Quadri parlanti, guide e un tavolo tattile: così Villa Manin diventa multimediale

Ha approfittato della pandemia, Villa Manin di Passariano, non solo per dare corso a importanti interventi di restauro e conservazione, ma per organizzare, complice una tecnologia che fino a qualche anno fa era impensabile, una piattaforma storico divulgativa attraverso la quale raccontare di sé: nuovi strumenti per far conoscere ai visitatori la storia della dimora icona del Friuli Venezia Giulia «e che diventerà sempre più il baricentro delle molteplici identità culturali che animano la nostra regione», come ha evidenziato l’assessora regionale alla cultura Tiziana Gibelli, intervenendo da remoto alla presentazione delle novità.
Un nuovo patrimonio permanente che è stato inaugurato ieri mattina, anche se gli spazi museali sono nuovamente chiusi, «per testimoniare che l’attività non si è mai fermata – così ha dichiarato Anna Del Bianco, direttrice dell’Erpac (Ente regionale patrimonio culturale) – e per essere pronti quando tutto riaprirà, mettendo immediatamente a disposizione la narrazione della storia della villa, delle suggestioni del suo passato e della sua evoluzione negli anni».
E così, ecco che nella sala delle Carrozze, i visitatori saranno accolti dai “quadri parlanti” di personaggi la cui storia si è intrecciata con quella della villa. Una scenografia virtuale, realizzata da 4Dodo, che, come una macchina del tempo, porta alla scoperta dell’antica dimora e grazie alla quale sulle tele prendono vita – sono stati applicati il movimento, l’espressività facciale e piccoli gesti del corpo – il doge Lodovico Manin, piuttosto che il suo più illustre e ingombrante ospite, Napoleone Bonaparte, fino a Maria Amalia di Sassonia che sostò in villa nel 1738 e a Mariute, un’umile serva nata a fine Settecento in una delle esedre.
«Negli anni villa Manin ha visto privilegiata la sua funzione di spazio espositivo – così il direttore Guido Comis – ora abbiamo approfittato, anche consapevoli delle possibilità che offre oggi la tecnologia, di un momento contingente, ponendoci il problema di soddisfare le tante curiosità che la riguardano, per esempio capire come mai sia sorta un’architettura cosi fastosa in mezzo alla campagna».
Da qui il tavolo tattile digitale allestito nella sala della Stufa, scrigno di informazioni: l’imponente architettura del complesso monumentale potrà essere visitata con il solo tocco delle dita e osservata da ogni lato come fosse un plastico e si potranno ripercorre le tappe della sua evoluzione architettonica, dalla metà del Seicento fino a quando assunse l’aspetto con cui la conosciamo ancora. Per rendere la visita alla villa interessante e godibile anche per il pubblico ipovedente o non vedente sono state inoltre predisposte le prime tappe di un’audioguida apposita, realizzata in collaborazione con il Rotary Club, con descrizioni puntuali e soste tattili.
Sempre ieri è stata presentata la mostra, ospitata nella sala esposizioni della barchessa di levante, “Il paesaggio dei magredi”, a cura di Daniele Fantin e Guido Comis, che attraverso cinquanta immagini catturate dall’occhio di fotografi friulani, consente di compiere un’escursione nella Pedemontana Pordenonese, una delle aree più ricche di biodiversità della regione.
Un percorso, quello inaugurato a villa Manin, che continuerà nel tempo. «Quest’anno – così ancora Comis – ricorre anche il bicentenario della morte di Napoleone: a settembre gli dedicheremo un omaggio con una mostra, ma prevediamo anche altri interventi per celebrare la ricorrenza».
Sul fronte dei grandi eventi espositivi a cui Villa Manin ci ha abituato negli anni Comis mantiene un atteggiamento prudente (e anche un po’ scaramantico, vista l’incertezza dei tempi) su temi o nomi, ma assicura che il “restyling” attuato per rendere più attraente la villa «non la sottrarrà alla sua funzione di spazio espositivo di livello internazionale».
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