Aeroporto “congelato”: pagano i friulani

UDINE. La società Aeroporto Spa, di fatto, è congelata. Dopo le dimissioni, una formalizzata e l’altra annunciata dei consiglieri Dario Danese e Francesca Zennaro e lo scontato forfait (per ragioni di salute) del vice Adriano Ceccherini, nominato in quota Lega, oggi il presidente Sergio Dressi non potrà che rinviare la seduta del consiglio. Proverà a riconvocare il Cda in un’altra data, entro dicembre, ma non è detto che la situazione possa cambiare.
Ci sono norme e procedure da rispettare. Compete all’Azienda verificare se sussistono le condizioni per una agibilità del Cda. In mancanza delle condizioni vi sono norme che assistono il procedimento di reintegrazione del Cda. In sostanza, fatta la tara al burocratese, dovrebbe essere lo stesso presidente, una volta preso atto che il numero legale non c’è più, a rassegnare le dimissioni. Ma lo stesso Sergio Dressi, non più tardi di 48 ore fa, davanti ai consiglieri regionali della Quarta commissione, ha sostenuto che lui comunque vuole andare avanti e concludere il suo mandato, che scade ad aprile 2015, con la presentazione del bilancio 2014.
Ma l’ostinazione dei vertici di Aeroporto Spa non è gratis. Infatti ai friulani e a tutti i residenti tra Pordenone e Trieste, i primi quattro mesi del 2015 di presidente Dressi e del direttore generale Stradi costeranno circa 120 mila euro lordi. Una bella sommetta, per una società che concretamente non potrà decidere un bel niente.
E soprattutto si tratta di soldi pubblici, visto che la Regione è l’unico socio. Senza contare che, come ha candidamente ammesso lo stesso Dressi davanti alla Commissione, se il Cda non potrà approvare i bandi di gara per il polo intermodale, un’operazione da 17 milioni di euro, i cantieri non potranno partire nei primi mesi dell’anno prossimo, come era stato auspicato. E così altri ritardi si sommeranno, e andranno ad aggravare una situazione ormai allo sfacelo.
Ci sono da definire pure le strategie commerciali per lo scalo, che il presidente non ha voluto rivelare «perchè altrimenti faremmo un favore alla concorrenza. Se Venezia sa che noi vogliamo una rotta per la Spagna, poi magari provano a tenersela loro». Tutto vero, in questi casi le trattative devono essere condotte nella massima riservatezza. Ma chi potrà portarle avanti, se presidente e super dirigente sono sfiduciati dalla Regione?
Si tratta di argomenti, non più rinviabili, vista la continua emorragia di passeggeri di Ronchi, il taglio delle rotte da parte di Alitalia e Ryanair, la situazione di degrado dello scalo (infiltrazioni nelle aree partenze e bagni molto vecchi che lasciano a desiderare), i prezzi dei voli spesso non concorrenziali, visto che per andare a Monaco di Baviera, appena un’ora di viaggio, si possono spendere anche oltre 600 euro. Tutte cose che l’inchiesta del “Messaggero Veneto” ha messo in luce dal 16 novembre in avanti, con decine e decine di articoli, dati e tabelle.
Intanto da oggi, come ha promesso Dressi, dovrebbero diventare di dominio pubblico i dati riguardanti lo stipendio di Paolo Stradi, 54 anni, da 14 direttore generale dello scalo ronchese. Stradi, come ha rivelato il “Messaggero Veneto” per primo e come è stato ripreso anche dal “Corriere della Sera” guadagna, grazie ai suoi vari incarichi e competenze specifiche, 255 mila euro, ben più del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e circa 120 mila euro lordi in più rispetto al tetto massimo imposto dalla Regione per gli alti dirigenti.
Su tale questione Dressi, sempre in audizione, ha detto che «Stradi è pronto a rinunciare alle numerose deleghe che fanno lievitare il suo stipendio. Da semplice direttore generale guadagnerà 135 mila euro lordi, entro la soglia stabilita. Ma le deleghe delle quali oggi si fa carico Stradi, dovranno essere distribuite ad altri funzionari, con un sicuro aggravio di costi, da parte dell’amministrazione regionale.
Ottempereremo dall’11 dicembre alla pubblicazione sul sito Internet dell’Aeroporto e della Regione, con una pagina speciale, dove saranno riportati gli emolumenti anche di altri dirigenti della società. Certo non pensavamo che l’alto commissario anti corruzione Cantone trovasse il tempo di chiamare, pare di notte, la ministra Madia, per informarla dell’aeroporto del Friuli Venezia Giulia. Noi pensavamo che Cantone si occupasse più di corruzione che di trasparenza».
L’audizione del numero uno dell’Aeroporto ha suscitato un ampio dibattito. A difenderne l’operato il centrodestra compatto, mentre la Regione, rappresentata dall’assessore alle Finanze Peroni, ha ribadito la sua linea. Come è noto è stato per primo il vice presidente Bolzonello a chiedere, formalmente, le dimissioni del Cda, durante l’assemblea per il bilancio svoltasi nel giugno scorso. Richiesta caduta nel vuoto. Almeno fino a ieri.
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