
Aquila contro Alabarda, l’orgoglio dei tifosi friulani al derby di Trieste: «Siamo stati in partita fino all’ultimo»
Cori incrociati, bandiere e cuore oltre il risultato: le due tifoserie accendono la Serie A dopo 21 anni
Mancano 16 minuti, le squadre si scaldano in campo. Un coro irrompe al PalaTrieste “Udine, Udine”. Fischi, fischi dalla curva al parterre cercano di coprire la voce dei friulani. Il derby comincia dagli spalti, prima che in campo. Il derby, è altro, lo sappiamo. È molto altro. È rivalità che fa storia ormai. È una dualità, la bandiera che sventola diventa orgoglio, identità, una terra per cui cantare, fino alla fine, fino a perdere la voce. Il palazzetto si ferma per il ricordo. Cala il silenzio e si alza uno striscione “Raffaele Marianella”. Il pensiero e i cuori di tutti sono rivolti all’autista morto nell’agguato al pullman del Pistoia basket e alla sua famiglia da cui non è più tornato a casa alla fine della partita contro il Rieti.
Si comincia con la voce di Battisti e lo sventolio di centinaia di bandierine che colorano il palazzetto di bianco e rosso. Il colpo d’occhio non manca. Ma i tifosi friulani – in trecento – si fanno sentire eccome. La Gioventù bianconera alza la voce “Forza ragazzi”.
Tra il pubblico c’è il presidente della Regione Massimiliano Fedriga. Chi tifa? Chiediamo. «Sono imparziale per quanto riguarda il tifo – dice sorridendo –. Sono davvero orgoglioso di assistere al derby in serie A tra due squadre del Friuli Venezia Giulia e faccio i miei complimenti a entrambe le società».
Ci sono anche il vicegovernatore del Fvg Mario Anzil («è una grande bella sfida per il basket della nostra Regione»), l’assessore Fabio Scoccimarro e il deputato Walter Rizzetto. Incrociamo il sindaco di Tolmezzo Roberto Vicentini, «Partite del genere non si possono mica perdere» dice. Nel primo tempo l’Apu scappa in avanti. I tifosi si fanno sentire. Replicano gli alabardati.
Entrambi la vogliono questa vittoria. A ogni canestro dei ragazzi di Gonzalez è un boato che scuote gli spalti, fino a quello del sorpasso nel secondo quarto. Duello, si diceva. Quello che i tifosi aspettavano da 21 anni in Serie A. «Il campionato per l’Apu inizia a Trieste. Siamo con i ragazzi» ci avevano detto i tifosi dell’Apu Fan Club Udine alcune sere fa al Blackstuff di Udine.
E lì si sono riuniti per guardare la partita (nonostante qualche inceppo della Lba tv, poi risolto). A 86 chilometri di distanza la curva bianconera non smette di incitare i suoi ragazzi ed un voce sola quando Ikangi piazza due triple. “Udine, Udine” si alza il coro. Applaude ed esulta il presidente Alessandro Pedone seduto dietro la panchina dei suoi ragazzi.
Le bandiere bianconere sventolano da quello spicchio lassù riservato agli ospiti in un palazzetto di rosso vestito dove tutti cantano assieme alla Curva Nord. È sfida dura in campo, lo è anche fuori.
Intervallo finito, si riprende. Aquila contro Alabarda. La storia che si ripete, la rivalità che si accende a ogni canestro. «No son furlàn» intitolata il giornalino distribuito ai tifosi. E intanto la bandiera del Friuli sventola con orgoglio dall’altra parte del palazzetto. È punto a punto. Fischi, applausi, cori. Il derby scorre nelle vene, c’è poco da fare. Accende, infiamma, fa urlare, fischiare, fa cantare chi “Chi non salta è un friulano” a migliaia di loro e tutti a Trieste saltano. Fa gridare ancora più forte “Udine, Udine”.
Sulla tripla di Brown che porta i biancorossi sull’88-83 il palazzetto è una voce che si leva “Trieste” e tutti si alzano in piedi. Ma mica molla la Gioventù bianconera. Si canta ancora, fino alla fine. La gente che non molla. «È stata una gran bella partita, mi è piaciuta molto l’energia di Toscano–Anderson, ci sono state delle azioni veramente pazzesche» commenta Francesco Ferrari della Gesteco Cividale al PalaTrieste con il fratello Alessandro e Leonardo Marangon. «La differenza nell’ultimo quarto sono stati gli scontri individuali che Trieste ha prevalso – afferma Igor Cecotti, tifoso bianconero –. Peccato perché l’Apu è stata sempre in partita fino all’ultimo». Ci hanno creduto fino alla fine. La partita finisce, non la battaglia sugli spalti. Quando i giocatori sono negli spogliatoi, le due tifoserie ancora cantano. Molto più di un derby, del resto.
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