Zucchero: "Vi presento la mia canzone con Bono sul Bataclan"

MILANO. «Le date del tour al momento presentano solo tappe internazionali, fatte salve le dieci serate all’Arena di Verona, dal 16 al 28 settembre, per cui vi invito intanto lí», svela Zucchero, in sala stampa a Palazzo Clerici, Milano dove ha invitato alcuni giornalisti per raccontarsi.
«Ma bisognerà affrettarsi - aggiunge Riccardo Vitanza, patron dell’agenzia di comunicazione Parole & Dintorni, organizzatore dell’evento di presentazione - perché ci sono già 70 mila biglietti ceduti in prevendita».
Mostra grande disponibilità ed attenzione alla stampa nazionale riunita per l’ascolto in anteprima del nuovissimo album “Black Cat”, in distribuzione da oggi su cd fisico, vinile e download digitale. Un album che contiene tredici brani, «ma ne avrei avuti pronti quaranta – confessa Adelmo Fornaciari – anche se poi ne ho affidati solo ventuno alla lavorazione di tre produttori, sette a testa. Ognuno di loro ha quel gusto e quel suono che cercavo».
Zucchero si riferisce a tre grandi nomi del panorama internazionale: T Bone Burnett (Elvis Costello, Elton John, Tony Bennett e altri), Brendan O’Brien (Bruce Springsteen, Pearl Jam, Bob Dylan e altri) e Don Was (The Rolling Stones, Iggy Pop, Bob Dylan ecc.), produttori esecutivi del disco, realizzato in America.Tredici brani scritti quasi essenzialmente da Zucchero e con l’eccezionalità del testo di “Streets of surrender” - che vede anche un featuring di Mark Knopfler alla chitarra - adattata in inglese da Bono.
«Ero andato a un concerto degli U2 a Torino e avevo un appuntamento con Bono nel pomeriggio. Lui mi fa: “Senti Zu... mi piacerebbe che tu salissi sul palco con noi, nell’ultima canzone». Io la conoscevo, ma non sapevo né gli accordi né le parole. Lui ha insistito... è cosí, anzichè godermi il concerto, ho dovuto rimanere due ore in camerino a studiarmi il pezzo. Ma l’ho fatto volentieri, è logico».
Poi Bono si è offerto di restituire il favore: «Dopo siamo andati a cena e io avevo con me un provino di un brano nuovo, cantato da me in un inglese maccheronico. Gli ho chiesto se voleva fare lui il testo. Poi sono partito per Los Angeles, loro hanno continuato il tour e per un paio di mesi non è successo nulla.
Nel frattempo io, che ormai pensavo che se ne fosse dimenticato, ho fatto un testo in italiano che è diventato “Ci si arrende”». Ma con Zucchero spesso i miracoli succedono.
«In realtà piú che un miracolo è successa una tragedia: Bono era a Parigi nel momento degli attentati dell’Isis e il loro concerto era stato annullato per motivi di sicurezza. Cosí ha avuto del tempo libero e, ispirato proprio dai fatti del Bataclan, mi ha scritto “Streets of surrender (S.O.S.)”, che per me non è stata facile da cantare, perché le parole era tante. Lui mi ha aiutato dicendomi: «Canta le strofe senza pensare, come farebbe Zucchero».
Anticipato dai primi singoli radiofonici “Partigiano Reggiano” (in Italia) e “Voci” (all’estero), “Black Cat” esce su etichetta Universal Music, il cui presidente - Alessandro Massara - dice convinto: «Per me è Zucchero il vero produttore dei suoi dischi: lui è un grandissimo musicista e professionista, agli altri collaboratori chiede solo piccoli suggerimenti e minimi cambiamenti. Il disco che ha realizzato è una vera opera d’arte».
Ma perché “Black Cat”? «Mi piaceva il suono della parola, che contiene black - e questo disco è il piú nero che ho fatto - e cat, animale libero, anarchico, selvatico, che va a gatte e che si fa molto i fatti suoi... insomma un po’ come me. All’estero, tra l’altro, il gatto nero porta fortuna e molti musicisti hanno nel taschino il black cat bone: un talismano portafortuna, un po’ come la zampa di coniglio da noi».
Considerato tra i piú grandi artisti internazionali, Zucchero è stato il primo a essersi esibito al Cremlino dopo la caduta del muro di Berlino e l’unico italiano sul palco di Woodstock.
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