Libri, riviste e articoli da inviato: nasce il Fondo Stanislao Nievo

Presentato alla Biblioteca nazionale di Roma l’archivio dello scrittore (pronipote di Nievo) legato al Friuli
Mariarosa Santiloni

Alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma è stato presentato il Fondo Stanislao Nievo, costituito dalla Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo e dalla famiglia e donato alla Biblioteca nel 2016, in occasione dell’entrata dello scrittore nel Museo della Letteratura italiana Spazi900, dedicato ai maggiori autori del secolo scorso, tra cui Elsa Morante, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini e i nostri Premi Nobel. All’evento ha assistito anche un ricco gruppo di studenti del Liceo Linguistico – Scientifico Innocenzo XII di Anzio.

Il Fondo Nievo – già in parte esposto in mostra, nel 2016 – riveste un particolare valore culturale e comprende il ricco archivio con gli appunti, i materiali di studio, le diverse stesure delle opere con correzioni autografe, a cui si aggiungono tutti i suoi libri nelle varie edizioni, comprese quelle degli importanti premi vinti e le traduzioni straniere.

Della raccolta fanno anche parte una cospicua scelta di immagini scattate in tutto il mondo dallo stesso Nievo, e oltre quattrocento quotidiani e riviste di settore con i suoi articoli anche da inviato speciale.

Pronipote del celebre Ippolito, Stanislao Nievo (nato nel 1928 e scomparso nel 2006, sepolto nella chiesa accanto all'antico maniero, a Colloredo di Monte Albano, luogo legatissimo al nome del famoso prozio) è stato scrittore, autore di saggi, poeta, giornalista, reporter di viaggio, fotografo, regista, sceneggiatore per la radio e la televisione, ecologista e grande viaggiatore.

Narratore fra i più rilevanti del ’900, la sua è stata una vita ricca di sfide e di passioni, vissuta appieno tra scrittura, viaggi, paesaggi incontaminati, e incontri straordinari dal Dalai Lama ai Pigmei, ai più grandi mammiferi, le balene nei vari oceani, ma anche i pinguini della Patagonia.

Grande amore per la natura – è uno dei fondatori del Wwwf Italia– e per l’amato Castello di Colloredo di Monte Albano.

Della scrittura diceva: «È dare un linguaggio proprio a tante impressioni, eventi, sensazioni, ed è stata la passione della mia esistenza». Ma per farlo ha dovuto vincere la sfida con il prozio Ippolito.

Il giornalismo – iniziato da studente universitario nel 1953, – i documentari e il cinema sono un lungo apprendistato che fa emergere la sua vera vocazione, la scrittura narrativa.

«Il luogo migliore per chi cerca uno spiraglio nascente nel cielo della letteratura, è domandare alla natura, a tutta la natura fino alle stelle, qualche spicciolo dei suoi infiniti misteri». Scrive ne Il mendicante di stelle.

Dalla scrittura di viaggio ai racconti e ai romanzi, tutto tende alla ricerca di «qualcosa di originario di cui nel mondo moderno si è smarrito il senso e quasi la nozione», e l’idea dell’attualità del mito, come linguaggio universale, pervade e alimenta l’intero percorso della sua opera. Idea condivisa da un piccolo gruppo di scrittori del suo tempo, tra cui si potrebbe citare Pasolini e Calvino.

E il mito innerva anche i primi romanzi, dall’esordio con Il prato in fondo al mare, Premio Campiello e Comisso 1975 – lungo racconto-ricerca sulla scomparsa misteriosa del prozio Ippolito dove fa capolino Ercole con le sue fatiche – al secondo romanzo, Aurora – nella cinquina dello Strega 1979 – in cui l’archetipo della Grande Madre è il filo conduttore, tema ripreso nel saggio, Mater Matuta, e ancora nel romanzo, del 1990, La Balena azzurra.

Fin dall’esordio, Stanislao Nievo inaugura un nuovo linguaggio narrativo dove ricerca scientifica e creatività si intrecciano in un mix avvincente che permette al lettore di entrare nel vivo della storia.

Altri romanzi – compreso il Premio Strega 1987, Le Isole del Paradiso – racconti, sillogi poetiche e saggi si susseguono negli anni della maturità fino all’ultima opera, Gli ultimi cavalieri dell’Apocalisse (2004), romanzo scritto con Enzo PennettaSegretario generale

Fondazione Nievo

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