Addio ai tagli di solidarietà, risale la spesa per i vitalizi

UDINE. E poi ci sono i vitalizi. Un tema che negli anni ha creato più di una tensione, in tutti gli schieramenti. Considerato un privilegio da più e un diritto da chi riceve la “pensione” dalla politica, un diritto soprattutto acquisito, intoccabile.
Anche per quella spesa arriva in soccorso il bilancio di previsione del Consiglio regionale, che per quest’anno ha dovuto alzare la somma per pagare i vitalizi.
Vitalizio cancellato nel 2013
Prima il centrodestra e poi il centrosinistra hanno in più occasioni messo mano alle “pensioncine”. Nella legislatura di Renzo Tondo – dal 2008 al 2013 – il vitalizio è diventato meno pesante per le casse della Regione, perché, con l’accordo del centrosinistra, si è riusciti a passare dal costoso sistema retributivo, cioè indirettamente proporzionale a quanto veniva trattenuto ai politici.
Una riforma, a partire dal 2012, che ha trasformato gli assegni mensili per gli ex perché basato da allora sul sistema contributivo, cioè direttamente proporzionale a quanto ogni consigliere accantonava per la pensione. Ma nel 2013 si è cambiato ancora.
Appena avviata la legislatura di Debora Serracchiani – dal 2013 – il centrosinistra cominciò a elaborare il taglio dei costi della politica, una riforma che è passata in Consiglio nell’agosto del 2013, approvata da centrosinistra e centrodestra insieme.
Da quel momento, dopo un lungo dibattito su sistema contributivo, diritti e benefit, l’Assemblea regionale ha cancellato i vitalizi. Il Friuli Venezia Giulia è stata la prima regione in Italia a tagliare la pensione ai politici. A partire però dalla legislatura che sta per concludersi. Per tutti gli altri ex è un diritto acquisito, intoccabile. O quasi.
Il contributo di solidarietà
Dopo un lungo dibattito nel gennaio 2015 è stata toccata, per la prima volta, la pensione degli ex politici. Non potendo però intervenire in via definitiva, il Consiglio trovò una mediazione, chiamata appunto “contributo di solidarietà”, in vigore cioè da marzo 2015 a giugno 2018.
I vitalizi oggi sono 196, dei quali 21 aventi diritto o fino a 1.500 euro lordi mensili per i quali non è scattata alcuna riduzione; 156 sopra i 1.500 euro e 19 che percepiscono la doppia pensione, dalla Regione e dal Parlamento. I tagli sono stati stabiliti a scaglioni: del 6 per cento fino a 2 mila euro; del 9 da 2 mila a 4 mila euro; del 12 da 4 mila a 6 mila euro, del 15 oltre i 6 mila.
Non solo. Per chi cumula più pensioni dalla politica le riduzioni sono maggiorate: del 9 per cento fino a 2 mila euro; del 13,5 da 2 mila a 4 mila; del 18 da 4 mila a 6 mila e del 22,5 per cento per chi supera i 6 mila.
È stata alzata anche l’età dopo la quale riceve l’assegno, perché i consiglieri devono aspettare i 65 anni, non più i 60, e se vorranno anticipare la riscossione del vitalizio dovranno accettare una riduzione del 2,5 per cento per ogni anno anticipato, fino al limite invalicabile di 60 anni e quindi con un taglio del 12,5 per cento. I tagli hanno fatto risparmiare al Consiglio circa 500 mila euro l’anno. Sul “contributo di solidarietà” sono ancora pendenti cause giudiziarie di alcuni ex.
Stop ai tagli e nuovi vitalizi
Stop. Da luglio i vitalizi tornano “pieni”, se il nuovo Consiglio non deciderà di prorogare o modificare la legge. In previsione di quel termine, quindi, la spesa a carico del bilancio consiliare sale di nuovo, da poco meno di sette milioni l’anno a poco meno di 7,5.
Anche perché non ci sono solo gli ex con i loro tagli, ma anche i nuovi “pensionati”, quelli cioè in carica fino al 2013 che hanno diritto al vitalizio. Oppure, che avranno la possibilità di chiedere indietro tutti i soldi versati per la pensione, cash, in un’unica soluzione.
Al momento sono cinque, sicuri che non si ricandideranno e che hanno superato i 65 anni. Si tratta di Giorgio Brandolin (Pd) 66 anni, ex deputato per cinque anni e per altrettanti in Consiglio Fvg; Franco Codega (Pd), 70 anni, dal 2003 in Assemblea regionale; Daniele Gerolin (Pd), 65 anni a ottobre, dal 2003 in Consiglio; Stefano Pustetto (ex Sel), 67 anni, dal 2008 in Aula, e Mauro Travanut (Mdp), 65 anni, in carica dal 2003.
Il meccanismo, senza tagli, assicura circa 2 mila euro lordi al mese dopo cinque anni in Assemblea; 3 mila 900 euro lordi al mese dopo dieci anni e 5 mila 800 mensili lordi, a spanne, dopo 15 anni di impegno politico. Il numero e le cifre precise si sapranno dopo la scelta degli ex.
Sono loro che potranno optare per la pensione o per la restituzione di quanto versato, eventualità per la quale il Consiglio ha accantonato 2,5 milioni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto