Pasolini e Ragazzi di vita una storia di censure processi e ispirazione

De Laude al Nuovo per l’omaggio al poeta corsaro 
Udine 12 Marzo 2019 presentazione al teatro Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
Udine 12 Marzo 2019 presentazione al teatro Agenzia Petrussi foto Turco Massimo



Spetta al presidente del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Gianni Nistri e al direttore della prosa Giuseppe Bevilacqua aprire le porte del teatro cittadino a “I due Pasolini. Ragazzi di vita prima della censura” (Carocci editore) a firma di Silvia De Laude, in dialogo con il giornalista Paolo Medeossi. L’appuntamento culturale previsto da Casa Teatro era all’interno di un percorso complesso che ha visto, oltre alla presentazione del libro, la messa in scena di uno spettacolo teatrale, “Ragazzi di vita” , regia di Massimo Popolizio, con Lino Guanciale ieri e stasera sul palcoscenico del Nuovo e una mostra fotografica allestita negli spazi del teatro, “Il mondo che non c’è più” , in collaborazione con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, Cinemazero e il Teatro Nuovo.

«Il 13 aprile 1955, Pasolini invia a Livio Garzanti il dattiloscritto di “Ragazzi di vita” – ha spiegato l’autrice – credendo di aver chiuso i conti con quel romanzo che aveva tanto faticato a prendere forma. Non andò così. Garzanti chiede di tagliare e correggere altrimenti “non si fa” , le troppe violenze, le troppe situazioni spinte. Un vero ultimatum» . Pasolini scrisse a Vittorio Sereni di trovarsi tra le mani «bozze mezze morte, da correggere e da castrare». Il libro, viene raccontato durante l’incontro, «fu comunque ritenuto una pubblicazione oscena e Aldo Garzanti e Pasolini furono portati a processo» .«“Silvia De Laude ha in precedenza collaborato con Walter Siti – ha ricordato Medeossi – all’edizione delle opere complete di Pasolini per i “I Meridiani”» . «Una volta giunto a Roma l’ambizione di Pasolini diventò voracissima per non farsi sopraffare da una città anche violenta come Roma e diversissima dalla terra, il Friuli, che aveva abbandonato. A Roma fece gli incontri giusti, Malerba, Bassani, Penna, si appassionò al linguaggio romanesco, una lingua rubata, imparata dai fratelli Citti. Girava con un taccuino. E scriveva, anche dieci ore al giorno» . Il 4 luglio1956 i giudici assolsero con formula piena l’autore e l’editore, di “Ragazzi di vita”. –





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