Viaggio nei quartieri di Udine: il nuovo volto di San Rocco, dove la comunità resiste a disagi e abbandono

La storica area cittadina sta attraversano un robusto cambiamento demografico. Le attività tengono vive un senso di unione

Simone Narduzzi
L'area attorno a via san rocco / foto petrussi
L'area attorno a via san rocco / foto petrussi

Disagio silente, edera che, zitta zitta, invade una comunità ancora in fiore. Quella, storica, di san Rocco. Radicata intorno a una, due chiese e qualche attività. Un paio di bar, l’edicola, il panificio. Luoghi cardine per un quartiere che, in barba a crimini, anche efferati, fenomeni di abbandono e cambiamento demografico, vive. Ogni giorno, in silenzio. E guai a lamentarsi.

«Noi friulani parliamo poco – ci spiega la signora Fabiola, 72enne residente in zona –, ma viviamo molto dentro. Il friulano è così». Guarda, se serve agisce. Laddove necessario, però, segnala, come in questo caso: «Sempre più spesso – racconta la cittadina – vediamo girare polizia, vigili del fuoco, carabinieri. Questo è il disagio che viviamo nel nostro quartiere». Siamo a pochi passi da via Joppi, dove soltanto lo scorso 17 aprile si è consumato l’omicidio di Samia Bent Rejab Kedim. Intorno, case popolari, case abbandonate invase dall’edera. Ma anche siepi di gelsomino, gente che, attorno a un bicchiere, chiacchiera.

L'edicola di via San Rocco. Foto Petrussi
L'edicola di via San Rocco. Foto Petrussi

«Qui ci conosciamo da venti, se non cinquant’anni – racconta ancora la signora Fabiola –. Siamo una comunità molto unita, in cui ognuno dà una mano all’altro. Quando qualcuno viene ricoverato in ospedale, per esempio, parte il passa parola e a turno si va a trovare quella persona. Siamo come una famiglia». Al tavolino del bar di fronte, a rispondere è Milvia Zanello, di 89 anni: «Prima ci si parlava di più. Le famiglie si incontravano a pranzo, si badava ai figli degli altri». Ex titolare dell’iconico bar All’assaggio di via Tiberio Deciani, l’anziana è persona nota, anche in zona San Rocco: «Non fai in tempo a sederti – commenta l’amica Fabiola – che ti ha già offerto da bere. Sono queste le cose che ci tengono uniti, insieme al rispetto per le persone. Adesso, però, qui c’è parecchia diffidenza. Da friulana, sinceramente, faccio ormai fatica a ritrovare la mia lingua, le mie origini. Certo, qui ci sono molte persone integrate e rispettose, ma altre purtroppo non lo sono e non provano nemmeno a esserlo». Ciononostante, la gente pare serena. Appare, come detto, silente nel suo quotidiano, costruttivo convivere.

«Questo quartiere ha una sua identità storica – conferma Silvana Cremaschi, rappresentante in consiglio di quartiere dell’Associazione di volontariato Venezia –: la nostra realtà agisce in tal senso, per la costruzione di una rete di vicinato. Tutto funziona grazie all’opera di chi abita il quartiere: così riusciamo a fare assistenza agli anziani, ai malati, ma non solo. Un grosso intervento riguarda i più piccoli, molti provenienti da famiglie straniere, che i volontari aiutano nei compiti»

Il focus si sposta allora sui servizi, su edifici e infrastrutture. «I lavori sulle strade – rende atto, in particolare, la signora Fabiola – stanno andando avanti bene. Anche questo è un aspetto che può contrapporsi al disagio». Passeggiamo, quindi, per le vie del quartiere, notando qua e là interventi tuttora in corso. All’occhio salta una rampa, un marciapiede. Lo sguardo, intanto, va a posarsi pure su un paio di edifici, privati, in evidente stato di abbandono. Il primo, quasi un maniero, si affaccia su via della Valle. Con tanto di giardino, ai passanti parla di tempi andati, forse gloriosi. Dando tuttavia al contempo testimonianza di trascuratezza. Discorso simile per il grande fabbricato racchiuso tra via Joppi e via Vipacco, due piani squadrati presi d’assalto da un verde selvatico e selvaggio.

Entriamo, infine, dentro all’edicola di via San Rocco. Ad accoglierci, Daniele Zulian: «Sono contento che veniate a trovarmi per qualcosa che non è legato alla cronaca nera», dice, con velata mestizia. Notiamo la grande fornitura di giornalini e fumetti. Insomma, di articoli per i più piccoli: «Una volta ero molto più fornito. Ma adesso tanti genitori non incentivano più la lettura».

Sugli espositori, anche delle carte Pokémon: «Molti ragazzi vengono qui perché costano meno, non perché sono affezionati al posto». Rieccolo, quel senso di appartenenza in crisi. In crisi, certo, ma ancora presente: nell’edicola, in un bar. Fra la gente di una comunità ancora in fiore. 

Il parco Umberto Saba

Uno spiazzo pressoché intonso. Verde a perdita d’occhio e cemento, in un punto tattico. Nei meandri di via Joppi, il parco Umberto Saba offre al suo interno un campo da basket e calcio, pure uno, sorto più di recente, dedicato alle bocce. E poi panchine con tavoli in legno, fontanella e giochi per i più piccoli. Lo spazio ideale, insomma, per assolvere al fine aggregativo che tanto valore assume nel contrasto di un disagio senz’altro presente nel circondario.

Eppure, man mano che ci si addentra in quegli spazi, cresce la consapevolezza di come, probabilmente, l’area richieda maggiore cura per poter assolvere davvero al suo compito. Manca l’altalena, infatti, in prossimità dello scivolo. Gli animaletti a dondolo che puntellano il grande giardino, a un’occhiata più attenta, si mostrano danneggiati, sporchi. Un peccato. A macchiar quel quadretto, in partenza idilliaco, bucolico, anche i graffiti, intesi non come street art ma quale sfogo sotto forma di scritte cacografiche. Un peccato, si diceva. Senza contare la mancanza di illuminazione, l’assenza di un sentiero che, dall’ingresso, conduca all’area dei giochi.

«Il parco Umberto Saba rappresenta uno sfogo importante per il quartiere – spiega Ilaria Crose, portavoce del comitato San Rocco –. La situazione dell’area è una delle cose che abbiamo segnalato all’amministrazione. Abbiamo già avuto modo di verificare, comunque, quanto quest’amministrazione sia attenta nei confronti del verde».

A fare il punto sulla situazione attuale del parco, allora, è l’assessore al Verde pubblico Ivano Marchiol: «L’area è molto grande, ha delle bellissime piantumazioni. In generale, come servizio del verde, stiamo strutturalmente pensando a degli interventi complessivi nei parchi della città. Certo, occorre del tempo per organizzare il tutto. Ma è un discorso che vorremmo fare a tappeto».

Sull’area in questione, l’assessore aggiunge: «Come dimostrano le varie piantumazioni effettuate in questi due anni, il parco è già attenzionato. Non per niente, proprio sulla strada che conduce all’ingresso, abbiamo fatto un marciapiede nuovo. In prospettiva, poi, lì ci passerà anche la Fvg4, quindi ci sarà il passaggio della pista ciclabile proprio per via della Valle e via Joppi. Sulla stessa via della Valle è prevista la creazione di un attraversamento pedonale rialzato, come richiesto dai cittadini».

In tale contesto, il parco può agire come «fulcro di ricettività», spiega ancora Marchiol: «Una volta effettuati gli interventi già messi in programma – chiarisce allora – c’è la prospettiva di valorizzare quel parco con degli interventi. Ma in questo caso ci troviamo ancora in una fase precedente. Si possono fare tanti ragionamenti, ma sono ragionamenti che vogliamo fare con il quartiere quando arriverà il momento giusto. Non escludo, per esempio, che vicino all’area cementata si possa creare un chioschetto».

L’idea proposta dall’assessore andrà a far parte di un elenco che starà ai cittadini comporre, punto per punto, col supporto del consiglio di quartiere partecipato. Quando i tempi saranno maturi. —

 

 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto