Non c’è Olimpiade senza un Cecchini «Vado a Tokyo, la mia Elena mi mancherà»

l’intervista
Sventolerà anche alle Olimpiadi di Tokyo, accanto a quella a cinque cerchi e a quella tricolore la bandiera della famiglia Cecchini di San Marco di Mereto di Tomba, una di quelle a più alto quoziente ciclistico della regione. Non ci sarà Elena, già olimpionica a Rio, tre volte campionessa italiana, vice campionessa d’Europa e tanto altro, ma ci sarà il fratello Daniele, 5 anni di più, quindi 34, che ieri è partito per Tokyo in qualità di osteopata della nazionale italiana di ciclismo, insomma più o meno la “seconda casa” della sorellina nell’ultimo decennio. E allora? Daniele la prende con filosofia, con tatto. Insomma, da perfetto fratellone. «Elena non è stata convocata, mi mancherà un sacco, ma è forte tornerà a grandi livelli e solo fra tre anni a Parigi magari ai Giochi torneremo tutti e due».
Daniele, da dove cominciamo?
«Da una famiglia di ciclisti. Mio padre, appassionatissimo e corridore nella Libertas Pratic Ceresetto, il team di casa, fino agli allievi e mio zio Andrea, ora presidente di quella società ed ex sindaco di Mereto, anche buon dilettante. Io così in bici da bimbo, trafila nelle giovanili e poi under 23 nel Caneva e nella Bibanese con Alessandro De Marchi e Andrea Fusaz. I miei cugini Silvia e Nicola, in bici così come mia sorella».
Poi?
«Corro col mito Cipollini in testa, sono veloce, divoro in allenamento il Monte Prat, ma poi mi schianto contro la piramide del grande ciclismo che si assottiglia. La sorellina invece, che corre spensierata per divertirsi, ed è questo il suo segreto, ed è pure una secchiona a scuola, riempie la casa di argenteria pregiata a suon di trofei».
E allora?
«Finisco il Malignani, diploma di perito elettrotecnico, trovo lavoro alle Latterie Friulane all’ufficio acquisti, posto sicuro, e intanto faccio corsi su corsi per fisioterapista, perché il ruolo di massaggiatore, manipolatore di muscoli ma anche confessore mi intriga parecchio. Comincio ad esercitare, mi creo un giro grazie al ciclismo, e...».
Cosa succede?
«A 25 anni, quando comunque ho un lavoro sicuro anche quando le Latterie passano a Parmalat, mi licenzio e mi iscrivo a Padova al corso universitario di osteopata. Cinque anni nemmeno, e nel 2017 apro uno studio a Mereto di Tomba».
E la Nazionale?
«Già nel 2015 avevo collaborato alla Lotto Soudal, allora il team di mia sorella, poi, dopo aver mandato il curriculum alla Federciclismo, inizia la mia collaborazione con l’Italia donne e il ct Dino Salvoldi, seguo in particolare la pista. Coppe del mondo, trasferte, Mondiali a Doha e Bergen e... la convocazione per i Giochi».
Elena come l’ha presa?
«È felice per me, mi ha appena chiamato perché preoccupata che fossi stanco dopo 15 giorni filati di ritiro. “Vedrai ti riposerai in aereo”, mi ha detto. È chiaro, mi dispiace per lei, ma si rifarà perché è forte. È andata con coraggio nella squadra più forte del mondo, il Team Sd Worx della Van der Breggen, l’università del ciclismo donne, la concorrenza è alta, ma già dal finale di stagione e nella prossima andrà alla grande».
Massaggiare anche la sorella cosa vuol dire?
«Meglio non farlo con parenti, il massaggiatore è anche un “confessore” nell’ora in cui si curano i muscoli di un atleta. Ma quando serve con lei ed Elia, il suo fidanzato, ci sono».
E le altre azzurre, le rivali di “Ele” come la trattano?
«Bene, ormai sono uno del gruppo, la professionalità vince sempre».
A Tokyo troverà appunto Elia Viviani, il fidanzato di Elena, che sarà addirittura il portabandiera...
«Sarà una grande emozione ed è per me un onore quando mi capita di massaggiare un campione olimpico come lui...uno di famiglia. Poi a Tokyo in pista ci sarà anche il giovane buiese Jonathan Milan, che già si è prenotato per una foto con la bandiera del Friuli. Farò il tifo per loro: sono da medaglie pesanti».
È fidanzato?
«Sì, con Isabella, di Pagnacco, ex giudice di gara e ricercatrice in tecnologie alimentari all’Università di Udine. È paziente...E non è nemmeno gelosa sa?».
Nozze in vista?
«Chissà, dopo Tokyo... Magari riusciamo a battere Elia e la sorellina con un colpo di reni. Come i migliori pistard». Che bella storia. Non trovate? —
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