De Toni: «I rettori portano la ricerca e i saperi al centro del Paese»

"Conoscenza in festa" a Udine. Il capo dell'ateneo friulano: quest’anno la festa è in onore di Giulio Regeni. Sabato i “Magnifici incontri” sul futuro degli atenei

UDINE. I magnifici incontri con 50 rettori delle università italiane. Sabato dalle 9.30 alle 18, nel collegio di Toppo Wassermann, i vertici degli atenei decideranno le sorti del sistema universitario nazionale. Elencheranno una serie di questioni da inserire nell’agenda del Paese.

Giunta alla seconda edizione, “Conoscenza in festa” vuole essere un momento di riflessione allargata a tutti coloro che vorranno prenderne parte per ribadire che senza conoscenza non c’è libertà.

Non a caso il leitmotiv è “Liberi o schiavi”. Uno slogan coniato in onore di Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello torturato e ucciso in Egitto solo perché voleva conoscere la verità.

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«Il tema del trasferimento della conoscenza non è nell’agenda vera del Paese», fa notare il rettore dell’ateneo friulano e segretario della Crui (Conferenza dei rettori), Alberto Felice De Toni, nel descrivere una situazione poco diversa da quella pre-crisi: «Il sistema della ricerca e dell’università non è nelle priorità del Paese ed è sottofinanziato».

“Conoscenza in festa” parte proprio da questo dato di fatto. «L’obiettivo della festa - spiega De Toni - è mettere assieme le parti e trasformare la mano d’opera in menti d’opera».

La festa, il rettore rifiuta il termine festival perché «la festa - spiega - unisce giovani e vecchi, maschi e femmine», nata a Udine e trasformata dal ministero, che ha stanziato 120 mila euro, in un evento nazionale, porta i saperi in piazza e invita a pensare che «la produzione digitale cancella i lavori a bassa conoscenza».

Diversi i temi che i rettori passeranno al setaccio. Valuteranno come semplificare la normativa universitaria per competere nel mondo, ridurre le norme per garantire l’autonomia reale degli atenei e organizzare le lauree professionalizzanti nel contesto europeo.

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Cividale 25 Giugno 2016. Redazione e mostra pagine Messaggero Veneto in Foro Giulio Cesare. Foto Petrussi

Definiranno inoltre i profili delle lauree professionalizzanti nel quadro dell’European qualification framework (Eqf), la governance delle aziende universitario-ospedaliere, l’eterogeneità delle politiche nazionali e il ruolo degli enti regionali per il diritto allo studio. Ultimi ma non per importanza i servizi e i diritti degli studenti.

De Toni li elenca e si sofferma sul caso a noi più vicino dell’Azienda ospedaliero-universitaria. «L’università fa ricerca e didattica, ma con la fusione - puntualizza De Toni - la ricerca rischia di diventare secondaria rispetto all’assistenza».

Lo stesso vale per la semplificazione delle norme che dovrebbe essere a costo zero invece le università non riescono ad applicarla.

«Ci chiedono di concorrere con le università americane e poi ci gestiscono come il Comune di Ligosullo», insiste il rettore di Udine auspicando anche la trasformazione delle lauree triennali in lauree professionalizzanti.

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«Le nostre triennali sono propedeutiche, mentre le università chiedono da tempo il triennio professionalizzante con stage nelle aziende e negli uffici della pubblica amministrazione», insiste De Toni tornando sul concetto di reddito della conoscenza che spiazza il reddito di cittadinanza.

Insomma, De Toni e la Crui vogliono trasformare la conoscenza in una risorsa. E per farlo è necessario, sono sempre le parole del rettore, «consentire a tutti i partecipanti, cittadini, professori e insegnanti, professionisti, imprenditori, amministratori e politici, organizzazioni pubbliche e private, di mettere a sistema il loro desiderio di conoscenza e di attivare nuovi metodi e nuovi saperi».

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Scientist Building Robot --- Image by © Blutgruppe/Corbis

E tanto per restare su un tema d’attualità, il rettore fa notare che «se vogliamo accogliere gli immigrati dobbiamo immaginare per loro un percorso educativo».

Ancora una volta, insomma, da Udine partirà un messaggio forte per il futuro del sistema universitario e del Paese.

Perché, conclude De Toni, «la conoscenza non si raggiunge mai. Più sappiamo e più ci rendiamo conto di non sapere, il vantaggio della conoscenza è che si trasforma in un motore di sviluppo».

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