comandato da una centralina che, come impone la normativa italiana, blocca l’assistenza quando la velocità del mezzo raggiunge i 25 km all’ora.
 

Chi vuole provare il brivido di una velocità maggiore deve contare soltanto sulle proprie gambe o aspettare la discesa. Vivamente sconsigliata l’opzione di alterare la centralina con un intervento fai da te o con l’aiuto di un meccanico compiacente: un motore in funzione al di sopra dei 25 all’ora equiparerebbe infatti la bicicletta a un ciclomotore non autorizzato, una violazione che, se contestata, comporta il ritiro del mezzo e sanzioni salatissime.




Regolare la spinta
Facilmente ricaricabile a qualsiasi presa elettrica, la batteria ha una durata che varia – naturalmente – a seconda dei chilometri percorsi e dell’intensità dell’aiuto richiesto, regolabile in quattro modalità (economica, tour, sport e turbo). Chi ha più gamba e sceglie i rapporti più adatti, quindi, sviluppa una maggiore velocità a parità di spinta del motore, e ha il vantaggio di una maggiore durata della batteria.
 

Nonostante la pedalata assistita, si tratta comunque di una bici e le prestazioni contano eccome: anche per questo la e-bike sta diventando sempre più un fenomeno sportivo, capace di catturare tanti ciclisti che la snobbavano all'insegna del purismo, giovani mountain bikers che la usano per faticare meno e anticipare l’ebbrezza della discesa. A dimostrarlo, oltre all'aumento dei noleggi, il fatto che la tipologia più venduta, anche tra le bici elettriche, è la mountain bike e non la bici da città.

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Margini di crescita
Se il mercato italiano promette margini di crescita ancora molto ampi, specie guardando a realtà come Francia (255 mila e-bike all’anno) e soprattutto Germania (720 mila), la nota dolente riguarda la bilancia commerciale. Se sulla bici “muscolare” l’export italiano resta forte, sul settore e-bike l’industria nazionale cede il passo al dominio dei grandi player internazionali come Shimano, Yamaha, Bosch o Bafang. Ma il pedale made in Italy sta provando a dire la sua anche sui motori

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Multe salate per chi va in bici sul marciapiede


«Però non c’è più Agnese, seduta sul manubrio a cantar canzoni», cantava Ivan Graziani. Evidentemente già ai suoi tempi il codice della strada non lasciava più spazio alla poesia. Oggi come oggi, articolo 182 alla mano, la dolce Agnese o il suo accompagnatore dovrebbero pagare una multa di almeno 25 euro, anche se Agnese fosse seduta sulla canna o sul portapacchi.

Il codice, a parte l’ostinazione decisamente demodé di chiamare velocipedi le biciclette, parla chiaro: gli unici passeggeri ammessi sono i bambini fino a 8 anni, purché seduti su un seggiolino regolamentare (vedi il pezzo a fianco). Sul manubrio come sulla canna, insomma, vietato anche per loro. Così come è vietato condurre cani al guinzaglio, trainare o farsi trainare da qualsiasi mezzo.



Strade, pista, marciapiede
Ma prima di approfondire divieti e obblighi dell’articolo 182, è il caso di dare un’occhiata più sopra, all’articolo 143. Il cui primo comma dice che i veicoli (a motore o senza) devono procedere sulla carreggiata e tenere la destra. Con il secondo che impone a quelli senza motore di stare «il più vicino possibile al margine destro della carreggiata».

Questo esclude in partenza la circolazione su marciapiede, e la sanzione minima per chi viola l’obbligo è di 41 euro. Molto più salata quella per chi procede contromano: l’articolo 143 prevede in questo caso sanzioni da 163 a 652 euro. Non solo può, ma deve lasciare la carreggiata, invece, il ciclista che può contare su un pista ciclabile: a imporlo l’articolo 182, con la solita forbice tra 25 e 99 euro di sanzione.

Bici a mano
Un caso che ha fatto discutere in passato è quello delle multe ai turisti pizzicati in zona pedonale a Grado, dove vige – per regolamento municipale – il divieto di transito delle bici, se non a mano. In questo caso la violazione dipende dalle norme specifiche di ogni comune, ma si applica la sanzione prevista dall’articolo 143 (in sostanza è come se si circolasse su un marciapiede). E l’obbligo di scendere dalla bici, in base all’articolo 182, può valere anche su carreggiata o in zone consentite al traffico ciclistico, quando lo richiedono le condizioni della circolazione (si pensi a una via del centro di Udine, anche esterna alla Ztl, durante una manifestazione come Friuli doc).

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Udine 22 Settembre 2016. Pista ciclabile Viale Ledara Piazzale Cavedalis. Petrussi Foto Press / Diego Petrussi


Telefoni e borse della spesa
Attenzione anche al telefonino. L’articolo 182 prescrive che chi conduce una bici deve avere entrambe le mani libere, e almeno una sul manubrio. Non è il caso di chi pedala col telefonino in mano, pur senza parlare, e neppure di chi porta borse della spesa o altri oggetti ingombranti, che invece (articolo 170) devono essere assicurati alla bici e non possono sporgere oltre i 50 centimetri o limitare la visibilità.

In tutti questi casi è prevista la sanzione da 25 a 99 euro, più salata (da 81 a 326 euro) in caso di trasporto oggetti non conforme all’articolo 170. Per chi parla al telefono, invece, il codice non fa distinzione tra veicoli: la multa (articolo 73) va da 161 a 657 euro, con tanto di taglio punti in patente (per chi ce l’ha).

In città o fuori
Molti dei divieti e degli obblighi imposti dal codice sono legati alla collocazione della strada dentro o fuori da un centro abitato. Le principali distinzioni riguardano la possibilità di viaggiare affiancati, esclusa fuori città, a mano che non si tratti di affiancare (a sinistra) un bambino fino a 10 anni, mentre in città è ammessa fino a due mezzi, sempre che le condizioni di circolazione lo consentano.

Altro obbligo, fuori città, quello del giubbotto riflettente (o della cintura) dopo il tramonto, prima dell’alba e in condizioni di scarsa illuminazione, come in galleria.

Luci e suoni
A proposito di illuminazione, ogni bici deve essere dotata di faro (bianco o giallo), luce o catarifrangente rosso posteriore, oltre che di campanello e freni per entrambe le ruote. I fari devono essere accesi mezz’ora dopo il tramonto o prima dell’alba. Da 25 a 99 euro la multa per chi non rispetta l’obbligo.

 

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