Viaggio nei quartieri di Udine: l’appello di Beivars sul tempio crematorio: «Prima la salute»

Nel caffè con i lettori del Messaggero Veneto i cittadini hanno ribadito tutti i loro timori per l’impianto nascente. «l coordinatore del consiglio di quartiere Canciani: «Uniti possiamo cambiare le cose»

Simone Narduzzi
L’incontro avvenuto l'8 luglio all’Osteria pizzeria Beivars
L’incontro avvenuto l'8 luglio all’Osteria pizzeria Beivars

Il processo, oramai, è avviato. Che fare, dunque? Opporsi al nuovo tempio crematorio o agire, piuttosto, affinché l’opera, già in costruzione, risponda a precisi dettami, riduca pertanto al minimo ogni impatto sul quartiere, sulla sua gente? La gente, quella di Beivars e Godia, l’8 luglio ha lanciato nuovamente il suo appello in risposta alla nascita di un impianto che turba, indispettisce. Spaventa. L’occasione il nuovo caffè del Messaggero Veneto, l’incontro avvenuto all’Osteria pizzeria Beivars alla presenza di una nutrita delegazione di cittadini attivi, scontenti ma al contempo informati. A guidarli il coordinatore del consiglio partecipato locale, il dottor Mario Canciani.

Un rendering del tempio crematorio in costruzione
Un rendering del tempio crematorio in costruzione

«Quando mi sono trasferito qui, 20 anni fa – ha detto quest’ultimo –, mi sono subito reso conto di come questo quartiere avesse tutte le caratteristiche per diventare il giardino di Udine: varietà delle piste ciclabili, parchi urbani, qualità della vita. Questo, ancora oggi, è un quartiere che mantiene le caratteristiche paesane di un tempo, con la cittadinanza che partecipa alla vita di tutti i giorni e si muove unita per dare un contributo. Molto, qui, parte dal basso: la politica lo sa ed è attenta all’umore delle persone. Se siamo uniti, possiamo cambiare le cose».

I VIAGGI NEI QUARTIERI DEL MV

In meglio, facendo, perché no, fronte comune sotto la bandiera di realtà, associazioni locali. «Sono nata qui e qui voglio continuare a viverci – il pensiero di Franca Paravano, presidente del comitato Beivars vive –. Amo questa zona, ma purtroppo di recente è tornata alla ribalta la questione del tempio crematorio che, insieme alla costruzione di due parchi fotovoltaici, avrà sicuramente un impatto sulla qualità della vita, sul nostro vivere in un contesto di verde. Per quanto riguarda il tempio, come comitato stiamo cercando l’interlocuzione con l’amministrazione, che per ora si è dimostrata aperta a un confronto. Abbiamo avanzato delle richieste e siamo abbastanza fiduciosi del fatto che si possa instaurare un dialogo costruttivo per cercare di limitare al minimo i danni ambientali e quelli legati alla salute».

Su questa linea il pensiero di Giuseppe Ruggiero, da 25 residente in zona: «Dobbiamo fare il possibile perché l’opera venga resa meno inquinante. Occorre lottare non tanto per fermare i lavori quanto per far sì che le cose vengano fatte per bene, chiedendo anche opere di compensazione». Vania Del Forno abita in via Emilia, con la famiglia, da 12 anni: «Se le cose non verranno fatte con tutti i crismi, stiamo valutando di cambiare casa. E mi dispiacerebbe molto. I nostri vicini, peraltro, sono famiglie giovani che potrebbero fare il nostro stesso ragionamento, anche in virtù del deprezzamento che andranno a subire i vari appartamenti».

È stato però Donato Solari a farsi portavoce di una posizione meno accomodante, giustificata dal timore per la propagazione di agenti inquinanti nell’aria: «Mi sono informato e le emissioni che verranno monitorate sono solo quelle legate a monossido di carbonio, polveri e ossido di azoto. Questi sono i prodotti della combustione del metano, non di quel che c’è all’interno del tempio, dove sono presenti, fra gli altri, mercurio, zinco e diossine, fra le principali cause di cancro e malattie degenerative del sistema nervoso. Il sindaco, primo responsabile della salute dei cittadini, dovrebbe prendere in considerazione di fermare l’impianto». Da Canciani, dunque, la promessa: «Faremo controlli per conto nostro, a costo di acquistare gli strumenti adatti».

Tornare indietro, ad ogni modo, non sembra possibile. «C’era stata un’interlocuzione – ha commentato, in tal senso, Lucio Costantini – dell’assessore Pirone, il quale aveva buttato lì come fosse stata considerata la possibilità di tornare indietro, ma come i costi si fossero fatti elevati. E le vite delle persone non hanno costi? Impegnatevi, fate dei debiti: vogliamo preservare la saluta nostra, dei nostri figli e dei nostri nipoti».

Il richiamo a uno scrupoloso monitoraggio è così arrivato anche dall’ex presidente del locale consiglio di quartiere, Dino Fabris: «Presumo che, grazie alle nuove tecnologie, sia possibile avere un controllo efficace. Ma sono d’accordo, l’amministrazione deve garantire la nostra salute». Su questo punto ha voluto insistere, infine, anche Sandra Aristei, presidente del comitato Paderno Beivars: «Il sindaco dovrebbe metterci la faccia. Vediamo quali saranno le compensazioni. Noi, intanto, agiamo uniti, cerchiamo un confronto a cui il sindaco non potrà sottrarsi». 

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