Viaggio nei paesi: la battaglia di Aquileia contro il parco fotovoltaico

ll progetto per l’impianto fotovoltaico da 21ettari pregiudica le risorse archeologiche, paesaggistiche e agricole Il sindaco Zorino: istituzioni unite per tutelare il territorio. Il presidente della Fondazione: sfregio al nostro lavoro

Alessandra Ceschia
Un’immagine della basilica e dell’area interessata dal progetto
Un’immagine della basilica e dell’area interessata dal progetto

Là, dove nel 181 a.C. i triumviri romani fondarono una città all’incrocio fra il cardo e il decumano, decisi a difendere i confini orientali minacciati dai Carni e dagli Istri, l’onda lunga della green economy proietta l’ombra di migliaia di pannelli fotovoltaici pronti a chinare le loro teste lucide 5 metri al di sopra del suolo per catturare i raggi del sole e trasformarli in energia.

Aquileia, patrimonio dell’umanità dal 1998, custode di quello che è destinato a essere il più importante parco archeologico dell’Europa centrale, urla compatta la sua indignazione e attende dal Consiglio dei ministri il pronunciamento sul primo di una serie di progetti che minano in profondità la sua missione: custodire e consegnare alle future generazioni un tesoro di inestimabile valore.

Il viaggio del @messaggeroveneto nei paesi non poteva che fare tappa nella città dei patriarchi, terra che al valore culturale e archeologico somma una vocazione agricola piegata dalla congiuntura del settore e quindi incline a cedere alle avances delle multinazionali dell’energia e ad affittare o vendere terreni destinati ad archiviare, forse per sempre, la loro originaria vocazione.

Alcuni lettori presenti all’incontro. Foto Bonaventura
Alcuni lettori presenti all’incontro. Foto Bonaventura

A fare luce sull’iter del progetto per un parco fotovoltaico da 210 mila metri quadrati a ridosso della buffer zone e su quello di altri quattro progetti simili in fieri è il sindaco Emanuele Zorino che ne parla in una giornata piena di sole davanti a un caffè al bar AdHoras e a uno spuntino alla locanda Aquila Nera.

«Prima del 2022 – le sue parole – per creare un impianto industriale, perché è di questo che parliamo, esistevano procedure rigide che implicavano una serie di passaggi nei consigli comunali, in quanto il Comune, di concerto con la Regione e con la Soprintendenza, aveva la possibilità di decidere». Poi è intervenuta la direttiva europea per la riduzione dei gas serra entro il 2030 che, tradotta in norma nazionale, ha snellito le procedure. È in virtù di queste norme che le holding dell’energia hanno accelerato sull’installazione di impianti per le energie rinnovabili nel nome della transizione energetica, anche laddove questo comporti la sovrapposizione a colture agricole di pregio, a vigneti, frutteti o, peggio, ai resti di un passato millenario.

NELLA SERIE VIAGGIO NEI PAESI

«È quasi impossibile opporsi a questi percorsi: comanda il business – l’affondo di Zorino –, solo grazie alla grande mobilitazione che ha coinvolto oltre al Comune la Fondazione Aquileia, la Soprintendenza e il Ministero della Cultura siamo riusciti almeno temporaneamente, in attesa del pronunciamento della presidenza del Consiglio dei ministri a bloccare questa progettualità. Ma ascoltando le parole della presidente Giorgia Meloni, le prese di posizione dei ministri Luca Ciriani e Alessandro Giuli e l’invito di quest’ultimo a non essere dogmatici nei confronti della transizione energetica, devo dire che mi sento sollevato. È fondamentale continuare a parlare di questo tema, mantenendo la collaborazione fra Enti: sono convinto che non solo la battaglia di Aquileia andrà a buon fine, ma sarà un esempio anche per gli altri comuni che vivono una situazione simile» ha concluso Zorino, parte attiva di un gruppo che conta più di 400 sindaci, impegnati in una mobilitazione di carattere nazionale.

Un percorso condiviso dall’assessore comunale alle Politiche sociali e Sicurezza Thomas Civita che conta sul percorso di salvaguardia della “core zone”, (l’area archeologica) disposta su 38 ettari, dalla buffer zone (area cuscinetto) che ne ha 245 e sul percorso per estendere quest’ultima a 391 ettari.

Su queste basi si staglia il futuro di Aquileia. «Un grandissimo futuro – la chiosa del presidente della Fondazione Roberto Corciulo –. Il solco è già stato tracciato, attraverso gli investimenti che la Fondazione ha avviato grazie all’intervento della Regione, primo investitore, e gli esiti saranno evidenti nei prossimi anni; parliamo di 40 milioni di euro dal 2008 ad oggi per dare luce a un gioiello che non è solo patrimonio dei friulani, ma di tutti. E noi abbiamo assunto l’impegno nei confronti dell’umanità di mantenerlo e salvaguardarlo. Progetti industriali di questo tipo fanno male perché sono uno sfregio a quanto stiamo facendo. Il rischio concreto – segnala Corciulo – è che l’Unesco ci accusi di aver abdicato al nostro compito di preservare e tramandare alle future generazioni questo patrimonio. Se ciò accadesse – la conclusione –, avremmo fallito tutti».

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