I conti della politica: la buonuscita per gli ex consiglieri regionali costa 2,6 milioni

È la somma accantonata in Consiglio per chi lascia o non sarà rieletto. In 17 non ci saranno: liquidazione da 31 mila a oltre 180 mila euro lordi

UDINE. Verificare gli anni di impegno di Aula, incrociare vecchie e nuove norme, ipotizzare la spesa. E soprattutto fare di conto. Alla fine della XI legislatura gli uffici del Consiglio regionale sono alle prese anche con buonuscite, vitalizi, richieste di chi lascerà l’Assemblea, perché non ricandidato o non rieletto.

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Oppure perché dopo vent’anni passati tra i banchi regionali si approda a quelli romani. Ma c’è anche chi, semplicemente, ha deciso di far altro. E allora i funzionari si preparano a ciò che accadrà dopo il 29 aprile, quando terminerà l’attuale consiliatura e si aprirà la XII.

Liquidazioni per 2,6 milioni

Le prime cifre utili escono dal bilancio di previsione del Consiglio. Perché quest’anno sono stati accantonati 2,6 milioni proprio per le buonuscite. Il calcolo non è banale, visto che le norme sono cambiate tra il 2011 e il 2013, sull’onda dei tagli ai costi della politica ma anche delle sollecitazioni esterne, come quelle del fu Comitato promotore del referendum per eliminare i privilegi dei consiglieri regionali.

Sono lontani, insomma, gli anni in cui chi lasciava l’Assemblea regionale poteva incassare una liquidazione da oltre 200 mila euro lordi.

Perché con il vecchio sistema un ex otteneva un assegno da poco più di 50 mila euro dopo cinque anni in Aula, da oltre 100 mila dopo dieci, da oltre 150 mila dopo 15 anni, fino ad arrivare al limite (economico) degli oltre 200 mila dopo vent’anni su una poltrona in Consiglio.

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Un colpo di spugna nell’agosto del 2013 ha tagliato il benefit. Il Consiglio, su proposta del centrosinistra approvata con i sì del centrodestra dopo una puntigliosa trattativa, ha cancellato i vitalizi a partire dalla consiliatura che sta per concludersi, ridotto stipendi e buonuscite che sono state cancellate per gli assessori “esterni”, non eletti.

E così il Tfr dei consiliari è stato trasformato in un più modesto assegno da 6 mila 300 euro per ogni anno in Consiglio, per un massimo di dieci anni, perché 6 mila 300 euro è lo stipendio mensile lordo di un consigliere.

Almeno 17 lasciano l’Aula

Stabiliti i numeri generali è dunque possibile fare gli esempi più concreti. Di certo 17 attuali consiglieri a maggio lasceranno lo scranno libero. Si tratta di Elena Bianchi (M5s) che, dopo un giro, ha tentato la corsa verso Roma, andata male.

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Le regole grilline non le hanno permesso di ritornare in corsa per il Consiglio e quindi Bianchi ritorna al suo impegno in un’azienda di San Daniele. E dopo una legislatura non si ricandidano per un seggio in Consiglio neppure Giovanni Barillari (eletto nel 2013 con l’Udc, passato poi alla civica Autonomia responsabile e infine al Gruppo Misto); Gino Gregoris (Cittadini); Vincenzo Martines (Pd) candidato sindaco a Udine; Riccardo Riccardi, capogruppo uscente di Forza Italia; Roberto Revelant (Autonomia responsabile); Debora Serracchiani (Pd, neodeputata) e Armando Zecchinon (Pd). Si lasciano alle spalle due mandati (dieci anni) Elio De Anna (Fi), che ha deciso di non ripresentarsi; Roberto Novelli (Fi), neoeletto deputato, e Stefano Pustetto (ex Sel) non ricandidato. Con ben 15 anni di esperienza alle spalle (tre legislature), non si ripresenteranno al giudizio degli elettori Franco Codega (Pd), Daniele Gerolin (Pd), Mauro Travanut (Mdp) e Claudio Violino (eletto con la Lega, oggi cofondatore di Patto per l’autonomia).

Due infine sono i recordman che chiudono con il Consiglio regionale dopo vent’anni, il forzista Bruno Marini, che non si ricandida, e il patriota Luca Ciriani, neoeletto senatore di Fdi. È quello l’elenco dei politici che di certo non saranno presenti da maggio nell’emiciclo regionale, elenco al quale – per calcolare l’ammontare complessivo delle liquidazioni – andrà aggiunto chi si ricandida e sarà bocciato dagli elettori.

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Assegni minimi da 31 mila euro

Far di conto caso per caso è impegno dei funzionari del Consiglio. Elencate però le regole generali, emerge che la buonuscita per chi ha appena cinque anni alle spalle sarà di almeno 31 mila 500 euro lordi – 6 mila 300 per ogni anno in Aula.

Per chi si è impegnato dai dieci anni in su, invece, il sistema è misto, tra vecchie e nuove regole. E dunque con due legislature il conto della liquidazione è di circa 85 mila euro (cinque anni con le regole ante 2013 e cinque con le nuove).

Teoricamente, quindi, con quindici anni l’assegno può salire a oltre 131 mila euro e con vent’anni superare i 180 mila euro. Teoricamente.

Perché negli anni è anche possibile che qualche eletto abbia chiesto l’anticipo della buonuscita e oggi quindi si ritrovi con importi inferiori. Ai 17 dei quali è certa l’assenza nell’Assemblea che verrà, potranno aggiungersene altri. Nel frattempo il gruzzolo accantonato in Consiglio per i Tfr è di 2,6 milioni.

@annabuttazzoni. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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