Le origini carniche di Gore Vidal, la penna più caustica della letteratura Usa
Le prime notizie della famiglia in Friuli risalgono al 1580. A Forni Avoltri i suoi antenati vendevano farmaci

Avevo sentito spesso delle voci, ipotetiche o asseverative, sulle origini carniche della famiglia di Gore Vidal (scomparso 10 anni fa), - «il più caustico enfant terrible delle lettere americane», come lo ha definito Fernanda Pivano; e che ora preferisce la recente definizione della stessa di «miglior autore americano vivente» - per cui, per verificare la fondatezza o meno di tale affermazione, ho iniziato a compiere delle ricerche, mettendomi in contatto epistolare, un po’ come il ‘postino/Troisi con Neruda, con lo scrittore.
La sua storia. «La mia stirpe dei Vidal (mai con la vocale alla fine del nome) per la prima volta compare a Feldkirch, Voralberg, Austria, circa nel 1300. Siamo stati farmacisti per molte generazioni e abbiamo costruito la Vidalhaus intorno al 1370, recentemente abbattuta. Per ragioni a me sconosciute, ci siamo spostati negli anni 1580/90 a Forni Avoltri, dove abbiamo continuato, presumibilmente, la tradizione familiare del commercio farmaceutico. Mio padre aveva avuto tra le mani, poi andato smarrito, un medaglione di vetro colorato, che era tramandato di generazione in generazione: raffigurava un farmacista barbuto dietro a un bancone, scolpito in basso ‘C.V. ,1589’.
Nel 1799, a causa di Bonaparte, un mio antenato arruolato in un reggimento svizzero combatteva per il re di Spagna proprio contro Napoleone, Eugen Fidel Vidal ritornò a Feldkirch, riscattò la Vidalhaus e si sposò con la figlia del Burgermeister Herzog. Il loro figlio Eugen (o, forse, Felix, non ho documenti al riguardo) sposò la figlia di Carolina de Traxler & Ludwig Hartmann, Emma (nata circa 1800) ed emigrò a Racine, Wisconsin. Carolina venne in America nel 1848 per stare con Emma. Sulla sua lapide si legge che nacque a Cartagena e suo padre (sappiamo) nacque a Valencia al tempo del reggimento della famiglia. Il loro figlio Felix si spostò nel S. Dakota, suo figlio Eugene (mio padre) a West Point. Un Traxler (suo nonno?) - erano, come ho detto, per un certo verso, soldati mercenari svizzeri - nacque a Napoli dove suo padre era Capitano delle Guardie Svizzere del re Borbone delle Due Sicilie. Non ho saputo niente della migrazione friulana o qualcosa del mio legame col Friuli fino al 1970, quando un giornalista cominciò a fare delle ricerche - a scuola c’era un Bergamini che mi disse essere un mio conterraneo.
Questo ricercatore, recatosi a Forni à Voltri, il paese nel Friuli dove abbiamo trascorso due secoli sotto il dominio veneziano, studiò i registri parrocchiali rimasti e conobbe un prete, che aveva anche lui interesse per la nostra famiglia: «Sei – disse il prete – , penso, di origine ebrea». Il mio ricercatore, un mite intellettuale italiano con una passione per i documenti antichi, voleva sapere come, dato che la famiglia era stata cattolica dal 1300, qualcuno potesse ricordare cos’erano stati prima? «Devi capire - rispose con un allegro sorriso - che nei paesi italiani alcune dicerie sono eterne». Dai registri parrocchiali di Forni e di Feldkirch ho ricavato i nostri matrimoni dal 1500 circa al 1800 circa. Le nascite e le morti sono sparite. Per due volte abbiamo sposato Romanins; poi una Maria della Valle e una Maria di Sopra, donne senza nomi di famiglia: Maria della valle, Maria di sopra. Abbiamo sposato dei Baldegg, degli Hartmann, degli Herzog… tutti nomi un po’ ambigui che gli ebrei convertiti potrebbero aver preso. Chiesi al mio agente veneziano a proposito dei Romanins. Li conosceva: «Vengono da Padova, sono una ricca famiglia ebrea, come i Rothschild». Alain Vidal-Nacquet, il nipote del filosofo francese, disse: «Certo che siamo ebrei». «Il ramo dei Nacquet?» «No, i Vidal».
Vidal è un nome comune in ogni paese latino, deriva da “vitalis”, il genitivo della parola “vita”. Un ebreo convertito prende un nome neutrale, comune piuttosto che uno che avrebbe potuto attirare l’attenzione.
Negli anni ’70 un vecchio studioso pubblicò a Feldkirch un opuscolo sulla Vidalhaus e la famiglia. Questo provocò solo più confusione. C’erano due famiglie Vidal. Entrambe erano estinte o andate via, una era ebrea e una romancia. Quale eravamo? Avevo sempre pensato d’essere romancio, una razza presente solo nelle Alpi, Comunque, avendo interesse per questo argomento, chiesi a mio padre Gene se sapesse qualcosa della nostra origine ebrea. Lui mi rispose che la domanda era molto divertente e che c’era una sola famiglia ebrea a Madison e che si era tutti molto gentili con la figlia, perché si sentiva fuori posto. Per quanto riguarda la nostra famiglia lui pensava che era impossibile. L’unico segreto oscuro che i Vidal sentirono l’obbligo di mantenere fu che erano cattolici di discendenza italiana, e tutti gli italiani erano guardati dall’alto in basso quando lui era giovane. A West Point, nell’annuario, Gene era conosciuto come «Tony, l’immigrato italiano», mentre Eisenhower era conosciuto come «Ike, l’ebreo svedese». Questi ragazzi a West Point avevano l’occhio acuto.
Tutto interessante; comunque, dopo 600 anni di Cattolicesimo Romano, dopo una sola generazione vissuta negli Stati Uniti, siamo diventati protestanti. Non ho nessuna notizia sul Friuli in generale, e di conseguenza di noi e della nostra famiglia, mi piacerebbe averne».
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