Il flop di Ronchi, aeroporto fantasma: pochi voli e prezzi alti

Addio all’Airbus, si viaggia sugli Atr delle Poste. E si paga come in business. Così da Pordenone ormai scelgono Venezia e da Trieste si vola su Lubiana

UDINE. Il Friuli Venezia Giulia ha un aeroporto che si trova nel bel mezzo dell’Europa ma dal quale non si vola da nessuna parte. O quasi. Non è un paradosso, succede oggi, autunno del 2014. Poche, pochissime destinazioni. Tariffe molto costose (e assolutamente non competitive con gli altri scali del Nordest) anche per tratte come il Trieste-Milano o il Trieste-Roma.

Un rapporto conflittuale e turbolento fra l’attuale dirigenza (il Cda presieduto da Sergio Dressi è in scadenza tra un anno), e la Regione governata dal centrosinistra. Una evidente mancanza di strategia: compagnie aeree che vanno e vengono come alle porte girevoli del supermercato, giusto in tempo per acchiappare i lauti contributi pubblici. E ancora collegamenti intermodali assenti, sinergie con gli aeroporti vicini tutte da inventare, dopo anni di tira e molla senza costrutto.

Eppure il bacino d’utenza del “Pietro Savorgnan di Brazzà”, (perfino la dedica al grande e friulanissimo esploratore dell’Africa stride con la desolante realtà) sarebbe niente male: una regione di un milione e 200 mila abitanti, aree di influenza in Veneto orientale, Carinzia e Slovenia. Eppure siamo fermi. In mezzo al deserto. Senza uno straccio di prospettiva. Almeno finchè la politica non affronterà seriamente la questione.

Volare. Ma dove? In rigoroso ordine alfabetico: Barcellona, Bari, Catania, Londra (Stansted), Milano (Linate), Monaco di Baviera, Napoli, Roma (Fiumicino), Trapani. Eccole le destinazioni e le provenienze dell’aeroporto del Fvg come elencato nell’orario invernale (26 ottobre 2014, 28 marzo 2015). In estate la situazione migliora un po’: si “accende” qualche meta vacanziera, isole greche piuttosto che Baleari, ma nulla di più. Nella cartina dell’Europa pochi e sgranati puntini per indicare le città che si possono raggiungere da Ronchi dei Legionari.

E novità recente, addio agli Airbus, ora sono entrati in servizio gli Atr gialli delle Poste. Zero destinazioni in Francia (fino a poco tempo fa c’era il collegamento con Parigi), per non parlare del Nord Europa, o dell’Est, o dei Balcani, la Russia, la Turchia, il Nord Africa. Tutti potenziali posti dove i nostri imprenditori potrebbero fare affari. Niente di niente. Se scorriamo il tabellone dei voli di sabato 15 novembre, ci sono talmente pochi operativi che sul sito Internet sono stati inseriti anche tutti i voli di domenica 16, giusto per dare l’idea che ci sia un po’ di traffico. Ma sommando il pomeriggio del sabato e la domenica, sono previsti una decina di decolli e di atterraggi. Commenti? Non servono...

Tariffe salate. Volare dal “Savorgnan di Brazzà” non è per nulla economico. Qualche esempio di comparazione dei prezzi (a persona, sola andata), come indicato sul sito Internet volagratis.com. Avete urgenza di prenotare un posto per Roma domani, lunedì 17 novembre? Minimo 115 euro, da Venezia sono 106. Volete raggiungere la capitale lunedì 15 dicembre, per respirare un po’ di clima natalizio tra villa Borghese e piazza Navona? Da Trieste l’aereo costa 73 euro, dal “Marco Polo” 55.

E i friulani pagano 6,7 milioni l’anno alle varie compagnie
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Un caso? Niente affatto. E’ la regola. Volo per Milano di giovedì 20 novembre: 102 euro la tariffa più bassa, da Venezia invece sono 93. Ok sono le tratte interne, magari con l’estero abbiamo più fortuna. Puntate a un week-end a Londra, partenza venerdì 21 novembre: da Ronchi il minimo è 191 euro, da Venezia 112, 80 euro di differenza. La capitale inglese il 12 dicembre? Volare da Ronchi 52 euro, dal capolougo del Veneto fanno decisamente meglio: 22 euro. Stessa musica con un’altra destinazione che va per la maggiore soprattutto per i giovani, Barcellona. Sabato prossimo, 22 novembre, si pagano 195 euro come minimo, da Venezia 80, il 13 dicembre da Ronchi i soliti 195, da Venezia addirittura 40.

Prezzi fuori mercato se qualcuno pensa di raggiungere Monaco di Baviera da Ronchi: sia il 19 novembre che il 19 dicembre la spesa è di 613 euro, un’enormità, pari a una tratta Milano-New York. Da Venezia invece si sborsano 129 euro il 19 novembre e ancora meno, appena 59, un mese dopo. Fatti un po’ di conti, è facile intuire come i potenziali viaggiatori del Pordenonese non prendano nemmeno in considerazione l’ipotesi di decollare da Ronchi, meglio, molto meglio il Veneto. E anche chi abita più vicino al “Savorgnan di Brazzà”, come udinesi e goriziani, danno un’occhiata con una certa invidia ai prezzi più concorrenziali degli scali di Lubiana o Klagenfur, che consentono di viaggiare davvero lontano. E non solo con la fantasia.

Nel 2017 vedrà la luce la stazione, ponte tra la ferrovia e lo scalo

Emorragia di passeggeri. Pochi voli e costosi. La conseguenza? I clienti fuggono a gambe levate. I dati riguardanti il movimento da gennaio a settembre 2014 sono impietosi con l’aeroporto del Friuli Venezia Giulia. Poco più di 560 mila viaggiatori, con un disastroso meno 16 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, non dei tempi d’oro pre crisi. Peggio, in Italia, ha fatto solamente il mini scalo di Cuneo (189 mila tra arrivi e partenze), incassato tra la Francia e la Liguria e scomodo da raggiungere, che ha perso il 16,8 per cento.

E i nostri vicini? Sorridono. Il colosso “Marco Polo” di Venezia tocca 6,7 milioni (più 1 per cento), Treviso balza a 1,7 milioni (più 0,9 per cento), Verona cresce a 2,3 milioni (più 2,4 per cento). Lubiana, che erode una fetta di mercato friulano, soprattutto di chi va in vacanza, totalizza il doppio dei passeggeri di Ronchi (1.051.475) con un più 1,7 per cento. Klagenfurt, che soffre la concorrenza di Graz, Salisburgo e ovviamente Vienna deve accontentarsi di 258 mila passeggeri (dati 2013) e -7,9 per cento, lontano comunque dal crollo del Fvg. E lo scalo carinziano ha in progetto alcune importanti partnership che potrebbero farlo diventare molto più attraente.

Galeotta fu la livrea. Che tra il presidente dell’ente Dressi (nominato dalla giunta Tondo) e la governatrice Serracchiani non corra buon sangue, è arcinoto. Casus belli, che risale alla primavera, il “vestito” su un aereo Alitalia. Pubblicità da un milione di euro pagata alla compagnia di bandiera per “colorare” di bianco e nero un Airbus con dei colibrì stilizzati e la scritta “FriuLIVEnezia Giulia”.

Operazione di marketing quanto meno discutibile (l’Airbus vola principalmente in Nord Africa e da Tunisi difficilmente avremo un aumento di turisti verso Trieste o Udine) che ha fatto imbufalire i vertici della Regione. Nel maggio scorso altro incidente: la Regione fece slittare l’approvazione del bilancio, chiedendo chiarimenti su diversi aspetti della gestione. La convivenza forzata durerà ancora un anno. A meno di sorprese...

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