«Pierluigi amico vero del festival l’inaugurazione sarà tutta per lui»

L’omaggio al poeta scomparso con la presentazione di “Un prato in pendio” Al Verdi il 19 ci saranno Alessandro Fo, Francesca Archibugi e Susanna Tamaro 

Gian Mario Villalta

La prima volta perché non si stava più nello spazio del pur prestigioso palazzo Montereale Mantica. La seconda per manifestare il diritto a un più democratico accesso alla nuova sede prescelta, il Teatro Comunale Giuseppe Verdi. La terza perché incappammo nel malaugurato show di uno scrittore che tentò di sputtanare istituzioni e personalità della politica mentre uno alla volta si toglieva i vestiti, mantenendo alla fine il decoro borghese di un banale slip nero. L’anno dopo perché, per evitare il ripetersi di momenti polemici, invitammo uno autore che risultò difficile nei concetti. L’anno scorso perché lo scrittore di fama internazionale sul palcoscenico non era stato abbastanza show man da intrattenere. L’inaugurazione di Pordenonelegge e la polemica sono fratelli siamesi. Per fortuna, da qualche anno, a parte qualche isolato fischio in piccionaia ai saluti iniziali, si tratta di sussurri, osservazioni pacate, consigli, non più degli enormi titoli che funestarono la nostra voglia di vivere il mattino dopo. Però, per quanto avvenuto in passato e per come da sempre l’abbiamo pensata, l’Inaugurazione resta sempre per noi un momento importantissimo della manifestazione.

Proprio perché è un momento speciale e qualcosa di speciale abbiamo sempre cercato di offrire, l’Inaugurazione 2018 (il 19 al Verdi) è dedicata a Pierluigi Cappello, che è stato una persona speciale e un poeta speciale, un amico di tutti noi e molto vicino a Pordenonelegge e ai suoi progetti fin dai primi anni. Alberto Garlini e Valentina Gasparet, così come il presidente della Fondazione Giovanni Pavan e il suo direttore Michela Zin, si sono subito uniti a me in questa decisione.

Nelle nostre intenzioni, attenti come siamo affinché questa occasione abbia il profumo di un evento, un buon aggancio è l’uscita a stampa del nuovo volume che raccoglie l’opera completa di Cappello, davvero completa, anche degli ultimi lacerti scritti a matita quando la malattia lo stava sconfiggendo. Un altro buon motivo che ha promosso questa ipotesi a realtà è questo: il libro è accompagnato da ampie introduzioni che approfondiscono le ragioni della sua poesia e aiutano a comprenderla meglio. Quando scrivo che le introduzioni alla poesia di Cappello “aiutano a comprenderla meglio”, so che ci sarà qualcuno che sorride: una delle caratteristiche dei suoi versi è proprio la comprensibilità. Intendo altro, però. Intendo dire che l’uscita di questo libro è anche - terzo motivo - un momento decisivo per dipanare, con l’aiuto degli interventi introduttivi, il groviglio che vede annodati i risultati poetici alle conseguenze del giovanile, terribile incidente. Si arrivò al punto che alcuni non trovarono inopportuno chiedergli pubblicamente se sarebbe diventato un poeta senza quella disgrazia. O si tratta di una fesseria, come se a Gigi Buffon chiedessero se sarebbe ugualmente diventato un grande portiere qualora fosse nato in Jamaica, oppure si tratta di una volgarità.

Pierluigi Cappello è diventato il poeta che conosciamo perché quello era il suo destino, tutto compreso, come per tutti, tenendo conto, a controprova, di tutte le persone nel mondo che pure sopportando disgrazie altrettanto gravi o peggiori non hanno scritto un verso. Ecco che cosa di vuole affermare una volta per tutte in un momento per noi così importante come l’Inaugurazione di pordenonelegge: Pierluigi Cappello è stato (è ancora, perché la sua poesia sta con noi) un poeta, lo dimostra la sua opera, e da quella dobbiamo forse, con un percorso inverso, comprendere meglio la sua vita, sentire e commuoverci di più, ma anche ragionare con lui sulle scelte poetiche compiute.

Il responsabile della prima introduzione a Un prato in pendio, l’opera poetica completa di Cappello, Alessandro Fo, sarà presente con chi scrive (autore della seconda introduzione) a illustrare l’opera. Purtroppo l’autore della terza introduzione, Eraldo Affinati, non può essere presente. Ci saranno invece Francesca Archibugi, che ha girato un bellissimo docu-film su Pierluigi nel 2013, Parole Povere, e Susanna Tamaro, che esce con un nuovo libro, a Cappello interamente dedicato, che si intitola Il tuo sguardo illumina il mondo. E poi con noi ci saranno in sala i moltissimi amici di Pierluigi. Non per la sua fama (non ha bisogno di noi) ma per la nostra memoria. —



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