Rampini: la sinistra per rilanciarsi deve prendere esempio da Trump

lignano. Non ha remore Federico Rampini a denunciare, senza mezzi termini con ragionamenti dati e fatti circostanziati, il fallimento della sinistra in Italia e in Europa, al rischio di passare lui, da sempre convinta, mente di sinistra, da trumpiano di ferro o folgorato sulla via del sovranismo. Ma non è così perchè la sua denuncia parte da lontano, quando primi anni ’70, giovane cronista dell’Unità, allora organo del Pci, si trovava a fronteggiare le accuse di “fascista” o “borghese” con cui i “compagni” di Lotta continua e delle varie formazioni della sinistra extra parlamentare, molti dei quali oggi soloni che continuano a pontificare dagli schermi tv o dalle pagine dei giornali, nelle assemblee studentesche o operaie bollavano tutti coloro che non appartenevano alle frange rivoluzionarie del movimento.

Un sassolino, questo essere etichettato “fascista”, che Rampini non ha esitato a togliersi in apertura del suo ultimo libro, “La notte della sinistra” (Mondadori) e del quale ha parlato ieri pomeriggio nell’incontro pubblico tenutosi a Lignano nell’ambito del Premio Hemingway, che al giornalista corrispondente dagli Usa del quotidiano La Repubblica, è andato come “Testimone del nostro tempo”. Un viaggio, quello del “nomade globale” Rampini, nella crisi profonda della sinistra, nella drammatica deriva di un’ideologia e prassi politica che avrebbero dovuto continuare a occuparsi di giustizia sociale, uguaglianza, lotta alla povertà e alle disuguaglianze e invece ha rincorso il liberismo sfrenato lasciando alla destra populista e sovranista la gestione delle paure, delle insicurezze, delle contraddizioni della classe operaia, dei ceti medi impoveriti, ma più semplicemente di quel popolo posto difronte a fenomeni destabilizzanti come l’immigrazione, la crisi economica e la globalizzazione.

Porta più volte l’esempio dell’America di Trump, che ha pescato voti e consensi soprattutto tra la classe operaia del midwest, mentre i democratici spopolano nella ricca California dell’hitech e della Silicon Valley.

Da dove ripartire, allora? Per Rampini, se la sinistra vorrà riappropriarsi del suo meritorio ruolo storico, dovrà smetterla di gridare al fascismo dietro l’angolo. E dovrà occuparsi non solo degli ultimi, i migranti, ma soprattutto dai penultimi delle periferie, abbandonate alla criminalità, dei poveri, impegnandosi nella lotta alle disuguaglianze sociali che ogni giorno aumentano il divario tra i pochi che hanno moltissimo, e i moltissimi che hanno poco o nulla. M.B.

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