La svolta di Ilaria Tuti: un romanzo storico sulle portatrici carniche

Con le loro pesantissime gerle sulla schiena partivano dal fondovalle per salire in vetta, dove i soldati italiani combattevano lungo il fronte carnico. In marcia per ore e ore, affrontavano dislivelli fino a 1.200 metri per portare loro cibo, medicinali e munizioni. Gli occhi velati di paura, il fisico provato dalla fatica, a sostenere quelle donne straordinarie era la loro incredibile forza d’animo.
La storia delle portatrici carniche, durante la Grande guerra, è l’elemento centrale di Fiore di roccia (edito da Longanesi), l’ultimo romanzo firmato dalla gemonese Ilaria Tuti, autrice dei due bestseller “Fiori sopra l’inferno” e “Ninfa dormiente”.
La sua uscita è stata rimandata a causa dell’emergenza sanitaria in corso, che avrà un effetto devastante sull’editoria. Ne abbiamo parlato con la scrittrice, in un’intervista a 360 gradi.
L’Osservatorio dell’Associazione italiana editori ipotizza che nel 2020 quasi 40 milioni di libri non saranno stampati, decine di migliaia i volumi pubblicati in meno rispetto all’anno precedente e oltre 2 mila quelli che non saranno tradotti. Numeri sconcertanti...
«Sono stime impressionanti, che descrivono un settore in gravissima difficoltà. Gli effetti immediati li stanno pagando editori, tipografi, distributori e, soprattutto, librai. Questi ultimi svolgono un lavoro che è pura vocazione, in un Paese che legge pochissimo. Siamo il fanalino di coda dell’Europa, ma il Friuli Venezia Giulia è sul podio con le regioni più virtuose».
Quali saranno le prospettive e le ricadute nel settore per i prossimi mesi?
«Sicuramente i danni saranno ingenti, lo sono già. Resta da vedere se, passata l’emergenza, le persone recupereranno il tempo e i libri persi e accorreranno in massa ad acquistarli, leggerli, scambiarli, discuterne. Non sono solo le vendite a essersi fermate, ma tutto il sistema cultura che ruota attorno alla lettura: la formazione di un pensiero libero, informato, responsabile, solido, la condivisione delle idee e delle informazioni (che non può e non deve essere quella sommaria e superficiale dei social, spesso inquinati da notizie false e dannose), il confronto intellettuale, approfondito e rispettoso anche di punti di vista differenti. Tutto questo, in gran parte, avviene grazie alle librerie e alle biblioteche, che sono veri e propri territori di frontierae. Come ha scritto l’Aie nel Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2019, l’industria editoriale resta la prima industria culturale del nostro Paese: è quindi un baluardo che non deve cadere, se le attuali generazioni non vogliono rinunciare al sapere e a dare il proprio contributo alla formazione dell’humus culturale del Paese».
L’editoria online potrebbe essere una buona alternativa?
«L’e-commerce di libri è un canale che ha visto aumentare negli anni la propria importanza, passando dal 3% nel 2009 all’attuale 24%. Nello stesso periodo, le librerie fisiche sono scese dal 79% al 69%. In questi giorni le vendite on-line hanno registrato un ulteriore balzo, ma solo alla fine dell’emergenza vedremo se gli italiani torneranno alle precedenti abitudini di acquisto o se troveranno comunque più comode quelle nuove. Il cambiamento sarebbe epocale, perché rispecchierebbe, forse, una trasformazione più profonda: quella delle distanze mantenute, delle esperienze mediate, dei filtri applicati alla vita».
Parliamo di “Fiore di roccia”, il suo terzo lavoro...
«È un romanzo storico che desideravo scrivere da molto tempo. Si intitola Fiore di roccia e parla delle Portatrici carniche, le donne che durante la Prima guerra mondiale aiutarono i soldati italiani a sopravvivere sulle cime aguzze della Zona Carnia. Di più non posso ancora raccontare».
Un titolo emblematico...
«È una storia di coraggio, valore, sacrificio, ma anche d’amore per il genere umano».
Nei suoi romanzi non mancano mai i riferimenti a spicchi di Friuli e alle sue adorate montagne...
«Sì, la nostra terra ci mostra ancora i suoi tesori naturali e artistici. In questo romanzo le montagne saranno non solo lo sfondo delle vicende, ma una vera e propria sfida alla sopravvivenza».
Che cosa la lega a queste vicende? Cosa l’ha affascinata?
«Sentivo che questo romanzo era necessario: fuori dalla nostra regione pochissime persone conoscono la storia delle Portatrici. Nel mio piccolo, ho voluto fissare tra le pagine di un libro la loro impresa e riportare alla memoria i valori che le animavano, in modo che a queste donne sia riconosciuto il posto che meritano nel nostro cuore».
Leggeremo ancora dell’atipico commissario Teresa Battaglia?
«Sto lavorando al terzo volume della serie Battaglia e l’ambientazione questa volta “scenderà di quota”: non più vette e foreste, ma uno scenario storico-archeologico molto affascinante, di cui la nostra regione è ricca».
Un anticipo sulla trama?
«Nel primo romanzo, “Fiori sopra l’inferno”, avevamo un serial killer; in “Ninfa dormiente” un cold case affiorato dagli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale. Questa volta cambieremo ancora tipologia di indagine. Non posso dire molto di più, ma la storia antica della nostra terra sarà protagonista, assieme a ritrovamenti sconvolgenti, simboli pieni di mistero e tradizioni custodite come sacre».
Immaginiamo che, dietro a ogni stesura, ci sia un importante studio e approfondimento delle materie trattate. È così?
«Sì, mi piace molto studiare e indagare soprattutto le origini della nostra cultura. Trovo sempre particolari affascinanti da restituire al lettore. Anche parlare con la gente è fondamentale: le vicende personali sono preziose tanto quanto gli accadimenti della “storia ufficiale”, concorrono a formarla».
Come trascorre a casa le giornate in questo periodo difficile?
«Scrivo e leggo molto, più del solito, anche se all’inizio è stato difficile trovare la concentrazione. Per fortuna abito con la mia famiglia in una casa con giardino: la vicinanza con la natura e il prendermene cura mi hanno aiutato molto a distogliere l’attenzione dai pensieri negativi ricorrenti. Riscoprire la manualità è importante: dona pace alla mente».
Sta approfittando per mettere nero su bianco altri progetti?
«Sempre. La curiosità mi spinge a indagare nuovi temi, a documentarmi. Prendo appunti, riempio taccuini di annotazioni che prima o poi mi saranno utili per costruire nuove storie e intanto, così, mi diverto».
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