La scrittura come cura: il laboratorio tra istituti superiori e le scuole in ospedale

La biblioteca dell’istituto Flora, capofila del progetto, ha coinvolto gli studenti anche in diverse iniziative da concorsi a collaborazioni con riviste

Veronica Milio

Uno spazio di creatività e condivisione, basato sulla libera espressione, sull’aiuto reciproco e soprattutto su quello che la scrittura ci aiuta a fornire a noi stessi. Ecco ciò che Alessandra Merighi, docente dell’Istituto superiore Flora e responsabile della biblioteca scolastica, e il dottor Maurizio Mascarin sono riusciti a garantire ai ragazzi dell’Area giovani del centro di riferimento oncologico di Aviano, reparto dedicato ai pazienti tra i 14 e i 24 anni.

Aperta nel 2007 dal dottor Mascarin, l'area ha offerto l'occasione ai ragazzi di mettersi in gioco con quello che è diventato un laboratorio di scrittura permanente che unisce i giovani scrittori delle scuole superiori e quelli delle scuole in ospedale, del nostro territorio e non solo. La biblioteca dell’Istituto Flora - capofila del laboratorio permanente di scrittura e distintasi da sempre per la grande importanza attribuita alla lettura e alla scrittura come attività formative e fondamento da cui far partire la didattica - ha coinvolto le altre scuole in una serie di progetti (dalle partecipazioni a concorsi a collaborazioni con alcune riviste) che gli studenti hanno accolto e continuano ad accogliere con entusiasmo, nonostante la dedizione richiesta, perché, alla fine, la gratificazione compensa.

Ai pazienti dell’Area giovani, la cui attuale responsabile è la dottoressa Elisa Coassin, vengono proposte diverse attività che permettono di scoprire o approfondire diversi interessi; proposte di canali di espressione che fungono da step intermedio per i ragazzi che hanno difficoltà a condividere la propria esperienza e il proprio mondo interiore. Trovare una nuova passione aiuta a stabilizzare una propria identità e a non ridursi alla malattia. L’Area giovani è nata con la scrittura, con diari cartacei distribuiti nelle camere, mezzi di comunicazione tra i medici ed i ragazzi sui quali questi ultimi annotavano qualsiasi cosa volessero condividere. La raccolta di questi pensieri, intitolata “Non chiedermi come sto, ma dimmi cosa c’è fuori”, è stata poi pubblicata e messa in vendita. Come dice il titolo però, è un bisogno umano anche quello di guardare fuori e confrontarsi con la quotidianità, specialmente quando ci si sente un’eccezione.

Grazie al contributo della professoressa Merighi, dal 2014 sono cominciati gli incontri con l’autore a cui hanno partecipato i ragazzi del Flora, dell’Area giovani e quelli provenienti da altri istituti superiori. Le edizioni che risalgono al periodo della pandemia erano strutturate come un concorso online a cui hanno partecipato anche i ragazzi di gran parte d’ Italia. I brani selezionati sono stati poi raccolti e pubblicati nei volumi “Sposta la tua mente al dopo… e raccontalo” e “La storia siamo noi”.

A partire dal quarto volume, “Noi, la felicità”, è nata la collaborazione con il liceo Galvani, i cui studenti hanno curato le illustrazioni contenute nel libro. I proventi dei volumi di ogni edizione sono devoluti alla ricerca sui tumori adolescenziali.

Da due anni, il progetto si è ulteriormente arricchito con la versione audiolibro, grazie alla collaborazione con l’associazione Polaris - Amici del libro parlato, che ha coinvolto il Centro internazionale del libro parlato di Feltre. Con il quinto e più recente volume, “Un coraggio senza tempo”, è stato realizzato un podcast, grazie a Radio Magica, Progetto LeggiAmo 0/18, come ha spiegato la professoressa Zanghi, che si occupa dell’editing dei volumi, insieme alla professoressa Merighi. Il professor Losapio, che all’interno del progetto si occupa di fornire i mezzi e gli spunti da cui partire per le produzioni scritte, ha sottolineato poi quanto sia importante la scrittura all’interno dell’esperienza scolastica e di come essa fiorisca particolarmente quando è frutto della collaborazione di più menti, “per il semplice motivo che la conoscenza sta nell’intermediazione di una comunità, in ciò a cui una collettività dà valore”.

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