Teresa Mattei, la partigiana madre dell’articolo 3

UDINE. Ci sono donne che non dovrebbero mai essere dimenticate. Una è Teresa Mattei, di cui il 5 marzo, alle 18, si presenta a Udine la biografia, La Costituente: storia di Teresa Mattei (Altreconomia), nella sala Corgnali della Biblioteca civica Joppi, su iniziativa dell'Associazione Toscani del Friuli-Venezia Giulia. L'incontro, presente l’autrice, Patrizia Pacini, s’inserisce nel programma di Calendidonna per le celebrazioni che la città dedica all'Otto Marzo.
Fu proprio Teresa Mattei, scomparsa il 12 marzo 2013 a 92 anni, a scegliere la mimosa come fiore simbolo della festa della donna: lo fece perché era un fiore povero, che non costava nulla, e lei l'aveva raccolto per strada. Ma non è per questo che bisogna ricordare Teresa, alias la partigiana garibaldina Chicchi, espulsa ragazzina da tutte le scuole del Regno perché antifascista (contestò l'insegnante che parlava di razza!), poi espulsa dal Pci nel 1955 perché si dichiarò contro l'Urss di Stalin. La Mattei va ricordata perché, in tempi di furori giovanilistici della politica italiana, lei fu una giovanissima leader che seppe dare grandi contenuti al suo impegno: unica 25enne a scrivere la Costituzione Italiana, incise nelle scelte dell'Assemblea Costituente pretendendo, fra l'altro, che nell'articolo 3 si sottolineasse l'impegno della nascente Repubblica a rimuovere gli ostacoli che impediscono l'uguaglianza dei cittadini. Ognuno di noi può giudicare se questo sia stato applicato o no, ma almeno sta scritto nero su bianco. Patrizia Pacini ne offre un ritratto non solo pubblico, ma anche personale, come racconterà a Udine: «Era una donna straordinaria, infaticabile nel diffondere i valori della libertà, promuovere l'emancipazione della donna e difendere i diritti dei minori. Creò la Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione, produsse film interamente realizzati dai più piccoli e con suo figlio Rocco Muzio diede vita a Radio Bambina. Ai giovani diceva: “Dovete essere migliori di noi: voi siete il futuro”. Faceva politica del basso, girava le scuole, i paesi, ha dedicato tutta la sua vita a questo, fino agli ultimi giorni. L'ho conosciuta a Pisa, scoprendo che nessuno le aveva mai dedicato un libro. Certo, aveva un carattere spigoloso, segnato anche da una vita privata dolorosa: il suicidio della figlia, la morte improvvisa nel dopoguerra del marito amatissimo e suo compagno di lotta partigiana, Bruno Sanguinetti, che era di origine triestina. E sono sicura che sarebbe felice che io ne parlassi a Udine, perché amava molto ricordarlo».
Alessandra Beltrame
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