Colpiscono con un pugno un barista, l’appello del sindaco: «Ragazzi, costituitevi»
Violenza a San Giovanni al Natisone. Proseguono le indagini delle forze dell’ordine: saranno esaminate le telecamere di videosorveglianza

Proseguono le indagini dei carabinieri sull’aggressione costata la vista a un occhio al barista Mario Deganis, titolare dell’Ostarie al Cjanton di San Giovanni al Natisone. Gli investigatori stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere di sorveglianza per ricostruire quanto accaduto martedì sera e identificare i cinque ragazzi coinvolti, tra cui quello che ha sferrato il pugno fatale. Le attenzioni si concentrano su giovani della zona tra San Giovanni e Manzano.
Nel frattempo il sindaco Carlo Pali, all’indomani dell’episodio, lancia un appello diretto: «Faccio un appello al ragazzo al fine si vada a costituire ed agli altri ragazzi a parlare con le autorità, per non aggravare la loro situazione. Le indagini stanno procedendo e le immagini delle telecamere stanno aiutando a risalire al gruppo dei cinque ragazzi». Parole che cercano di scuotere le coscienze e al tempo stesso di riportare il confronto su un piano di responsabilità collettiva.
La comunità, infatti, resta scossa non solo dalla gravità del gesto ma anche dalla sua apparente gratuità: una reazione spropositata a un richiamo civile, che ha devastato la vita di un settantenne conosciuto e stimato.
Su questo punto riflette anche Giacomo Trevisan, formatore e coordinatore regionale dell’associazione Mec (Media educazione comunità).
«Colpisce la violenza verso un uomo di 70 anni – osserva – segnale di un atto compiuto da chi non ha senso del limite. È doloroso che avvenga in una comunità come la nostra».Trevisan sottolinea come episodi di violenza giovanile per futili motivi appaiono sempre più frequenti, alimentati da diversi fattori: la mancanza di comunità, il dialogo spesso assente nelle famiglie, l’esposizione precoce a contenuti violenti online. «Più del 50% dei bambini di quinta elementare nella nostra regione – ricorda – dichiara di aver visto materiali che impressionano o spaventano, e oltre l’80% è esposto a messaggi d’odio. Chi è fragile viene facilmente catturato da questi modelli, che la rete amplifica».
Non tutto però nasce dal web: secondo Trevisan serve un “dialogo autorevole”, capace di ascoltare i ragazzi senza rinunciare a trasmettere limiti chiari. «Oggi – aggiunge – è sempre più difficile dire di no, e si rischia di crescere generazioni disabituate ad accettare regole. Senza un lavoro educativo costante, le fragilità si trasformano in reazioni incontrollate».
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