“Sitges festival” e Feff sotto lo stesso schermo

Quest’anno la rassegna di Tarantino, Gilliam, Dante e Romero sarà con cinque titoli anche a Udine

UDINE. Cos’hanno in comune Quentin Tarantino, Terry Gilliam, Alex de la Iglesia, Joe Dante, George A. Romero, John Landis e David Cronenberg?

Di sicuro, essere stati ospiti del Sitges, il più importante Festival del cinema fantastico del mondo.

E proprio al Sitges è dedicata la sezione speciale Sitges Reloaded, che oltre a rappresentare il primo approccio del Feff ai prodotti europei di genere, è il primo tentativo di mettere direttamente a confronto, sul campo, le industrie cinematografiche dell’estremo Oriente e dell’Occidente.

Cinque i titoli che verranno presentati a Udine:

Alleluia di Fabrice Du Welz (Belgio/Francia), The Duke of Burgundy di Peter Strickland (Regno Unito), The Tribe di Myroslav Slaboshpytskiy (Ucraina), Magical Girl di Carlos Vermut (Spagna) e Hyena di Gerard Johnson (Regno Unito).

Un pokerissimo per suggellare la vicinanza tra Sitges e Feff, una vicinanza che si è progressivamente approfondita nel circuito festivaliero internazionale e che si nutre di affinità: lo stesso modo di osservare il cinema, senza regole predefinite, senza pregiudizi, garantendo uguale rispetto al cinema di puro intrattenimento e al cinema che ribolle di creatività anarchica, alle mega produzioni e ai titoli low budget.

L’entusiamo con cui il direttore Angel Sala (uno dei più noti critici spagnoli) e il vicedirettore Mike Hostench hanno accettato la proposta del Feff: un’ulteriore testimonianza della reputazione conquistata dal Festival di Udine.

Sitges – Festival Internacional de Cinema Fantastic de Catalunya, nato nel 1967, si svolge in ottobre e ha sede, appunto, a Sitges, una località marittima a 40 chilometri da Barcellona.

«Oltre al tributo al Festival del fantastico di Sitges – aggiunge il coordinatore del Far East Film, Thomas Bertacche – quest’anno approfondiremo anche le relazioni con altri grandi eventi internazionali. Per esempio, rafforzeremo i nostri legami con il Festival di Puchon in Corea del Sud e con il Festival di Singapore. Una vera e propria rete di connessioni, insomma, perché un Festival non può vivere di se stesso. Non può essere solo un posto per vedere film, non nel 2015».

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