Servillo celebra Modugno a Pordenone: «Ha anticipato il ruolo dei cantautori italiani»

Il cantante in scena con il saxofonista Javier Girotto. «È stato un mito fondante della mia formazione»

Elisa Russo

“Vecchio Frac – Omaggio a Domenico Modugno”, con l’inconfondibile voce di Peppe Servillo e il sax del fuoriclasse argentino Javier Girotto, arriva a Pordenone domenica alle 21 in Piazza XX Settembre, sul palco con l’Orchestra Naonis e la direzione musicale di Valter Sivilotti. In apertura, Maicol Gadda da Area Sanremo. Il concerto, promosso dall’Accademia Musicale Naonis insieme al Comune di Pordenone per la “Notte di San Lorenzo” sarà replicato anche il 23 agosto a Talmassons nel piazzale del Municipio - Serata di Gala; entrambi a ingresso libero.

«Negli anni ho avuto diverse volte la fortuna di partecipare a festival in Friuli – racconta Servillo, noto come frontman degli Avion Travel, vincitori di Sanremo nel 2000 –, sono venuto anche in teatro a recitare con mio fratello Toni, è una terra che conosco, dove trovo sempre un pubblico molto attento, competente, partecipe, abituato ad assistere a un repertorio importante. Sono contento di collaborare di nuovo con il maestro Sivilotti, che ha un grande gusto e sensibilità nel lavorare sugli arrangiamenti. E Girotto, che sarà al baritono e soprano, è da sempre il mio maestro».

Il concerto?

«Affronta Modugno che è un mito fondante della mia formazione e della mia piccolissima cultura musicale, come interprete, come cantante e in termini di gusto».

E infatti gli offre tributo dal 2005, almeno.

«Sì, l’ho riproposto in vari modi. In questa occasione con una grande orchestra e degli arrangiamenti molto rispettosi dell’originale».

Che cosa rende Modugno ancora oggi così attuale?

«Lo spessore poetico, la capacità di parlare universalmente a tutti a prescindere dalla latitudine e dall’età e il fatto che lui era contemporaneamente un artista di grande istinto ma anche di grande consapevolezza e intelligenza in termini di scelta, proposta, valore dei testi che molto spesso hanno scardinato luoghi comuni nella cultura popolare. E quindi ha anticipato il ruolo che è stato poi dei cantautori italiani, i quali gli devono tutti in qualche modo qualcosa».

In scaletta inserite “Cosa sono le nuvole”, con le parole di Pasolini?

«Sì, un testo ispirato a Shakespeare, che accompagna “Capriccio all’italiana”, un episodio diretto da Pasolini che riguarda la messa in scena di “Otello”, in forma di burattini, da Ninetto Davoli e Totò».

La chiave di rilettura dei brani è jazz?

«Sicuramente la presenza di Girotto pigia il tasto su questo aspetto, perché lui padroneggia il linguaggio dell’improvvisazione in maniera molto personale; ma arrangiamento, melodia e testi sono fedeli all’originale. Quando si ripropongono questi autori bisogna farlo da testimoni, portarli anche al pubblico di adesso senza mai banalizzarli».

In questi anni omaggia anche Dalla, Battisti, Carosone in maniera molto originale, mai semplici cover.

«Tanto più che in mezzo ci metto anche pezzi miei, come sto facendo ora con gli Avion Travel. Ma quando ripropongo questi autori lo faccio perché mi hanno formato e hanno la capacità di parlare ancora oggi al pubblico. Bisogna affrontare il rischio della comparazione, altrimenti li chiuderemmo in una scatola».

Che differenza c’è tra cantare brani propri e di altri?

«Quando canto il mio repertorio sento un pudore più forte, anche in termini negativi. Interpretare gli altri mi libera da certe responsabilità e mi fa azzardare di più».

E tra musica e teatro?

«La musica è una gioia anche quando è triste perché è sempre estroversione, manifestazione di sentimento. Il teatro ha delle complicazioni maggiori, è spesso riflessione sul sé, sull’interiorità».

Gli Avion Travel?

«Ho la fortuna di suonare ancora con i miei compagni di scuola con i quali ho fondato il gruppo. Con gli Avion Travel mi sento parte di un mondo che è cominciato negli anni ’70, che ha conosciuto la nascita del jazz in Italia e che ha portato negli anni ’80 e ’90 certe ribalte di cui sappiamo, sia quelle più ufficiali che quelle più alternative e meno omologate». 

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