Nella chiesa di Fielis la pala di san Rocco il guaritore dalla peste

Gilberto Ganzer
Il titolare della bella Chiesa di Fielis è proprio San Rocco e la stessa conserva una magnifica pala di Nicola Grassi a lui dedicata, ora restaurata e restituita alla piena godibilità. Il Santo che con Sebastiano era diffuso in moltissime confraternite, soprattutto dal XVI secocolo, assecondava un “sistema devozionale” rilanciato dalla Chiesa controriformata. San Sebastiano era il Santo salvato e guarito dalle frecce, diventando così protettore ed esorcizzatore del flagello; San Rocco era il Santo appestato cui sollecitare l’attesa guarigione; a loro in tutto il Friuli e nella Carnia erano dedicati numerosi sacelli, altari e santuari minori come quello di Cavazzo. Un fervore assecondato dalla precisa volontà di Stato, quando la Repubblica di Venezia decretò che a lui si doveva la liberazione dalla peste che aveva imperversato nel 1575/76.
Il giorno a lui dedicato venne dichiarato festivo e in quell’occasione lo stesso Doge, il Senato e il corpo diplomatico facevano visita alla Chiesa e alla splendida Scuola Grande di San Rocco. La pala di Fielis, commissionata dalla comunità a Nicola Grassi nel 1741, raffigura non solo il Santo titolare, ma assieme San Sebastiano, San Floriano e sullo sfondo il Santo di manzoniana memoria Carlo Borromeo che sopravvisse ad ogni contatto con la morte quando la peste colpì la sua città: Milano. Quale vita poteva apparire più cristiana e pastorale di quella terrena del Santo dall’infaticabile pietà che si posava sugli appestati? San Rocco è posto in posizione centrale e come segnalava il Lomazzo nel suo trattato: «... soleva vestirsi di umilissimi panni e co’ il cappello in capo, la taschetta al fianco e il bordone in spalla».
È interessante notare come anche una piccola comunità scegliesse per la propria chiesa l’arte di un pittore come Nicola Grassi già famoso nella capitale e che aveva lavorato anche per molti luoghi della Carnia. Nella capitale aveva operato per prestigiose committenze ed era apprezzato per la sua arte. Abitava a Santa Maria Formosa in Calle delle carrozze non dimenticando mai la sua origine come testimonierà con lo stesso testamento e i relativi cospicui lasciti. L’opera in oggetto già esposta nella prima grande mostra a lui dedicata nel 1961 e curata da Giuseppe Gallo evidenzia come il Grassi stia operando con una coerenza propria di una cultura formale ben posseduta che potrebbe apparire “cristallizzata” in moduli figurativi già utilizzati, ma i termini formali evidenziano soprattutto un esperito linguaggio sia figurativo che plastico pervenendo a risultati che tendono a farsi “tipici” come nella rarefazione degli sfondi.
Sono immagini serie e sincere nella loro sobrietà figurativa rispondenti alle esigenze della committenza. L’altare ligneo e il dipinto di Nicola Grassi sono stati restaurati dalla ditta Francesco Candoni di Cedarchis di Arta Terme. La pala è incorniciata da un magnifico altare marmoreo un tempo commissionato per la Chiesa di San Pietro di Zuglio e poi felicemente utilizzato per quella di Fielis. Un recupero tra matrice e filiale che soddisfa oggi anche le ragioni estetiche, nel filone di una tradizione secolare che si irradiò proprio dalla Chiesa Madre di San Pietro. Realtà così ricca anche nelle sue testimonianze documentarie che proprio lo studioso Giorgio Zoccoletto, purtroppo recentemente scomparso, stava indagando e che sempre ricorderemo per la sua generosa e infaticabile disponibilità. —
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