Vittorio Veneto, il fronte decisivo per le sorti della Grande Guerra

Gli storici d’Oltralpe privilegiano il ruolo degli inglesi e dei francesi. Le ammissioni dei vertici austriaci

Gianfranco Ellero

A Caporetto la vittoria fu di Otto von Below, ma chi vinse a Vittorio Veneto?

Badoglio sostengono alcuni, altri Caviglia. Un paio di storici d’Oltralpe affermano che decisivi furono gli inglesi e i francesi. Diaz si sarebbe limitato a scrivere, o soltanto a firmare, il celebre bollettino numero 1268!

Strano destino quello della battaglia di Vittorio Veneto: Diaz si espresse a caldo in termini trionfalistici e poi i giudizi oscillarono fra l’esaltazione nazionalista, la supervalutazione fascista, la sottovalutazione straniera e la detrazione di alcuni storici nostrani.

Nella versione nazionalista la vittoria di Vittorio Veneto fu il risultato di una geniale manovra strategica che si risolse per l’Austria in una Caporetto a rovescio.

Il fascismo la definì decisiva per l’esito dell’intera guerra. Prezzolini e Montanelli scrissero di una vittoria contro un nemico inesistente.

Chi vide giusto?

Un dato certo è che per cinque giorni, a partire dal 24 ottobre (anniversario di Caporetto), ci fu vera battaglia, con attacchi e contrattacchi sul Grappa e sistematica distruzione dei ponti faticosamente gettati sul Piave: più di trentaseimila furono i morti e i feriti italiani e quasi altrettanti gli austro-ungarici.

Il primo faticoso successo in pianura fu ottenuto verso il mezzogiorno del 27 alle Grave di Papadopoli, dove reparti inglesi e italiani riuscirono a metter piede sulla riva sinistra, e poi dovettero lottare strenuamente per rendere stabile e produttiva la testa di ponte.

Il giorno 29 il generale Boroevic comunicò al suo governo che la situazione stava diventando insostenibile, anche perché le seconde e le terze linee, affamate e politicamente disorientate, davano segni di ribellione e ammutinamento.

L’Imperatore autorizzò allora le trattative di armistizio, che si conclusero il 3 novembre.

I tempi della battaglia furono due, caratterizzati da una durissima lotta nei primi cinque giorni, e dalla ritirata di un esercito in sfacelo negli ultimi cinque.

Nel secondo tempo mancò in effetti il nemico, come sostennero Prezzolini e Montanelli, non prima.

Possiamo concludere, con giudizio equo e fondato, affermando che a Vittorio Veneto l’Italia vinse la sua guerra contro l’Austria, non una battaglia.

Non possiamo infatti dimenticare che l’Italia, con le sue ostinate “spallate” sull’Isonzo nell’arco di due anni e mezzo (tra il 1915 e il 1917), aveva contribuito in maniera preponderante all’indebolimento dell’Impero in senso militare, economico e politico.

In una guerra di logoramento vince chi dura un giorno di più, e a Vittorio Veneto l’Italia raccolse senza ombra di dubbio il frutto del seminato.

Non stupisce la sottovalutazione di alcuni storici oltralpini, che considerarono secondario il fronte italo-austriaco rispetto al fronte franco-tedesco.

Essi attribuirono un ruolo decisivo sul Piave alle divisioni inglesi e francesi, e non diedero il giusto peso alla successione degli avvenimenti.

Se la data del 4 novembre avesse segnato la fine delle ostilità tra la Francia e la Germania, l’armistizio dell’11 novembre tra Austria e Italia sarebbe stata una conseguenza inevitabile.

Ma accadde esattamente il contrario, e la circostanza non sfuggì a Erich Ludendorff, il capo di stato maggiore di Paul von Hindenburg: a suo giudizio il crollo dell’Austria per mano dell’Italia costrinse la Germania all’umiliante armistizio di Compiègne.

È ben vero che nell’autunno del 1918 era ormai chiaro che gli imperi centrali non avrebbero più potuto vincere la guerra (lo sapeva anche Ludendorff, che segretamente informò il Kaiser verso la fine di settembre), ma è altrettanto vero che l’Italia a Vittorio Veneto accelerò la conclusione del conflitto.

Volendo creare un parallelo, possiamo fondatamente affermare che la vittoria tedesca a Caporetto, come ha autorevolmente dimostrato Antonino Laudani (nella sua pubblicazione “La Bassa”, Latisana, del 2018), fu propiziata da gravi errori militari italiani, mentre la vittoria di Vittorio Veneto fu alla fine facilitata dall’irreversibile crisi politica dell’Impero asburgico. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto