L’addio alla kosakenland e l’epopea di Krasnov nelle pagine di Magris

“Illazioni su una sciabola” ne ripercorre la presenza in Carnia Mito e realtà di una storia cresciuta tra Ovaro e Villa Santina
Di Paolo Patui

OVARO. La storiografia sulla presenza dei Cosacchi in Carnia è ricca e vasta, a volte di qualità a volte proprio no; ma questo minuscolo libro, questa serie di pagine così intense e nel contempo così in bilico tra mistero e verità storica, tra realtà e fantasia credo proprio appartenga alla categoria dei piccoli capolavori.

Non per nulla è opera di un autore capace come pochi di fondere eleganza e profondità e di dare a ciò che è accaduto in un lembo sperduto del mondo una dimensione universale.

“Illazioni su una sciabola” è uno scritto breve breve uscito dalla penna di Claudio Magris, che ripercorre a piccole tappe e a fugaci episodi non soltanto l’epopea della terra promessa, della kosakenland che i tedeschi avevano garantito a quel popolo di improbabili e avventurosi combattenti fuggiti dalla Russia leninista, ma soprattutto ricostruisce l’esistenza, le idee, le illusorie convinzioni di Petr Nicolaevic Krasnov, generale zarista, stravagante scrittore, ma soprattutto carismatico Atamano, che venne posto a capo di quella banda di guerrieri con famiglia.

E le ripercorre da un lato attraverso la finzione di una lunga lettera di memoria scritta da un vecchio sacerdote che fu lì, in Carnia, per mediare, valutare, stemperare il clima terribile di quei mesi di guerra, dall’altro attraverso un piccolo giallo, una sorta di enigmatica e misteriosa indagine poliziesca.

Un ufficiale cosacco venne ucciso in val di Gorto, in prossimità del rio San Michele, il 2 maggio del 1945. I cosacchi si stavano ritirando, si dirigevano verso la loro epica tragedia finale, ma qualcuno, presumibilmente un partigiano, sparò. E sparò a Krasnov secondo alcuni, che rimase lì sepolto fino alla pietosa riesumazione avvenuta nell’agosto del 1957.

Era davvero Krasnov? No, ci racconta la storiografa ufficiale, che lo dà per impiccato a Mosca, nel 1947, appeso a un gancio per il mento e infine cremato e gettato nella fossa comune del monastero di Donskoj.

Sì dicono altri, che lo immaginano sepolto, assieme alla sua sciabola, nel camposanto di Villa Santina.

Magris scava nel mistero, illude e disillude, risolve e dissolve e in questa memoria fiabesca in cui l’autore ci avvolge ci tufferemo, proprio in Val di Gorto, proprio accanto al rio San Michele e proprio in agosto, come avvenne all’epoca della riesumazione.

Irresistibile la proposta con cui mi ha pungolato Paolo Medeossi, ideatore di questa serie di incontri, “Libri nel bosco”, che animano l’incantevole location di Aplis, luogo magico che ospita un pezzo di Carnia così com’era prima delle sventure militari del secolo scorso.

Come dire di no a questo invito che mi rimette in gioco come lettore e commentatore in una estate in cui, abbandonata la meravigliosa esperienza delle Letture in corte udinesi, provo a spargere un po’ di quella magia letteraria che solo certi libri sanno produrre, in un luogo piccolo, lontano dai grandi incroci della cultura ufficiale e proprio per questo magico, seduttivo, meravigliosamente audace. A Aplis di Ovaro, presso l’antica segheria Veneziana, domani, alle 18. Ingresso Libero.

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