Il primo flop dell’Udinese: i bianconeri non sfruttano il clima di tensione e a Roma ne prendono tre
Runjaic azzarda all’Olimpico un undici offensivo, ma paga dazio a distrazioni e metro arbitrale

Si ferma a Roma la corsa dell’Udinese capolista, un brusco risveglio dopo la sarabanda di Parma che lascia i bianconeri comunque nei quartieri nobili della classifica, anche se le dimensioni della sconfitta, un secco 3-0, faranno meditare Runjaic sull’assetto tattico che la sua squadra può sopportare, soprattutto al cospetto di avversarie di caratura internazionale come la Roma ora nelle mani di Ivan Juric. All’orizzonte c’è l’Inter, attesa per sabato pomeriggio allo Stadio Friuli - Bluenergy Stadium.
Per una partita che nasce in un clima irreale, con tutta la Curva Sud – l’anima del tifo giallorosso – vuota nonostante le dimissioni della ad Lina Souloukou, ritenuta responsabile dell’esonero dell’amato Daniele De Rossi, “mister Kosta” sceglie una formula offensiva, fin troppo offensiva come si capisce dalle prime battute.
L’Udinese si schiera con il 3-4-2-1, ma uno dei due “mediani” è Ekkelenkamp, un jolly che sembrava destinato più che altro alla trequarti, assieme Thauvin, dove invece il tecnico tedesco ripesca Brenner, con il rischio di ritrovarsi nel pugno soltanto le mosche. Poca cosa il brasiliano quando gli si chiede di cucire il gioco, di scendere, ammortizzare le avanzate giallorosse e ripartire. Questione di caratteristiche, anche se ormai si è capito che in bianconero vorrebbero forgiarlo da trequartista.
L’idea è quella di impiegarlo alla Thauvin sul lato sinistro, ma i risultati sono mediocri, anche perché gioca soprattutto la Roma e Lucca ingaggia fin dai primi minuti una lotta su due fronti, diventando impalpabile nelle sponde. Deve guardarsi dai tentacoli di Ndicka e dal metro di giudizio di Ermanno Feliciani di Teramo, arbitro che pensa si poter dirigere all’inglese, come se passando dalle serie minori alla A bastasse ignorare i contatti. Auguri. Il centravanti di Moncalieri, cade immediatamente nel trappolone: dopo pochi minuti perde un pallone banale, insegue l’avversario, lo atterra e si prende un cartellino giallo che lo condizionerà per il resto della frazione.
Una frazione che l’Udinese gioca davvero male: il centrocampo si schiaccia troppo sulla linea della difesa, dove Runjaic punta su Kabasele al posto di Giannetti, neppure in panchina dopo l’affaticamento accusato a Parma. Bisognerebbe tenere la Roma al palo per far montare il nervosismo giallorosso, ma Kabasele sbaglia l’anticipo, Bijol l’intervento sul un pallone in uscita e Dovbyk si ritrova il pallone sul sinistro per il diagonale del vantaggio dopo 19’. Dieci minuti dopo un petardo annuncia l’entrata della Curva Sud per contestare e tifare “la maglia”. L’Udinese, invece, pare non aver fatto ancora ingresso in campo.
Runjaic prova a rivoltare la frittata come a Parma, con i cambi nell’intervallo: dentro Davis fuori Lucca. Avrebbe cambiato volentieri anche Feliciani, ma per quello bisognava chiedere a Rocchi. E chissà cosa dirà il designatore al suo arbitro e al collaboratore di linea Alessandro Costanzo da Orvieto, zona di grandi acque minerali: sarà per questo che si beve come un allocco il fallo che Dovbyk fa su Kristensen, intento a proteggere il pallone a un passo dal fallo laterale. Imbucata per Dybala che trova il fallo da rigore e lo tira per il 2-0.
Lì finisce praticamente la partita. Mister Kosta resta della propria idea, il 3-4-2-1, ma ruota un po’ gli uomini: soprattutto quando vede che Ekkelenkamp non inquadra neppure il bersaglio dal limite. Entra Lovric al posto dell’olandese. E anche Zemura per Kamara. Trova così l’occasione per riaprire la partita, con un contropiede sull’asse Brenner-Thauvin: il sinistro del francese è destinato all’incrocio, Svilar lo toglie dal sette. È l’inizio della fine. Dopo pochi minuti entra Baldanzi al posto del fischiatissimo Pellegrini e mette il terzo pallone alle spalle di Okoye. Meglio utilizzare gli ultimi giri di lancette per far assaggiare un po’ di Serie A a qualche esordiente, o semi. Dentro anche Bravo e Touré, per il “game over”.
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