Lella Costa racconta centodue donne straordinarie: «Non sempre ricordate come si dovrebbe»

Due date in regione dello spettacolo “Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione”: martedì 18 aprile al Verdi di Maniago e mercoledì 19 al Modena di Palmanova

Gian Paolo Polesini
Lella Costa, all'anagrafe Gabriella Costa: attrice, comica, cabarettista, drammaturga, scrittrice, umorista e doppiatrice
Lella Costa, all'anagrafe Gabriella Costa: attrice, comica, cabarettista, drammaturga, scrittrice, umorista e doppiatrice

UDINE. Centodue donne uniche. Da Saffo a Raffaella Carrà. Femmine straordinarie. «E non sempre ricordate come si dovrebbe», puntualizza Lella Costa, che da sola le racconta tutte sui palcoscenici italiani, a una a una fino a centodue. «Succede di aggiungerne qualcuna il pomeriggio della rappresentazione — spiega l’attrice — la sfida mia e della regista Serena Sinigaglia è stata, appunto, toccare quota cento dalla trentina di partenza del libro della Dandini “Il catalogo delle donne valorose”, al quale ci siamo ispirate».

Due date in regione dello spettacolo “Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione”: martedì 18, alle 20.45, al Verdi di Maniago e mercoledì 19, alle 20.45, al Modena di Palmanova. A cura del circuito Ert Fvg.

Un bel daffare, non c’è che dire, caricarsi sulle spalle signore e signorine di un certo peso specifico e presentarle in perfetto ordine.

«In effetti è una performance inusuale, persino un po’ folle, ma le ragazze se lo meritano, mi creda. E ciò che fa più dispiacere è averle dimenticate. La Storia, a volte, accantona certi fatti puntando su altri. Funziona così. Lei lo sa che il primo laureato in Italia è stata una donna nel Seicento?».

Ma va?

«Una veneziana: Lucrezia Corner che visse dal 1646 al 1684. E agli inizi del Settecento la cattedra di fisica sperimentale dell’ateneo di Bologna fu affidata alla dottoressa Laura Bassi, una delle prime donne al mondo a insegnare all’università. L’elenco è ricchissimo di talenti che hanno fatto del mondo un posto migliore. E io sono orgogliosa di affiancarle in scena».

Ha visto che anche la stilista Mary Quant ci ha lasciato? Era già del gruppo?

«Diciamo di sì. Quando parlo di Martha Graham dico: “quello che fatto la Graham per la danza, nel senso di innovazione, lo ha fatto la Quant per la moda”. La minigonna cambiò decisamente il modo di vestire».

Voi attori avete una memoria di granito, però stavolta non dev’essere una passeggiata di salute…

«Tutt’altro. Il pubblico beneficia di una scritta a Led, che io non la vedo, però. Quindi devo davvero affidarmi all’attenzione massima senza scordarmi di essere su un palco. La recitazione è fondamentale, altrimenti l’azione si ridurrebbe a snocciolare una lunga lista senza pathos».

Qualche anticipazione flash, Lella Costa?

«Darò voce a Mary Anderson che inventò il tergicristallo, a Lillian Gilbreth per la pattumiera a pedale, a Maria Telkes e a Eleanor Raymond per i pannelli solari e, ancora, a Maria Sklodowska (Marie Curie), Nobel per la fisica, e a Olympe De Gouges che scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, a Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica italiana e a Tina Modotti, la fotografa guerrigliera…».

Tante battaglie sono state utili alla causa, va detto. E la donna, oggi, ha raggiunto qualunque obiettivo: basti pensare alla Meloni e alla Schlein, per dirne due di fresca nomina o alla Fabiola Gianotti che guida dal 2016 il Cern di Ginevra.

«Sicuramente, nonostante certi sistemi radicati siano duri a morire. Risultati eccellenti, ma nella norma ancora fatichiamo a imporci, come se fossimo costrette a dimostrare sempre qualcosa in più per essere apprezzate. Mi auguro che il punto di vista femminile resti una costante di chi tiene il pugno il potere».

Il teatro: concorda nel definirlo uno dei pochi pensatoi dell’umanità?

«Oh certo, soprattutto in un epoca dove tutto è tecnologicamente riproducibile. Io e Serena (Sinigaglia, ndr) cerchiamo di governare il Carcano di Milano offrendo la miglior qualità possibile. Il minimo per ripagare la fiducia del pubblico».

Lei è in sella dal 1987!

«Anche prima, ma la data è corretta. Vengo da “Quelli di Grock” di Nichetti e dai Filodrammatici e avevo Ernesto Calindri come insegnante. Non sono mai riuscita a dare del tu al maestro».

Viene spesso in Friuli. Al Premio Nonino lei non manca mai!

«E come potrei! A proposito di donne straordinarie, ecco Giannola e Cristina e Antonella e Elisabetta. E poi il Friuli è la terra della riservatezza, della forza, della tenacia e della sobrietà. Ho detto tutto».

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