MARINA SALAMON

Fiducia e fede: parole d’ordine nella vita di Marina Salamon, capitano d’industria quando ancora non aveva trent’anni, grande comunicatrice, che sfida il futuro facendo nascere nuove aziende, generalmente di successo, sia che producano magliette sia che facciano ricerca o si occupino di digitale. «Qualche giorno fa – racconta al pubblico che affolla palazzo Mantica e cerca iniezioni di ottimismo attratto dal titolo del suo libro, “Dai vita ai tuoi sogni” – ho avuto una grande lezione di vita da due donne politiche africane. Dicono che gli europei, e gli italiani in particolare, sono ricchi da troppi secoli e hanno perso un pezzo di fiducia. Penso che valga soprattutto per i veneti e i friulani, che hanno preso “più sul serio” degli altri questa crisi. Sono scioccati e la loro paura del futuro ha riflessi negativi in ogni aspetto della loro vita. E invece bisogna osare davvero, credere di poter essere felici», sostiene, mentre ti guarda negli occhi e ti convinci che dev’essere proprio così se a 23 anni hai già fondato un'azienda di abbigliamento per bambini, a 33 rilevi da tuo padre la Doxa, e avanti di questo passo. E magari hai anche quattro figli, un affido e dunque devi avere un equilibrio da paura fra vita privata e carriera...e ti rimane anche tempo per il volontariato. E per la fede, appunto, che da alcuni anni sembra aver conquistato un ruolo più decisivo nella sua vita. «Se credi – confida al direttore del Gazzettino, Roberto Papetti che la sta intervistando –, ti fidi che tutto ciò che accade ha un senso». È entusiasta e lo dice, di un Papa che esorta a «buttare via la paura», invita i giovani a ribellarsi, a riprendere in mano il proprio futuro. Non perde la carica di positività nemmeno quando mette a confronto la sua esperienza di giovane imprenditrice («quando caricavo la R4 di stoffe, vendevo, mi pagavano e potevo ingrandire l’azienda») con i tempi bui dell’impresa italiana, di un Paese «dove c’è una spaccatura fra posti di lavoro reali e formazione». «Se cominciassi adesso, non so se ce la farei», ammette. Ma subito dopo, raccontando del progetto di una spaghetteria che la sera prima ha costruito con un amico dei figli, disoccupato, capisci che ci crede davvero quando dice che «lo spazio c’è». E avanti, sognando di avere, presto, «tanto tempo per leggere sotto una quercia». (c.s.)
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