Basket, niente da fare per l’Apu: il derby è di Trieste
I bianconeri reggono per 35 minuti, poi il crollo nel finale di partita: ultima posizione in classifica

“Chi non salta friulano è”, canta il PalaTrieste ebbro di gioia. Il derby è biancorosso e l’Apu ancora una volta deve masticare amaro. Lo fa dopo aver lottato, segnato, sbagliato. Lo fa ancora una volta senza avere il massimo da troppi giocatori (Brewton, Dawkins, Spencer) e inceppandosi in attacco proprio sul più bello. Finisce 92-85. Vero, i quattro avversari finora incrociati sono stati tosti, ma urge darsi una mossa. Non si possono regalare ogni volta almeno due stranieri (almeno). La Serie A non ti aspetta.
“Udine, Udine”, bordate di fischi. E via la litania pre derby che fa andare logicamente in fumo il bon ton. Per fortuna le due tifoserie, guardate a vista come non mai specie dopo i fatti di Rieti, si limitano a questo. E’ una bolgia il PalaTrieste. “Chi non salta friulano è”, e via così. C’è solo un lampo di tregua, termine che va di moda negli ultimi tempi, quando il palazzo si ammutolisce per davvero per il toccante minuto di raccoglimento all’autista ucciso a Rieti.
Poi sulle note dei Giardini di marzo di Battisti il colpo d’occhio con seimila bandierine svincolate è da urlo. A Udine serve la partita perfetta. Perché Trieste è ferita e arrabbiata. E, sulla carta, è più forte.
Hickey e Bendzius guidano una squadra che difende forte. Vertemati si gioca subito capitan Alibegovic e poi Ikangi su Ross. Due schiacciate del totem Sissoko a parte, la prima metà di quarto dell’Apu è perfetta con un Hickey a menare le danze. Al 5’ è 9-19 e 26-30 alla prima sirena: Trieste regge grazie ai liberi, perché l’Apu entra troppo presto in bonus, e alla solita tripla del friulano Candussi. Ed è un peccato.
Allora Trieste blinda la difesa e fa alzare i decibel del palasport, se ce ne fosse bisogno. Mekowulu da sotto se la gioca con Sissoko, l’Apu non corre più, che è il suo segreto, e ovviamente su Hickey coach Gonzalez aggiusta il tiro con la staffetta Ruzzier-Ross. Si fa vivo eccome anche Toscano Anderson, uno che ha vinto l’anello Nba, che Trieste aspetta da settimane.
Brutta notizia come le triple di “mano quadra dell’ex De Angeli e ancora di Candussi. Fa fatica Udine perchè non ha nulla da Brewton e Dawkins (regge l’alibi della caviglia?) e di nuovo poco dal lituano ma tanto da Alibegovic e Cazavara. E Ikangi. Che fa l’americano con 8 punti di fila: 47-49 all’intervallo l’Apu nonostante il pasticciaccio di Brewton allo scadere. Signori americani, questi ragazzi hanno portato una città in serie A. Salire sul treno in corsa please, al più presto. Udine tira 6 su 19 da tre (contro il 6 su 15 dei rivali), pareggia a rimbalzo.
“Udine, Udine” ci credono i 300 nello spicchio. Anche quando Sissoko, sotto di noi, va in cielo per schiacciare un alley-oop. Impressionante. Alla stazione di Sistiana Visogliano però sul treno Apu sale Brewton: sei punti di fila. Gioca da solo, ma lo fa bene, ma si spegne Hickey: intesa da oliare. Una tripla di Mirza esce di un niente, sarebbe stato il +6, invece l’Apu becca un parziale di 10-0 terrificante a metà quarto perché Sissoko da sotto domina (64-60). E l’Apu ha subito un fallo, mentre Trieste è sempre in lunetta.
Tripla di Bendzius e, udite udite, 5 punti di Dawkins. Controsorpasso: 65-69 dopo 28’, 71-73 a fine quarto. Costa carissimo, ancora una volta, il bonus raggiunto troppo presto dall’Apu. Trieste banchetta in lunetta. Allacciate le cinture, sarà una lunga volata. Rullano i tamburi dei tifosi friulani. Ci credono eccome. C’è uno zero in classifica da cancellare. Triplona di Hickey, poi però stoppato da Sissoko. Tensione a mille, si gioca in una bolgia. Come sempre l’Apu non ha punti dai lunghi e solo col tiro al bersaglio vincere è una specie di roulette russa anche perché Trieste, che lo sa, difende forte sugli esterni e ha un Sissoko letteralmente dominante.
E questo fa la differenza. Calzavara e Ikangi, superlativi, non mollano di un millimetro. Ma Trieste entra troppo facilmente nell’area Apu: 81-80 a 5’ dalla fine. Servirebbe un finale perfetto a Udine, di tiri non forzati e di qualche viaggio in lunetta. Ross però è un rebus, anche per Hickey, e l’inerzia del derby a 4’ dalla fine è nelle mani dei biancorossi. Sembra perdere lucidità e convinzione l’Apu, ha troppe pedine che non vanno. E’ stata costruita per essere un orologio, se le lancette non girano in sincronia in serie A l’orologio si inceppa. Ma è lì, incollata da squadra di valori (e talento) al derby: 83-81 a 3’19” dalla fine. E poi ancora 85-84 a 1’44” .
Ma la partita la uccide Brown a 1’32” dalla fine con la tripla del 88-83. Alibegovic (super) non ci sta -per carità bravo ma non deve essere lui a tirare la carretta - 88-85, ma Utoff sistema tutto dalla lunetta e Hickey, calato nel finale, non fa il miracolo. Trieste gioisce, era sull’orlo della crisi e rinasce sul più bello. La banda del presidente Pedone, invece, medita. Per come è stata costruita partite contro squadre così l’Apu le può vincere solo se è perfetta. Quando non lo è se la gioca davvero con altre tre o quattro. Meglio non pensare alla partita con la Virtus buttata nel ce..stino. Allacciate le cinture.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto








