La Mirandolina interpretata da Sonia Bergamasco: «Una donna moderna»

L’attrice al Verdi di Pordenone, in novembre al Nuovo «Affronta con determinazione il suo cammino di crescita»

Gian Paolo Polesini

Fatalità ha stabilito che Sonia Bergamasco girasse un docufilm su Eleonora Duse, la divina, ben prima di accettare il ruolo di Mirandolina della “Locandiera” di Latella, stagione 2023-2024, che la stessa attrice pavese interpretò nel 1891.

«Un segno bellissimo», dice Sonia sorridendo al destino. «C’è di più al riguardo — prosegue la Bergamasco a proposito di coincidenze — ovvero una tre giorni della rappresentazione goldoniana a Bologna proprio al “Duse” che fu dedicato alla signora del teatro ancora in vita. Un’emozione».

Goldoni amatissimo. Gli Stabili sperano che qualcosa di suo sia messo in scena per accaparrarselo. D’altronde la modernità è fuori discussione.

Arrivi previsti sui palcoscenici regionali de “La locandiera”: da oggi, venerdì 27 al 29, al Verdi di Pordenone, il primo spettacolo di prosa del cartellone, e da martedì 28 novembre a giovedì 30 al Giovanni da Udine.

Con una compagnia di assoluto valore attoriale: oltre alla Bergamasco, saliranno in scena Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo e Valentino Villa.

Sonia, cos’è che attrae così tanto il pubblico del commediografo veneziano?

«Il linguaggio sicuramente e la capacità di parlare a noi contemporanei come se lui avesse, nel Settecento, sbirciato nel futuro. Io lo amo per averlo studiato all’inizio di carriera con Massimo Castri. E Antonio Latella, altro caso non caso, recitava al mio fianco. Allora inscenammo “La trilogia della villeggiatura” e m’innamorai di quel mondo, tant’è che quando Antonio mi chiamò per propormi di diventare Mirandolina, mi ritrovai a essere una donna felice. Mai avrei pensato di diventare lei in nessun domani possibile».

E quale fu la visione di Castri?

«La leggerezza di un meccanismo perfetto e l’analisi profonda di ogni personaggio, sempre al centro del progetto. E poi le varie sfumature dell’animo, le relazioni sociali e politiche: non dimentichiamoci che Goldoni criticò l’aristocrazia decadente del tempo osservando con attenzione i comportamenti della nuova borghesia nascente. Siamo trent’anni prima della Rivoluzione Francese».

Che Mirandolina è quella della Bergamasco?

«Al di là dei cliché, appena mi avvicinai a lei iniziai a tremare. Ruoli imponenti che ti mettono soggezione. C’è una complessità del racconto goldoniano assolutamente da rispettare. Però il commediografo, alla fine, lascia a ciascuno di noi la possibilità di raccogliere le risposte di questa storia divertente, seducente, politica, comportamentale, sociale. Se la guardiamo dal nostro osservatorio, la ragazza — che poi tanto ragazza non era: “ho qualche annetto”, dice in una battuta — è una manipolatrice e sa come muoversi in un luogo che conosce bene. Il padre è morto da sei mesi e la locanda è diventata un nuovo gioco da gestire con oculatezza e savoir-faire. Le capacità non le mancano. A un certo punto, però, lei chiede la sua libertà e la facoltà di non sposarsi».

Come una qualunque donna del terzo millennio.

«Proprio così. E Mirandolina saprà anche ritirarsi al momento giusto dopo essere stata trascinata dentro un vortice d’amore dal Cavaliere di Ripafratta, misogino e spregiudicato, persino violento. Eppure il personaggio inizialmente la attrae. Una situazione pericolosa e comune a tante di noi del nostro tempo».

Ci sono elementi sin troppo attuali per essere una commedia del 1753.

«Mirandolina affronta con determinazione il suo cammino di crescita fino a decidere cosa fare con la consapevolezza di una donna forte, quale è in realtà. Sa benissimo come affrontare il Conte e il Marchese, onorando infine il desiderio del padre».

Cosa mi dice della messinscena?

«Abbiamo rispettato il testo con assoluto riguardo, trasgredendo sui costumi: non sono quelli tradizionali settecenteschi, bensì vestiamo abiti odierni».

Torniamo alla Duse e al suo film: poche le testimonianze sulla Divina, o sbaglio?

«La si ricorda per la relazione con Gabriele D’Annunzio oltre che per essere stata un’attrice straordinaria, una delle più grandi. Il mio docu uscirà nel 2024. Ho appena girato a Chioggia, Asolo e Venezia. La Duse si affacciò anche al cinema, ma i registi del muto avevano molto potere e questo contrastava col carattere di Eleonora, pure un’autrice autoritaria che mal sopportava gli ordini degli uomini».

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