Aeroporto, Dressi e Stradi si aggrappano alla poltrona
TRIESTE. Una difesa strenua, con le unghie e i denti del suo operato da presidente della società Aeroporto Fvg. La constatazione che i rapporti con il socio unico, da quando governa il centrosinistra, sono pessimi «ma non per colpa mia».
E una promessa: entro l’11 dicembre (domani) gli stipendi dei massimi dirigenti, primo fra tutti quello da 255 mila euro del direttore generale Paolo Stradi, saranno pubblicati in una pagina internet creata ad hoc e ovviamente consultabile anche dal sito della Regione Friuli Venezia Giulia, dopo che anche l’alto commissario anti corruzione Raffaele Cantone, aveva sollecitato la massima trasparenza.
Sergio Dressi, numero uno della Spa, nominato dal centrodestra nel 2012, si è presentato puntualissimo ieri mattina alle 10 davanti alla Sala Gialla del consiglio regionale, per l’audizione in Quarta commissione. Accompagnato da Stradi e da altri due funzionari, aveva il volto tirato e l’atteggiamento di chi qualcosa, bene o male, deve spiegare.
E lo ha fatto, fornendo ovviamente la sua versione, parlando senza mai interrompersi e consultando una pila di documenti, per oltre un’ora. Ha lamentato incomunicabilità con giunta e assessori nominati dal centrosinistra, mentre con «Savino, Riccardi e Seganti ci si vedeva almeno una volta al mese». Ha ripercorso tutte le tappe di quella che assomiglia sempre più a una via crucis: caso livrea, doppia seduta imposta da Bolzonello per approvare il bilancio, richiesta dei dati sui compensi, marketing, dettagli sulle società satellite (Midtravel e Fvg Security), bilancio che nel 2014 sarà in rosso «ma dopo tre esercizi positivi», drastico calo dei passeggeri «si fermerà al 14 per cento», tariffe aeroportuali, avvio dei lavori per il nodo intermodale, rapporti con Venezia «loro sono concorrenti, ma è logico che serva una sinergia». Infine, allargando le braccia, ha annunciato le dimissioni di due componenti del Cda dell’Aeroporto di nomina regionale, Danese e Zennaro.
Le reazioni al discorso? Il centrodestra compatto lo ha difeso. La leghista Barbara Zilli e la grillina Ilaria Dal Zovo si sono tenute tutti i loro dubbi. Il presidente della commissione Boem avrebbe voluto «più contenuti e meno polemiche. Mi attendevo un’audizione per capire la situazione in termini gestionali e di prospettiva, ma in realtà ci siamo trovati per quasi tutto il tempo ad ascoltare una relazione del presidente Dressi sui rapporti interpersonali tra la giunta e i vertici dell’Aeroporto».
L’assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni ha ribadito la linea dell’amministrazione: «la trasparenza è una cosa fondamentale, non minuzie. C’è stata una descrizione macchiettistica e retorica dei rapporti con la Regione, respingiamo ogni lezione di stile». Il capogruppo di Forza Italia Riccardo Riccardi ha chiesto «un’audizione dell’intera giunta sul futuro dello scalo. Appena un anno fa Serracchiani disse no all’alleanza con Save, adesso dopo le dichiarazioni dell’assessore Santoro, sembra aver mutato completamente linea.
Ci dicano cos’è cambiato da allora. Se non facciamo almeno 800 mila passeggeri l’anno in transito, la Regione dovrà sempre appianare le perdite. Scaricare responsabilità su questa governance di Aeroporto Spa non è la strada giusta». Severo Renzo Tondo (Ar): «Anche stavolta Serracchiani sceglie il piano della mediaticità e dello scaricabarile, evitando di occuparsi di dare una risposta strategica a chi le chiede che cosa ne sarà del nuovo aeroporto. Non c’è proposta, non c’è indicazione, non c’è prospettiva».
Critico pure Colautti (Ncd): «Questa Regione relativamente allo scalo dove vuole andare? Che progetti ha? Per un convinto regionalista come me credo che si sia e si stia continuando a perdere troppo tempo. O restiamo sul mercato trovando alleanze strategiche anche attraverso partecipazioni azionarie, o decidiamo di trasformarlo in una struttura in house e quindi con intervento della Regione».
Barbara Zilli (Lega) ha invitato a fare meno polemiche. «Mentre l’aeroporto precipita, la vecchia politica sproloquia, e si perde in siparietti nostalgici. Serve un piano di rilancio energico per riaffermare l’indispensabile centralità logistica della nostra regione. Non è colpa della crisi se gli altri scali italiani crescono e noi caliamo.
E non ha senso spararsi addosso tra destra e sinistra. Il 2014 lascia in eredità numeri su cui meditare. La Lega vuole trovare soluzioni». Dopo gli interventi di Lauri (Sel), Dal Zovo (M5s) e Revelant (Ar), le repliche di Dressi, Peroni e Boem. Ma le posizioni non sono cambiate: Dressi e Stradi restano incollati alle loro poltrone. Finchè dura.
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