Quella volta che si giocava nella terra dei derby...

di PIETRO OLEOTTO Drin, drin, drin. Ventisette anni fa squillava praticamente solo il telefono. «Andiamo a vedere il derby?». Dall’altra parte un giovanissimo David Braini, per tutti Dodo, goriziano:...
Di Pietro Oleotto

di PIETRO OLEOTTO

Drin, drin, drin. Ventisette anni fa squillava praticamente solo il telefono. «Andiamo a vedere il derby?». Dall’altra parte un giovanissimo David Braini, per tutti Dodo, goriziano: allora giocava nella San Benedetto, galleggiava tra la prima squadra e gli juniores. L’anno anno sarebbe finito, tra scinato dai vortici della vita, a Reggio Calabria, nella seconda squadra reggina, il Cap del professor Melara, per apprendere meglio il mestiere: quella del giocatore professionista che partiva dalle serie minori. Quella Reggio Calabria che sarebbe stata la sua ultima tappa nel Duemila, il 5 giugno 2000, quando era massaggiatore della Snaidero Udine e un incidente stradale spense tragicamente l’interruttore della sua vita.

Dodo era un ragazzo come noi, avrebbe cantato Antonelli Venditti, cresciuto a pane e derby in una regione che, a cavallo tra gli Anni 70 e 80, aveva avuto addirittura quattro “sfide di campanile” in serie A2. Con Udine, Trieste, Gorizia e Pordenone ad accendere l’entusiasmo, a richiamare migliaia di spettatori nei palasport per otto volte (andata e ritorno) a stagione. I derby triveneti? Quelli neppure si contavano, con Venezia, Mestre, Treviso, Verona in viaggio con le nostre squadre...

Il 10 dicembre 1989, al Carnera era in programma Fantoni Udine - Stefanel Trieste. Gorizia era di scena ad Arere, nell’hinterland milanese, e Braini non era stato convocato: «Andiamo a vedere il derby?». Perché no? L’attrazione verso il basket pulsante, fatto di sfottò e adrenalina pura, era fatale. Dodo, poi, era particolarmente legato a un personaggio della pallacanestro udinese che lo aveva scoperto e lanciato ad alti livelli, quel Gigi Colosetti che lavorò su tutti e due i fronti, nel settore giovanile e come vice allenatore. Fu lui che spese due parole per trovare i biglietti all’ultimo secondo e infilarsi al Carnera. «Udine o Trieste?», chiese una volta dentro. Udine, Udine. Anche se era più debole quella Fantoni, se paragonata alla Stefanel che, dopo aver conosciuto l’onta della B, scalò le serie fino alla cima con Boscia Tanjevic. Ricordo Larry Middleton contro Lorenzo Bettarini, Winfred King lottare là sotto con quel campanile di Davide Cantarello, Beppe Valerio incrociare l’ex pro Terry Tyler. Vinse Udine però, alla faccia dei pronostici, 86-80 nell’anno che vide la promozione di Trieste in A1 e la retrocessione di Gorizia nella terra dei derby.

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